In questa turbolenta economia globale, nessuno gode davvero della sicurezza del lavoro a lungo termine, indipendentemente dal fatto che si tratti di un umano o di un cavallo.
Quando le macchine hanno sostituito i cavalli, milioni di essi sono finiti nella catena alimentare, poiché oramai inutili.
Oggi le macchine sostituiscono gli umani nella società occidentale, e moltitudini di questi ultimi si ritrovano nella nuova precarietà di non poter mai contare su un lavoro stabile, sempre quello, per tutto l'arco della vita produttiva.
La tutela del lavoro per gli esseri viventi è diventata una priorità globale.
Di cavalli in Italia ce ne sono rimasti pochi. Il loro lavoro va tutelato, perché senza di quello non possono godere della stalla di cittadinanza. Non ci sono provvisioni pubbliche per i cavalli disoccupati. Vanno al macello.
Il problema fondamentale è che si è costruita una industria del cavallo basata sull'alta specializzazione. Un cavallo che esce da un determinato lavoro, ha difficoltà a essere assorbito rapidamente in un altro. Per citare un esempio: i cavalli del trotto che escono ancorché giovani e sani dal loro circuito, fanno fatica ad inserirsi in altri, perché avrebbero bisogno di un programma di "conversione". E non ci sono investimenti pubblici in questo senso, né investimenti privati sufficienti a istituire dei percorsi riabiltativi di eccellenza, che possano dare una seconda vita a questi cavalli. I più finiscono nel circuito dell'illegalità, dalle corse su strada alla macellazione di cavalli sportivi.
Compito di un sindacato per la tutela dei cavalli, non è chiedere l'abolizione dei vari mestieri che una parte dell'opinione pubbica disapprova, perché comporterebbe la perdita della vita per quei cavalli.
Ma concentrarsi piuttosto su:
- migliorare orari di lavoro
- migliorare la tutela sul lavoro
- il diritto alla pensione
- il diritto a una paga (che per il cavallo si traduce in fieno, cure medico veterinarie podologiche, spazi abitativi) congrua e dignitosa
Se la gente vuole un destino migliore per i cavalli, l'educazione deve essere la nostra prima linea di difesa, non l'abolizione delle carrozzelle, piuttosto che dell'ippica, piuttosto che del dressage, dei maneggi e via dicendo, come sostengono quei demagogi che puntano solo all'escatologia utopica. Essa altro non è che un modo per scaricare la responsabilità su cosa succede nella realtà agli animali in questione. E' più facile chiedere l'abolizione, sapendo di non poterla ottenere, e fregandosene della tutela concreta, per poi dire quelli dei cavalli sono tutti cattivi, tutti sfruttatori, tutti assassini di cavalli, che scendere nei contenuti, per i quali occorre studio, ricerca, capacità di dialogo, volontà di fare politica reale, e dunque di accettare i compromessi del caso per la tutela dei cavalli oggi in vita, anziché degli ipotetici cavalli del futuro.
Se un cavallo perde il lavoro perde anche la vita.
Sono pochi i cavalli in Italia che possono vivere di rendita, da nullafacenti, perché hanno proprietari solo affettivi.
Sviluppare la capacità dei cavalli alla flessibilità è il biglietto vincente per una vita lunga che possa concludersi, possibilmente, con la morte naturale.
E' molto importante che la tutela degli equini si concentri non sull'abolizione del lavoro per i cavalli, ma sull'allevamento e gestione e mestiere responsabili, cooperativi, transversali, in modo che le articolazioni dell'industria del cavallo non badino unicamente a massimizzare la riuscita dell'equino, incidendo sull'allevamento e gestione e allenamento, per un unico mestiere. Occorre spingere su un percorso di vita sostenibile per la versatibilità del mestiere, prendendo atto che la vita di un cavallo è precaria, se precario è il suo lavoro.
Convincere l'industria equestre a mettere la tutela della vita e del lavoro del cavallo al centro è una priorità.
Purtroppo il principale ostacolo oggi a questa politica è la macellazione del cavallo come razio ultima di "impiego utile per gli umani a fine carriera dei cavalli". Prova ne è che nelle nazioni europee dove mangiare il cavallo è considerato fuori luogo, esistono programmi di riabilitazione e ricollocamento dei cavalli finanziati dall'industria del cavallo, perché riconvertire i cavalli usciti da un circuito, in un altro, diventa fondamentale per il buon nome del circuito di provenienza e del circuito di arrivo. Tali programmi in Italia non esistono. Il tutto è lasciato alla volontarietà delle donazioni, per altro scarse.
In Italia né ippica né sport equestri si sentono in dovere di finanziare il ricollocamento dei propri cavalli. Se finiscono nella macellazione, pazienza, non lo considerano affare loro.
Bisogna allora concentrarsi non sul togliere lavoro ai cavalli, sulla presunzione che quello o l'altro sia un mestiere crudele. La crudeltà va rimossa, non il cavallo tramite abolizione di quel possibile impiego. L'unica cosa che va abolita, è la macellazione del cavallo, per forzare l'industria ad essere responsabile sul destino ultimo del cavallo.
Se aderisci a questa politica, ti preghiamo di associarti a Horse Angels. Noi siamo un sindacato per i cavalli e per le persone di cavalli. Per salvare i mestieri, non per toglierli. Il tuo tesseramento ci aiuterà a mantenere la posizione.