Gli ippodromi "usano" regolarmente giovani donne, belle e alla moda per promuovere i loro convegni e le scommesse sui cavalli.
Per le Stelle di Natale 2019, tuttavia, l'Ippodromo di Treviso secondo noi ha superato il segno, con una modella in intimo girovagante per l'ippodromo a rappresentare una Befana completamente fuori dalla tradizione sacra italiana della festa religiosa.
Altrettanto, la locandina promozionale che ineggiava Natale al trotto con Babbo Natale e la bellissima Befana non è piaciuta ai tradizionalisti e alle donne in lotta contro le discriminazioni sessuali in Italia, che hanno considerato il tutto di cattivo gusto.
La Befana, nella tradizione italiana, non è infatti una bella donna, giovane e accattivante, ma, al contrario, una vecchina rattrappita dagli acciacchi dell'età e dal freddo, con pochi denti, il volto grinzoso e talvolta, ma non sempre, un naso molto prominente per enfatizzarne la vecchiaia e la poca beltà dovuta all'età anagrafica. L'aspetto da anziana deriva da una raffigurazione simbolica dell'anno che sta finendo: una volta davvero concluso, lo si può bruciare, così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare dei fantocci vestiti di abiti logori all'inizio dell'anno.
Un reclamo con richiesta di intervento contro l'uso di donne oggetto nell'ippica per promuovere la partecipazione ai convegni di corse è arrivato ad Horse Angels da persona che si è sentita offesa nella dignità femminile e che era presente all'evento, una donna.
Il messaggio era infatti offensivo per la realtà femminile delle donne in Italia.
Su facebook, la Befana sexy ha stimolato un dibattito in contrapposizione di posizioni, soprattutto perché a fronte di una donna giovane che in data 28 dicembre è mostrata in intimo, tutto intorno a lei sembrano esserci uomini, anche anziani, vestiti di tutto punto e in giaccone invernale.
L'industria delle corse di cavalli è stata spesso attaccata per essere sessista, in Italia e all'estero, ovvero per la sua interpretazione del "ruolo" assegnato alle donne, già così scarse nell'ippica, se non nelle sfilate di moda dove vengono mostrate come oggetti sessuali.
Significativo in Italia che gli ippodromi siano i luoghi per i concorsi provinciali di bellezza per eleggere le "miss".
Ma non dovremmo dimenticare che il concorso di bellezza divenne popolare per la prima volta nella storia come contraccolpo contro le richieste delle suffraggette e, in molti modi, contro le suffraggette stesse, dunque contro l'emancipazione femminile. E anche se lo spettacolo ha cercato di darsi un tono e una giustificazione, successivamente, come veicolo per l'emancipazione femminile, anche descrivendo la sua storia come emblematica di ruoli in cambiamento positivi per le donne, non è affatto così.
L'emancipazione femminile è stato il risultato della lotta civile e politica di donne che si sono sempre opposte all'uso del corpo femminile come oggetto e non il contrario, di chi ha fatto del corpo l'oggetto da vendere per l'intrattenimento maschile.
Ricordiamo che solo nel 1945, non è passato neppure un secolo, fu sancito il suffragio universale in Italia e che ancora le donne in questo paese sono vittime di discriminazione di genere nel mondo del lavoro. Sarebbe tempo di rivendicare l'eredità delle suffraggette e di abolire definitivamente i concorsi di bellezza in Italia per celebrare il pieno diritto della donna di partecipare con le stesse possibilità e stipendi degli uomini alla vita civile, politica e lavorativa del paese.
Tornando all'ippica, dove le donne sono in numero esiguo, nel 2020 è la partecipazione della donna come sportivo dell'ippica che andrebbe incentivata, promossa, festeggiata e celebrata, non come oggetto sessuale.
Usare donne come oggetti sessuali in un settore che è già sotto cattiva luce per il sessismo non è di buon auspicio per il rilancio dell'ippica: è di cattivo gusto, ed è un modo antiquato di promuovere l'ippica.
Horse Angels, che è attivamente impegnata nella tutela delle donne e delle minori da abusi e molestie sessuali nel mondo del cavallo, e più in generale contro la discriminazione sessuale nel mondo del cavallo, con all'attivo esposti, segnalazioni e deferimenti, si augura che l'industria equestre e ippica procederà in futuro con maggiore cautela nell'utilizzare il corpo discinto della donna per promuovere corse, convegni e concorsi.
Il dipartimento marketing dell'industria equestre, anziché pagare per pubblicità che mostra modelli femminili scarsamente vestiti, dovrebbe a nostro avviso impegnarsi maggiormente per la tutela delle donne, in un paese con un femminicidio al giorno e un mondo del cavallo dove il #metoo ha aperto un vaso di Pandora che ha mostrato un lato devastante di abusi e molestie su minorenni.