Incolpato per il Masaf è la proprietaria del cavallo, non il cavaliere di SO che montava il cavallo in concorso.
La gara era una tappa del Circuito Classico Mipaaf Nord, Tappa di preparazione alla coppa del mondo di salto ostacoli, dove il cavallo è arrivato primo.
La sostanza incriminata rientra tra quelle proibite. Si tratta di un FANS che, quando prescritto per patologie veterinarie, dà sollievo al dolore, in particolare per il dolore muscolo-scheletrico e l'artrosi.
Ricordiamo però che ci sono almeno 2 sentenze di Cassazione sul punto, secondo le quali somministrare un antidolorifico a un cavallo con il malcelato fine di lenire il dolore... per consentire ad un cavallo afflitto da patologie muscolari di partecipare ad una gara, alla quale in presenza di dolore non avrebbe partecipato, integra l'ipotesi di maltrattamento, perché non garantisce il benessere dell'animale, ma anzi lo espone a situazioni di stress (comuni nelle competizioni sportive) e a rischi ulteriori che possono pregiudicarne in modo ancor più significativo lo stato psicofisico.
Ora, non è chiaro dal procedimento disciplinare del Ministero se il cavallo fosse afflitto da una patologia per la quale era stato diagnosticato di assumere questo farmaco, ma se anche fosse, si sarebbero dovuti attendere i tempi di sospensione prima di far partecipare il cavallo alla gara. Tempi di sospensione, di riposo e di completa guarigione.
L'incolpata è stata comunque punita dalla giustizia sportiva per il suo illecito, ma come sappiamo si tratta di sentenze molto blande che non scoraggiano sufficientemente queste pratiche di abuso di stupefacenti sui cavalli sportivi.
Tanto è che, il doping nell'ordinamento giuridico italiano intregra il reato di maltrattamento previsto al II comma dell'art. 544 ter, ed è un reato di pericolo che si configura nel momento in cui viene provato l'uso di "sostanze stupefacenti o vietate, ovvero si sottopongono i cavalli a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi", senza che ci sia nemmeno bisogno della prova del danno subito dall'animale.
- Per tutto ciò di cui sopra, ipotesi di maltrattamento e frode in competizione sportiva, Horse Angels ha deferito i fatti alla Procura della Repubblica di Ravenna.
- Per tutto ciò di cui sopra, Horse Angels ha deferito il cavaliere alla Procura Federale della FISE, atteso che, per la giustizia sportiva federale, in caso di doping, la responsabilità è del cavaliere, come da rinvenirsi nella disciplina di cui al Regolamento di Giustizia della F.I.S.E. e del Regolamento EAD- ECM, dedicato al doping equino. Desumendo che, l’avvio del procedimento di deferimento dovrebbe essere banalmente scontato attraverso la trasmissione delle sentenze Masaf di giustizia sportiva e, infine, condividendo che in diritto sportivo non possa esserci un termine perentorio, ma ordinativo, per espletare l'azione disciplinare.
Da aggiornarsi con gli esiti delle varie azioni.