Altrimenti detto, Un cavallo è più simile a una mucca o ad un cane?
Il contenuto esamina il ruolo del cavallo come animale che fa da ponte tra cultura urbana e rurale.
Informazioni di base: i cavalli nella società odierna godono di una posizione unica che fa da ponte tra la zootecnia, ovvero l'allevamento rurale di animali prede per l'essere umano, e gli animali da compagnia. Mentre molti cavalli sono ancora allevati per la carne in spazi ampi, soprattutto pascoli demaniali, altri sono tenuti esclusivamente come animali da ricreazione e compagnia per i loro proprietari.
E' più facile per la gente urbana avere contatti con i cavalli, che con i bovini, e questa familiarità, anche occasionale, può portare le persone a considerare il cavallo come se fosse un grande cane.
I cavalli hanno in effetti caratteristiche speciali che li hanno resi tra gli animali più amati al mondo, soprattutto per la loro flessibilità, che li rende versatili a sport, terapia, lavoro e anche compagnia.
Di fatto però sono più simili a bovini che a cani. In particolare hanno caratteristiche quali:
- l'istinto della mandria
- il desiderio di stare sempre con propri simili
- l'istinto alla fuga delle prede
- la predilizione per grandi spazi aperti
- la necessità di ampi spazi per potersi muovere
- l'impossibilità a salire su un mezzo di locomozione domestico ad uso umano (l'automobile)
- l'impossibilità a vivere in una casa umana, richiedendo stabulazione ad hoc (a differenza del cane, un cavallo non può vivere in appartamento e neppure nel piccolo giardinetto di casa)
- l'impossibilità a essere nutrito con gli avanzi della tavola domestica
- la necessità di competenze tecniche che richiedono diverso tempo per essere acquisite per una buona gestione
Tutte caratteristiche tipiche anche del bovino, ma non del cane domestico, che può preferire la compagnia del proprio proprietario a quella dei suoi simili, può dormire nel letto del suo proprietario, salire in macchina con lui, accontentarsi degli avanzi della tavola, e non richiedere particolare formazione tecnica per essere gestito.
Un cane è per tutti, un cavallo no.
Come la nostra società è diventata più meccanizzata, il numero di persone che hanno contatti diretti con i cavalli è assai diminuito. Per molte famiglie l'ultimo contatto con il cavallo, anche solo come mezzo di trasporto, risale a parecchie generazioni antecedenti. Ne consegue che la conoscenza diretta di come prendersi cura dei cavalli e delle loro caratteristiche uniche è oramai settoriale, e appartiene ai pochi che frequentano cavalli per lavoro o per sport.
Oggi le idee di molte persone sul comportamento dei cavalli sono modellate da film e pubblicità; dove l'immagine del cavallo è romanticizzata e quasi mai rappresenta la realtà.
Questo può illudere che prendersi un cavallo abbia le stesse specifiche del prendersi un cane, niente di meno vero.
A parità di disinformazione sui cavalli, chi ha dimestichezza con bovini riuscirà meglio a gestire un cavallo, rispetto a chi ha dimestichezza solo con i cani.
Checché la si pensi singolarmente, gli equini in Europa sono classificati esclusivamente come bestiame. Prova ne è, in Italia, che per portarsi a casa 1 equino, fosse anche un pony, è obbligatorio per legge aprire un codice di stalla come allevatore presso il servizio veterinario pubblico, che sottintende che l'equino sarà stabulato su terreno agricolo, essendoci il divieto di ospitare cavalli su terreni residenziali.
Non c'è invece alcun particolare requisito per portarsi a casa un cane, che può vivere in campagna come in città, in una villa come in un appartamento.
E ancora, non ci sono obblighi sanitari per il cane, ce ne sono parecchi per i cavalli. Mentre un cane può circolare liberamente, per un cavallo è prevista la tracciabilità (documento di trasporto) che da luglio 2019 in Italia è elettronica e serve a prevenire la diffusione di malattie endemiche nel bestiame, oltre che a tentare di prevenire la macellazione abusiva.
E ancora, mentre non ci sono contributi per allevare cani, ce ne sono per allevare i cavalli come specie zootecnica.
Ora, nulla vieta, anzi generalmente si incoraggia, il possesso del cavallo come animale da compagnia, particolarmente per chi ha scelto di registrare l'equino come non macellabile. Ma va compreso che questa è una responsabilità individuale che a nessun titolo, oggi come oggi, è sostenuta dalla comunità.
Ovvero, non esistono attualmente fondi pubblici per salvare dal macello i cavalli indesiderati. Non esistono equili di diritto per cavalli abbandonati, come esistono invece per i cani.
Da ciò ne discende una particolare conseguenza che non va sottovalutata: al fine di non incorrere in errori pregiudizievoli, sia per la propria e altrui incolumità, sia per evitare la tipologia di maltrattamento equino causata dall'ignoranza di gestione, sia per evitare il possesso incauto con tutte le conseguenze dannose che ne possono derivare, e in definitiva per la maggiore tutela di persone ed equini, il cavallo non va paragonato ad un carnivoro come il cane, ma ad un erbivoro da mandria come il bovino, senza che questo costituisca motivo per non garantirgli il giusto trattamento dignitoso, in benessere, con gli spazi adeguati e le competenze tecniche di gestione sviluppate, dall'inizio alla fine della sua vita.