Quando immaginiamo scene di crudeltà sugli animali, generalmente immaginiamo cavalli magri e malnutriti in recinti casuali pieni di auto abbandonate, recinzioni di filo spinato e taniche di gas vuote. Meno comunemente associati al maltrattamento sono le lussuose strutture di scuderia che ospitano cavalli da esibizione costosi e viziati.

Eppure il lato oscuro di alcuni sistemi allevatoriali di cavalli è che costringe gli equini, specie ad alto livello sportivo e agonistico, ad ambienti completamente controllati e innaturali.

Confinati in box e isolati, a volte per 23 ore al giorno, molti ricorrono ad anomalie comportamentali come le classiche stereotipie (ballo dell'orso, ticchio di appoggio, scuotimento della testa) e comportamenti disequini o disturbati, come l'eccesso di aggressività, la letargia, la depressione, che sono manifestazioni di per affrontare la noia, la frustrazione e la perdita di capacità di agire naturalmente, come farebbe un cavallo in libertà.

Sfortunatamente, di fronte a problemi comportamentali crescenti, alcuni proprietari ricorrono a misure ancora più restrittive invece di scoprire la radice di tali comportamenti sgraditi. Possono persino dare la colpa ai cavalli stessi, come se si fossero comportati male di proposito.

I cavalli, come le persone, sono animali sociali che, in natura, si associano ad altri membri della loro specie. Riposano e pascolano l'uno vicino all'altro, si puliscono e giocano, camminano per pascolare fino a 16 ore al giorno.

Costruiscono forti legami con altri cavalli nel branco cui appartengono, e questo dà loro la forza, anche morale, di affrontare le avversità della vita e i predatori cui sono soggetti.

La perdita della socialità intraspecie e l'isolamento inflitto sono vere e proprie forme di maltrattamento, analizzando la questione dal punto di vista etologico (rispetto delle 5 libertà, che sono i diritti fondamentali di ogni essere vivente).

Confinare i cavalli si adatta alle nostre esigenze, non alle loro.

Storicamente, la pratica di confinare un cavallo in una stalla era un tentativo di fornire protezione e riparo, oltre a tenerlo a portata di mano. Le persone vivevano accanto ai loro cavalli per necessità: i loro mezzi di sussistenza dipendevano dall'avere un facile accesso ai cavalli, che erano all'epoca un mezzo di trasporto: l'unico.

Oggi non è più così, e non è più giustificato l'isolamento.

I cavalli moderni, al contrario, sono tenuti in gran parte per svago o sport. È ancora umano tenerli in isolamento per comodità?

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