Sembra così bella la professione veterinaria, ma nasconde delle insidie, perché ci si arriva per amore degli animali, ma non sempre è possibile aiutarli. Gli animali non possono decidere quando chiamare il veterinario e spesso la loro vita o morte, benessere o disagio, dipendono dal proprietario, senza che il veterinario possa fare nulla per cambiare le cose.
Così, c'è una casistica preoccupante di depressione e suicidi tra i veterinari nel mondo occidentale, dove il fenomeno è stato studiato, almeno.
Nel 2014, un sondaggio condotto in USA su 10.000 veterinari praticanti, effettuato online dal centro federale per il controllo e la prevenzione delle malattie, pubblicato nel 2015, ha scoperto che più di 1 veterinario americano su 6 ha considerato l'ipotesi del suicidio. I veterinari soffrono di sentimenti di disperazione, di depressione e di altri disagi mentali due o tre volte di più del resto della popolazione, secondo lo studio citato.
Due studi pubblicati nella rivista dell’Associazione di Veterinari Britannici, The Veterinary Record, hanno rilevato che i tassi di suicidio sono due o tre volte maggiori rispetto a quelli rilevati nei dentisti o nei medici per umani, e addirittura quattro/sei volte in più rispetto al resto della popolazione.
Con le carriere dedite a salvare la vita degli animali, perché i loro guaritori scelgono di porre fine alla propria?
Mentre i veterinari affrontano abilmente pazienti che possono mordere, graffiare e calciare, è spesso il cliente umano, affermano i veterinari, a metterli in crisi.
Alcuni clienti adottano o salvano animali e poi non sanno prendersene cura, è assai deprimente. Altri vogliono sopprimere animali sani. Alcuni proprietari di animali hanno problemi e disagi emozionali e li scaricano sul veterinario. Altri non sono in grado di pagare le cure veterinarie e/o le pretendono gratis.
I veterinari incontrano la morte di frequente, incluso il dover addormentare animali salvabili, se solo ci fosse la volontà dei proprietari di portare a termine le cure e di tenersi l'animale, con le sue difficoltà o handicap, ma non per questo una possibilità limitata di scambio affettivo e di avere una vita dignitosa.
I dati più recenti non sono confortanti. I veterinari avrebbero 2,7 volte più probabilità rispetto ad altre persone di morire per suicidio, secondo uno studio del 2020 di Merck Animal Health in collaborazione con l'American Veterinary Medical Association. I veterinari di sesso femminile hanno livelli più elevati di pensieri suicidi, ma i veterinari di sesso maschile hanno un tasso più elevato di tentativi di suicidio, secondo lo studio.
La professione è cambiata negli ultimi anni, richiedendo livelli di specializzazione sempre più elevati e contando su apparecchiature medicali sempre più sofisticate. Non sono pochi i costi per intraprendere e mantenere una carriera di successo in ambito veterinario. E non tutti ce la fanno a stare dietro alle esigenze contemporanee della professione. Inoltre, oggi si assiste a una prevalenza di veterinarie femmine su veterinari maschi, rispetto al passato quando era l'esatto contrario. Non è una professione che lascia molto spazio per dedicarsi anche alla famiglia, qualcosa viene sacrificato. E forse le donne con il loro senso materno si lasciano deprimere più facilmente dal destino di animali che non possono salvare e che loro percepiscono della stessa dignità di possibili figli.
Tutto ciò premesso, il burnout del veterinario non è raro ed è causato da "affaticamento da empatia". La professione richiede di affrontare la morte ogni giorno, di lavorare per lunghe ore anche fuori dagli orari canonici ed espone a subire pressioni indebite da parte dei clienti, che portano a dilemmi etici e a ricatti morali spesso difficili da affrontare.
I veterinari di animali di grossa taglia ed equini possono sperimentare ulteriori fattori di stress, non da ultimo il rischio di lesioni gravi. Inoltre, comunicano con i clienti anche tramite telefono cellulare o messaggi di testo: un vantaggio in molti modi, ma anche uno stress che li mette in un ciclo di accessibilità 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Infine, i veterinari hanno tutto l'occorrente a portata di mano per l'interruzione della vita, e questo può essere un tassello che facilita.
Cosa fare, come proprietari di animali, per arginare il problema?
I clienti potrebbero cercare di non far pesare i propri problemi sul veterinario/a della situazione, per cominciare. Assumendosi la responsabilità per le cure dei propri animali fino in fondo, e non prendendosi animali che poi non hanno i soldi per curare, per pretendere che il veterinario sia loro dovuto gratis.
Prevenzione in Italia
Fondato nel 2017, il Gruppo Benessere Veterinario è coordinato da Alessandro Schianchi. L'iniziativa è promossa e gestita da ANMVI.
La finalità del Gruppo è di fornire ai Medici Veterinari sostegno all’esercizio della loro attività, individuale o collettiva, in chiave propedeutica allo sviluppo del benessere professionale. La mission prevede di veicolare, anche attraverso esperienze di gruppo e incontri teorico-pratici, conoscenze e strategie per la prevenzione dello stress correlato e lo sviluppo di metodologie di coping, con il supporto di esperti in un’ottica multidisciplinare. Le attività tengono in considerazione anche l’evoluzione del contesto sociale e di pubblica rilevanza in cui è inserito l’esercizio della professione veterinaria.
Il Gruppo è indirizzato in via preferenziale ai Medici Veterinari, ma è aperto anche allo staff, certamente non immune allo stress e alle problematiche direttamente legate alla professione.