Attivisti radicali anti-carrozza si stanno agitando contro i cavalli da lavoro urbani, cercando di privarli delle loro case e dei loro posti di lavoro attraverso richieste abolizioniste.

Nei loro tentativi di ottenere simpatia pubblica per la loro posizione estrema, hanno perpetuato una serie di miti, idee sbagliate e vere e proprie bugie sui cavalli da carrozza.

Escluso il fronte animalista, che è una nicchia abolizionista ideologica innocua, il cui scopo è rimandare, giustamente, le persone alle remore di sfruttamento su ogni creatura vivente, non sono loro a dover destare preoccupazione. Perché ancora più che schierarsi per l'abolizione delle carrozze, si schierano contro l'allevamento intensivo.

Sono le maggioritarie, oggi, le associazioni animaliste nemiche dei cavalli. Esse monopolizzano le risorse economiche per la tutela animale, potendo spendere, legalmente, fino al 40% del proprio budget in pubblicità e promozione, e fino il 70% in gestione amministrativa, hanno come target principale di abolizione manifestazioni storiche con i cavalli, carrozze trainate da cavalli e circhi con animali (udite bene, vogliono abolire gli animali nei circhi tutti, non solo gli esotici, scordandosi che il 60% degli animali dei circhi sono proprio i cavalli, la cui gestione nel circo non è peggiore rispetto alla gestione in un qualsiasi maneggio per una declinazione sportiva), e determinando un "abuso di posizione dominante" sulle piccole associazioni, che stentano a campare.

josh stewart qbyJB4 nF k unsplashLa loro politica abolizionista su target piccoli, come sparare sulla crocerossa (perché non attaccano i grandi business sugli animali, o lo fanno molto raramente, come l'industria zootecnica e alimentare; anzi, perché il soldo non fa mai schifo, accettano finanziamenti anche dai supermercati alimentari) genera un business milionario ai danni principalmente dei cavalli.

Mediamente, gli enti beneficiari maggioritari, salvo sparuti virtuosi, spartiscono circa l’80% tra stipendi e compensi d'oro, investimenti immobiliari e finanziari, depositi bancari e postali ed immobilizzazioni materiali (terreni e fabbricati, prestigiosi appartamenti in località offshore, spettacoli musicali con artisti, ma anche soggiorni in lussuosi alberghi all'estero e bonus personali di ogni tipo) e riescono ad arrivare a tali fondi milionari con costose campagne di propaganda e raccolta fondi, spese di supporto generale e quanto altro. Di contro, spendono solo il 10% per le cure veterinarie e per gli alimenti di animali bisognosi di aiuto (Fonte: Partito Animalista Europeo).

Capite dunque che, quando la predica animalista salva cavalli abolendone il lavoro arriva da determinate fonti, porsi qualche dubbio sulla veridicità delle assunzioni su cui si basarebbe l'abolizione è questione di salvare la vita a tanti quadrupedi innocenti a rischio di abolizione sommaria.

Per molte persone, specie quelle ridotte in povertà dalla globalizzazione e sostituzione di macchine al lavoro umano, l'unico cavallo che è possibile vedere, toccare, affezionarcisi, è il cavallo di città, anche lui un umile lavoratore onesto.

Dobbiamo a questi umili lavoratori estrema riconoscenza e rispetto, e non otteniamo la lora tutela bandendoli dalle città, senza un fondo pensionistico, con la promessa politica che saranno le povere associazioni prive di risorse a ricollocarli. Chi vuole abolire, infatti, non ha alcuna intenzione di farsi poi carico degli animali.

Tocca quindi ribaltare la propria visione, e per non condannare quei cavalli al macello, valorizzarli anziché abolirli. Abolirli porta lucro solo ai monopoli animalisti che non salvano realmente cavalli, non li ricollocano, non li nutrono, non fanno le denunce e le segnalazioni dove c'è il maltrattamento vero dei cavalli. La loro è una lotta puramente ideologica, del tutto priva di fondamento scientifico o supporto tecnico motivante, per quanto riguarda i tre target abolizionisti sui cavalli che hanno in agenda.

Per 6.000 anni, cavalli e umani si sono divertiti, ma hanno anche lavorato, uno accanto all'altro, in un rapporto di reciprocità e interdipendenza che ha creato un affiatamento insostituibile persona/animale.

Lavorare attaccati non è crudele o offensivo di per sé. L'imbracatura è uno strumento che aiuta il cavallo a fare il suo lavoro, facilmente e comodamente. Esattamente come i cani con i loro specifici paramenti trainano le slitte.

