Nicky Henderson, a cui è stato dato uno stop per tre mesi nel 2009 dopo che uno dei cavalli da lui allenato, di proprietà della Regina Elisabetta, è risultato positivo all'acido tranexamico, ha dichiarato in un'udienza presso il Royal College of Veterinary Surgeons che "molti addestratori" stavano usando l'agente di coagulazione del sangue all'epoca in cui fu incriminato.

Moonlit Path era il nome della cavalla, positiva dopo una corsa disputata ad Huntingdon, in cui era arrivata sesta su 11 partecipanti.

L'allenatore, Nicky Henderson, è stato incriminato dalla British Horseracing Authority (Bha). Si è difeso sostenendo che la sostanza rilevata era stata somministrata all'animale da un veterinario a scopo terapeutico, non per migliorare le prestazioni sportive. Non gli hanno creduto.

Il campione sotto accusa conteneva tracce di acido tranexamico, un farmaco usato sia sugli animali che sugli umani per prevenire o curare le emorragie.

La Bha lo ha interdetto alle corse per 3 mesi e multato per 40mila sterline. 

Ben diversa la situazione in Italia, dove solo nel 2021 tre cavalli sono risultati positivi all'acido tranexamico, con penalità sportiva di 2 mesi di stop all'allenatore e solo 500 euro di multa.

Ma quando si chiede al Masaf (prima Mipaaf) il perché delle "sanzioni all'acqua di rosa" in Italia, rispetto all'estero, viene solitamente risposto che le pene italiane sono congrue con il mondo delle corse del Bel Paese, dove si guadagna molto meno dall'essere ippici, rispetto ad altri paesi come la Gran Bretagna appunto.

L'acido tranexamico è finito in passato anche alla Corte di Cassazione italiana, Cass. pen. 38647/17. Il caso riguardava una competizione “sportiva” avente a protagonista il cavallo vincente che, sottoposto a controllo per il rilevamento della presenza di eventuali sostanze dopanti, risultava positivo. In particolare risultava essergli stato somministrato l'acido tranaxemico che, a prescindere dalla quantità, era vietato dal regolamento in essere, con decreto ministeriale n. 797 del 16 ottobre 2002.

Il proprietario del cavallo in concorso con l’allenatore e “guidatore” venivano condannati dai giudici di merito per reato di maltrattamento e per violazione della legge antidoping perché, al fine di alterare il corretto e leale svolgimento della competizione avevano somministrato al cavallo sostanze dopanti vietate e dannose per l’animale.

La Corte di cassazione osservava in particolare che lo scopo dell’individuazione delle sostanze proibite è quello di proteggere l’integrità e la salute del cavallo che possono essere compromesse dall’assunzione di tali sostanze al fine di aumentarne o diminuirne le prestazioni sportive.

In definitiva, la Corte affermava che «la somministrazione di sostanze vietate ai sensi dell’allegato 1 del Regolamento UNIRE approvato con D.M. n. 797 del 16/10/2002, integra il reato di cui all’art. 544 ter cod. pen.», ovvero il maltrattamento di animali.

L'acido tranexamico è protagonista ora di una nuova querelle giudiziaria per un doping del 2020 giunto a giudizio.

Era stato somministrato ad un cavallo castrone che ora avrebbe 13 anni e che in carriera ha corso 202 corse, totalizzando quasi 60mila euro di vincite e che ha corso la sua ultima corsa a reclamare nel luglio 2022. Altro dettaglio su cui c'è caduto l'occhio, su vetinfo risulterebbe ancora nell'ultimo ippodromo in cui ha corso, per quel meccanismo per cui molti cavalli da corsa, terminata la carriera, non sono più tracciabili.

A processo, se non scelgono una soluzione alternativa, ad esempio la messa alla prova, andranno 3 imputati: proprietario, allenatore e allevatore, per concorso di reato in doping e maltrattamento del cavallo.

Horse Angels riconosciuta in preliminare parte lesa, difesa dall'Avv. di fiducia Giuseppe Marino, del Foro di Reggio Calabria. 

Il processo è fissato per la primavera 2023 al Tribunale di Savona.