Il decalogo che, il comitato tecnico-scientifico voluto dal premier Giuseppe Conte ha approntato, prevede lo sport a porte chiuse per un mese.
Questo decreto vale per tutta l'Italia fino al 30 di marzo, vale anche per tutti gli sport, inclusi equitazione e ippica.
Non vieta dunque le manifestazioni, purché non ci sia assembramento di pubblico. E tanto meno vieta allenamenti e lezioni. Tutto ciò escluso nei comuni cluster, focolaio, dove invece è tutto sospeso fino a data decisa da autorità.
Per quanto riguarda ippica ed equitazione, nella criticità generale, rimane una magra consolazione: rispetto ad altri sport, ippica ed equitazione si svolgono in grandi luoghi all'aperto e con la presenza di poche persone, non si tratta perciò di sport a particolare rischio. Gli atleti equestri ed ippici non concorrono e non si allenano a stretto contatto gli uni con gli altri, il droplet (distanza di sicurezza tra persone, fissata ad almeno 1 metro) è la norma tra gli atleti e tra questi e gli allenatori o istruttori.
L’attività ordinaria (allenamenti e lezioni) nei circoli, nelle scuderie e negli ippodromi di conseguenza può proseguire senza pubblico, che comunque non c'era neppure prima per queste attività.
Mentre per gli eventi e le manifestazioni legate a gare o concorsi, dove invece il pubblico era parte integrante dell'organizzazione, occorrerà rinunciare al pubblico fino alla data stabilita dal governo, studiando eventuali modi di trasmettere le gare in streaming e affini.