La filiera del cavallo ha ricevuto una crescente attenzione da parte dei media negli ultimi anni, con molti scandali legati alla macellazione abusiva dei cavalli e crescente attenzione mediatica legata allo smaltimento illecito dei rifiuti zootecnici.

Tuttavia, il fenomeno non ha ricevuto ancora un'attenzione adeguata, visto che continua a pesare la grave mancanza di trasparenza e informazione sull'argomento.

Uno dei problemi poco affrontati e particolarmente antipatico per gli operatori del settore, è quello degli scarichi degli animali che potrebbero potenzialmente contaminare la terra e i corsi d'acqua. Il letame dei cavalli trattati farmacologicamente, se non smaltito correttamente, è tutt'altro che benefico per l'ambiente.

Farmaci somministrati ai cavalli, come fenilbutazone, naprossene e flunixina si trasferiscono negli escreti attraverso i rifiuti. Questi farmaci possono essere tossici per l'ambiente, interferendo con alcuni organismi acquatici e terrestri e alterando l'equilibrio ecologico. I cavalli allevati per impieghi diversi dalla macellazione sollevano preoccupazione sulla tracciabilità dei farmaci che possono finire nell'alimentazione umana come nell'ambiente. Si tratta di farmaci spesso essenziali per la salute dei cavalli, dei quali dunque gli animali non possono fare a meno.

Per quanto riguarda l'impatto ecologico negativo degli escreti zootecnici smaltiti illegalmente, ultimamente sono aumentati i procedimenti a carico di scuderie di cavalli sportivi/ippici. Il campionamento del suolo prova che i rifiuti da stalla sono in grado di rilasciare acque reflue sui terreni circostanti, se le condizioni del suolo soddisfano determinati parametri.

Ma i rifiuti corporei non sono l'unica fonte di possibile contaminazione ambientale. La macellazione prevede il dissanguamento. Dopo il massacro, dove va a finire quel sangue ricco di trattamenti farmacologici? Anche i macelli, se non adeguatamente vigilati, possono scaricare illegalmente i residui della macellazione nell'ambiente, senza contare l'impatto sulla salute umana di carne trattata con bute e altri farmaci vietati per l'alimentazione.

La preooccupazione e rilevanza mediatica per l'eco-impatto degli allevamenti e macellazione dei cavalli è un fattore per certi versi nuovo. Ora, con il rinnovato impegno del governo verso il principio del One Health (una sola salute per il pianeta e le sue creature), questi aspetti diventano più importanti e la magistratura segue di conseguenza a punire più severamente certi reati. 

Con One Health, una sola salute, si va a mettere a fuoco come perseguire la trasparenza del benessere animale in allevamento ha effetti positivi per la salute delle persone e dell'ambiente, perché ogni singola parte del sistema è correlata all'altra in modo inestricabile.

Un impegno per diminuire questi reati, chiederebbe comunque un approccio diffuso diverso, perché non basta stabilire per legge che gli equini sportivi non sono macellabili e che i reflui zootecnici vadano smaltiti correttamente, bisogna essere in grado di fornire gli strumenti per rispettare le norme, tenendo conto che attualmente molti operatori sono ancora convinti che non ci siano rischi di salute o ambientali nel violare le norme e che mettendo sul piatto della bilancia rischi e benefici, poiché la percezione di impunibilità è ampia, convenga violare le leggi.

E questo la dice lunga su quanto pesino ancora la mancanza di informazione, di sensibilizzazione e di mezzi adeguati sia per la prevenzione sia per la punizione, per diminuire questo tipo di reati.