Nel corso del 2022, Horse Angels aveva denunciato alla Procura della Repubblica di Brescia una donna perché aveva pubblicato il proprio video sui social mentre compiva atti sessuali con un cavallo.
L'esposto era stato depositato tramite il difensore di fiducia, l'Avv. Giuseppe Marino del Foro di Reggio Calabria.
La procura medesima ha archiviato, adducendo come motivazione che il maltrattamento esiste solo se si rilevano "lesioni, sevizie, comportamenti, fatiche o lavori insopportabili".
Nel caso in questione, l'atto sessuale risulterebbe non invasivo.
Valutiamo l'opposizione all'archiviazione perché i reati di zooerastia, benché ancora non abbiamo nel nostro ordinamento giuridico una norma che li vieti esplicitamente, includendo la commercializzazione dei video stessi, vanno perseguiti e riconosciuti come maltrattamento animale.
Praticare atti sessuali con animali è indice di malattia mentale e lo sfruttamento a fini pornografici degli animali richiederebbe una protezione anticipata da parte dell’ordinamento penale.
È necessario, quindi, dissuadere e scoraggiare – anche con la sanzione penale – la produzione di materiali che sono realizzati violando gli animali, analogamente a quanto previsto per la pedopornografia o, per restare nel mondo animale, a quanto previsto dall’art. 544 quinquies c.p. relativamente ai combattimenti tra animali (che punisce chiunque promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica), nonché prevedere delle aggravanti specifiche per lo sfruttamento sessuale.