EXCURSUS
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato ormai il lontano 2010 come l'anno della "biodiversità".
Da quel momento si è avviato a livello internazionale ed europeo la revisione degli strumenti che consentiranno di arrestare la perdita di biodiversità e dei servizi eco-sistemici che da essa derivano nel decennio successivo.
Sempre nel 2010, in ottobre, si è tenuta a Nagoya, in Giappone, la decima Conferenza delle Parti della Convenzione per la Diversità Biologica nel corso della quale è stato adottato un Protocollo sull’Accesso alle Risorse Genetiche e la Giusta ed Equa Condivisione dei Benefici derivanti dal loro Utilizzo.
In tale contesto internazionale l’Italia si è dotata di uno strumento di fondamentale importanza per garantire una reale integrazione fra gli obiettivi di sviluppo del Paese e la tutela del suo inestimabile patrimonio di biodiversità.
Dal maggio 2011 la Commissione Europea ha lanciato la nuova Strategia per proteggere e migliorare lo stato della biodiversità in Europa nel prossimo decennio. La Strategia europea, con la visione per la biodiversità per il 2050 e l’obiettivo chiave per la cosiddetta Agenda 2030, prevedendo il raggiungimento di dodici obiettivi prioritari incentrati sui principali fattori responsabili della perdita di biodiversità in modo da ridurre la pressione che questi fattori esercitano sulla natura e sui servizi eco-sistemici nell’Unione Europea e a livello globale.
FOCUS
L’Italia è un Paese che, grazie alle sue caratteristiche fisiche, geografiche e storiche, presenta un elevato valore di Biodiversità, a tutti i livelli, da quello genetico a quello eco-sistemico e paesaggistico.
Diversi studi sulla flora, fauna e vegetazione presenti sul territorio nazionale sono stati compiuti dalle nostre Università ed Istituti di ricerca, raggiungendo nel corso degli anni livelli di eccellenza di valenza internazionale. Con questa consapevolezza, dalla fine degli anni ’90, la Direzione per la Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente ha intrapreso un percorso costante e lungimirante finalizzato alla sistematizzazione delle numerose fonti di dati che esistevano sul territorio. Obiettivo di questo percorso è stato quello di conoscere, documentare e tutelare, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, la biodiversità italiana. Sono stati sostenuti vari progetti e, laddove emergevano di volta in volta lacune tematiche o territoriali, sono stati promossi ulteriori studi. Certamente molto ancora resta da fare, tuttavia, il percorso intrapreso, ha permesso di giungere alla definizione di nuovi e calibrati obiettivi per il decennio 2020- 2030, attraverso l’attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità.
Una pietra miliare nella conoscenza delle specie animali, che vivono nel territorio e nei mari del nostro Paese, è il progetto «Checklist delle Specie della Fauna d’Italia», che enumera circa 56.000 specie.
L’Italia è stato il primo Paese europeo a dotarsi di un elenco completo delle specie faunistiche che vivono sul proprio territorio: la Checklist fornisce informazioni sulla loro distribuzione, sullo status di specie endemica e di specie minacciate, sulle specie ospiti per i parassiti e sulla nidificazione per gli uccelli. Per la sua utilità e per il suo pregio quest’opera è diventata, dopo qualche anno, il punto di partenza del più ampio progetto, tutt’ora in corso di realizzazione, della «Checklist della fauna europea » coordinato dal Comitato Scientifico della Fauna d’Italia.
In Italia esiste un elenco di razze denominata "ANAGRAFE NAZIONALE DELLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE AI SENSI DELLA LEGGE 1° DICEMBRE 2015, N. 194" consultabile al pdf a fondo pagina, proveniente dal Ministero dell'Agricoltura, oggi MASAF.
Partendo da questi elenchi, che prevedono oltre alle razze equine ed asinine anche molte altre specie di interesse zootecnico, sorgono spontanee alcune considerazioni.
Agricoltura, pesca, industria, urbanizzazione, commercio sono la causa a livello globale dei processi che erodono il patrimonio mondiale di biodiversità.
Questi processi agiscono direttamente sulle specie (uccisione a scopo alimentare o commerciale) o sugli habitat in cui esse vivono.
I fenomeni più preoccupanti includono la degradazione, frammentazione e distruzione specialmente di alcuni tipi di habitat.
Nonostante siano ben evidenti il loro rapido declino e la loro importanza nel fornire servizi essenziali per l’uomo, foreste e acque dolci sono tuttora rapidamente degradate e distrutte e, come già ricordato in precedenza, quasi tutte le praterie naturali esistenti sul pianeta sono ormai state convertite in aree agricole.
Alla diretta distruzione e conversione degli habitat si aggiungono l’effetto pervasivo dell’inquinamento e quello del cambiamento climatico. Quest’ultimo ha ricevuto in anni recenti grande attenzione da parte dei media, anche grazie all’assegnazione nel 2007 del premio Nobel per la pace al Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change) per la sua attività scientifica e di informazione sul tema.
L’ISPRA E LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ
Spunti utili e quanto mai attuali nella conferenza ISPRA per la conservazione della biodiversità, un tema attuale, spesso mal compreso e utilizzato con finalità non sempre adeguate.
Già nel Piano Strategico 2011-2020 si è parlato di una visione “di un mondo che vive in armonia con la natura”.
Negli obiettivi previsti entro il 2050 sarà essenziale valorizzare la biodiversità, conservarla, ripristinarla e usarla saggiamente.
Fondamentale la presenza delle razze equine autoctone, ambasciatrici delle diverse culture e simboli di una diversità genetica espressione delle aree marginali del nostro Bel Paese così incredibilmente eterogenee tra loro.
La biologia della conservazione è, a differenza di altre, una scienza con una precisa missione: ridurre (neutralizzare) gli effetti negativi delle azioni umane sull’ambiente.
La Convenzione sulla diversità biologica definisce le risorse genetiche come “materiale genetico con un valore reale o potenziale“.
La Convenzione sulla diversità biologica (CBD, dall’inglese Convention on Biological Diversity) è un trattato internazionale adottato nel 1992 al fine di tutelare la diversità biologica (o biodiversità), l’utilizzazione durevole dei suoi elementi e la ripartizione giusta dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche.
Avremmo modo nel corso del tempo di approfondire alcuni casi specifici riguardanti le nostre razze e cercare di capire nel dettaglio quali siano le azione che le istituzioni stanno intraprendendo in tal senso.
ANAGRAFE NAZIONALE DELLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE LEGGE 1° DICEMBRE 2015, N. 194 (pdf scaricabile)