Per gli appassionati di cavalli, e collezionisti di attrezzature e finimenti per gli stessi, potrebbe sembrare una bella occupazione. Occorre però valutare la possibilità di riuscita economica.

Dal punto di vista occupazionale, uno studio congiunto della Confagricoltura Veneto e della CGIA di Mestre, presentato nel 2019 e condotto sulla base dei dati rilevati dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) e da INFOCAMERE, ha stimato la presenza nel territorio nazionale di circa 35.000 aziende agricole di allevamento di equidi, di un numero da 8.000 a 10.000 addetti all'allevamento, artieri e stallieri, di quasi 1.200 medici veterinari professionisti che si occupano di zootecnia e di cavalli da equitazione e di 480 tra guidatori di cavalli al trotto, al galoppo e fantini. 

Per valutare l'indotto economico diretto e indiretto generato dal comparto del cavallo, in termini di abbigliamento, accessori, mezzi di trasporto, professioni degli addetti ai cavalli, è fondamentale considerare i circa 125.000 proprietari di cavalli, i quasi 100.000 atleti tesserati con la Federazione italiana sport equestri (FISE), i 28.800 atleti tesserati con la Federazione italiana turismo equestre e trec (FITETREC – ANTE), più quelli degli altri EPS di cui non si conosce il numero.

In conclusione, si stima che gli operatori del mondo del cavallo, compreso tutto l'indotto, siano tra i 40.000 e i 50.000. Il numero dei cavalli, sul territorio nazionale, dovrebbero essere secondo le ultime stime, circa 376mila esemplari. Non sono cifre esorbitanti, considerata la popolazione italiana, soprattutto rispetto ad altre nazioni con lo stesso numero di abitanti, ma dove la densità di popolazione è inferiore e di conseguenza il costo della terra da adibire ad allevamento cavalli più accessibile.

Comunque, si può contare su circa 125 mila proprietari di cavalli su tutto il territorio nazionale, più i non proprietari e gli addetti ai lavori che esercitano il proprio hobby o lavoro con i cavalli di altri e che sono comunque potenziali compratori di abbigliamento e altra attrezzzatura per la frequentazione e cura dei cavalli.

Il mondo dei prodotti dell’equitazione è abbastanza vasto e ogni potenziale cliente è alla ricerca di prodotti di qualità ad un prezzo adeguato per la propria tasca per poter svolgere la propria mansione, hobby o sport con i cavalli che accudisce. 

Aprire una selleria potrebbe non essere una reale opportunità economica se nel proprio territorio il mercato è già saturo. Ma anche pensando a rilevarne una, occorre prima tenere conto dei problemi e delle sfide connaturate al tipo di servizio al pubblico che si vuole rendere.

Primo, occorre fare un corretto studio delle reali esigenze del territorio per dedurre se le sellerie sono ben rappresentate o lacunanti, tenendo anche conto del sempre più fiorente commercio online, cui molte sellerie si sono dedicate per ampliare la clientela fuori dal territorio ove la selleria fisicamente ha la base.

Quando si apre una selleria si deve tenere conto che si tratta di un’attività commerciale abbastanza specifica e mirata, soprattutto se si vendono prodotti – come selle, finimenti e via dicendo – di lavorazione artigianale. La lavorazione artigianale (ma anche la riparazione) dei prodotti delle sellerie richiede un’attenzione particolare e conoscenze di conceria minima che non si possono improvvisare.

Dedicarsi al commercio dei prodotti e finimenti per cavalli, ippici ed equestri, quindi, può essere un lavoro appassionante, ma bisogna saperlo fare, tenendo conto che aprire una selleria oggi richiede anche abilità informatiche minime per la gestione di uno shop online, oppure il van selleria per spostarsi frequentemente da arena ad arena di competizione, perché la propria selleria sia itinerante.

Secondo. Considerare l'investimento richiesto. Senza un buon assortimento non si è competitivi. Sono tante le discipline sportive che girano attorno al mondo dell’equitazione: monta inglese ed americana, dressage e via dicendo. Occorre avere tutto ciò che è complementare e per svariati portafogli. Se si decide di accontentare una sola nicchia, per quel settore occorre puntare sull'originalità manufattiera, con prodotti unici che altre sellerie non hanno, cercando di avere circa l'esclusiva se non della produzione (si pensi alla selleria che vende selle fatte a mano da un maestro sellaio, dunque su misura per cavallo e cavaliere, che sono il top della gamma), almeno della vendita.

Terzo. Assicurarsi di avere le abilità da commerciante. Dal punto di vista della burocrazia, gestire una selleria non è diverso da gestire un qualsiasi altro negozio. In generale è necessario aprire la partita IVA, iscriversi al Registro delle Imprese presso la CCIA locale ed ottenere tutti i permessi per poter utilizzare i locali. Bisogna anche chiedere al proprio comune l’autorizzazione per esporre l’insegna e per l’inizio dell’attività lavorativa vera e propria.

Infine, gestire un negozio significa un discreto sacrificio di tempo e l'abilità a vendere, doti comunicative e relazionali.