L'immagine di Pitagora come iniziatore storico del vegetarianismo è legata ai versi delle Metamorfosi di Ovidio, che lo descrivono come il primo a scagliarsi contro l'abitudine di cibarsi di animali, da lui reputata un'inutile causa di stragi, dato che già la terra offre piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue.
Pitagora (575 a.C. – 490 a.C.), filosofo e matematico greco antico.
Nel De re publica Cicerone ha scritto: «Pitagora ed Empedocle avvertono che tutti gli esseri viventi hanno eguali diritti, e proclamano che pene inespiabili sovrastano a coloro che rechino offesa a un vivente». Da qui consegue il divieto di nutrirsi di carne. Un principio molto caro a Pitagora e ai Matematici, che facevano vita comune e potevano interloquire direttamente con il maestro .
Nelle Metamorfosi Ovidio ha affermato che il divieto di mangiare carne – per i pitagorici – è strettamente collegato alla dottrina della metempsicosi, secondo la quale gli animali non solo hanno un’anima, ma in loro possono essere presenti le anime degli uomini in cammino verso la purificazione. Del resto, se gli anima-li sono chiamati così è perché è in essi stata riconosciuta la presenza di un’anima.
Nelle Vite dei filosofi Diogene Laerzio ha raccontato che Pitagora mangiava pane e miele a colazione e durante il giorno si cibava di verdure crude: «Quanto a lui, alcuni sostengono che si contentasse di consumare solo un po’ di miele, o del favo, ovvero del pane, e che nel corso della giornata non toccasse vino; come companatico si cibava perlopiù di verdure cotte e crude e solo raramente di pesci».
A Pitagora sono attribuiti i seguenti aforismi:
“Coloro che uccidono gli animali e ne mangiano le carni saranno più inclini dei vegetariani a massacrare i propri simili"; e ancora: “Fintanto che l'uomo continuerà a distruggere senza sosta tutte le forme di vita che egli considera inferiori, non saprà mai cos'è la salute e non troverà mai la vera pace".