I cavalli domestici attuali sono nati per vivere con le persone, non per correre nelle praterie. Pensare che possano essere dismessi in massa per reinselvatichirsi, è un eufemismo per abbandonarli alla trascuratezza dei non amati, perché di fatto non esistono spazi di libertà in cui abbandonare cavalli con il pieno di risorse utili perché possano rifarsi una vita.

Se vuoi aiutare i cavalli, anziché togliere loro il lavoro, cioè la biada, sostieni le associazioni che si occupano di tutela equina.

E ora veniamo ai miti da sfatare:

MITO: Le carrozze sono pericolose e l'incidente è inevitabile.
FATTO: Mentre è vero che qualsiasi cavallo si può spaventare in modo imprevedibile, i singoli cavalli sono prevedibili nella loro imprevedibilità. I cavalli da trasporto sono cavalli estremamente ben addestrati e adeguati al loro ambiente urbano. Il rumore e il trambusto del traffico, i veicoli di emergenza, i lavori di costruzione e altri strani luoghi e suoni non sono affatto strani per il cavallo abituato a stare in città.

MITO: i paraocchi sono indossati dai cavalli da carrozza per "accecarli" o per impedire loro di andare nel panico a causa delle attrazioni che li circondano in una città frenetica.
FATTO: i paraocchi fanno vedere un cavallo più come noi. Gli occhi dei cavalli sono ai lati delle loro teste, il che offre loro un campo visivo di 340 gradi, inclusa un'area davanti a loro dove vedono binoculare, con la percezione della clark young DZqtE4IrBg0 unsplash1profondità di campo. Con tutte le distrazioni visive della città, ridurre la visione serve a permettere al cavallo di rimanere concentrato. Il cavallo vede abbastanza bene, mentre indossa i paraocchi, e il suo udito non è affatto limitato. Se vuole vedere qualcosa, deve semplicemente girare la testa per guardare.

MITO: città "progressiste" come Londra, Parigi, Pechino e Toronto hanno vietato le carrozze, quindi anche noi dovremmo.
FATTO: Nessuna di queste città ha vietato i cavalli o le carrozze. Parigi, ad esempio, ha diverse compagnie di trasporto che effettuano tour guidati della città. In effetti, gli ultimi progressi in Europa, in particolare in Francia, per il rilancio del verde in città, incorporano i cavalli nei servizi municipali come la raccolta del differenziato porta a porta. Il cavallo urbano sta tornando nelle società che vogliono investire in ecologia profonda e stanno facendo sforzi per riconnettersi con la terra e vivere in modo consapevole dal punto di vista ambientale.

MITO: la vita lavorativa media di un cavallo da trasporto è di quattro anni, dopodiché vengono tutti inviati ai macelli.
FATTO: non ci sono prove a sostegno di queste affermazioni. La stragrande maggioranza dei cavalli da trasporto lavora a lungo, felice e in buona salute fino almeno ai 15 anni o anche di più. I vetturini che amano i propri cavalli poi non li mandano al macello, ma piuttosto vengono ritirati, nella proprietà personale del proprietario della carrozza, in case private trovate attraverso la rete, o dati in adozione attraverso associazioni animaliste. Horse Angels ha ricollocato negli anni diversi cavalli dei vetturini.

MITO: i cavalli da trasporto sono costretti a sopportare condizioni meteorologiche estreme dannose.
FATTO: I cavalli sono animali che all'aperto sono dotati di un'incredibile capacità di adattarsi a qualsiasi condizione meteorologica, coltivando spessi mantelli invernali fitti e lunghi e diradando e accorciando naturalmente la propria "pelliccia" in estate.  Le città in cui lavorano i cavalli da trasporto hanno norme sulle condizioni meteorologiche in cui possono circolare le carrozze.

MITO: i cavalli da trasporto non ricevono cibo o acqua adeguati.
FATTO: I cavalli da trasporto, se ben tenuti, sono floridi. Se mal tenuti, vanno denunciati i vetturini e ritirate le licenze, come per qualsiasi altro impiego dei cavalli, né più né meno. L'acqua è fornita al lavoro da secchi riutilizzabili trasportati sotto il carrello o da abbeveratoi. Nessun vetturino degno di questo nome fa mancare l'acqua al proprio cavallo, dal cui lavoro dipende per mangiare anche il vetturino.

MITO: i cavalli da trasporto sono costretti a trasportare
carichi pesanti per lunghe ore, sovraccarichi fino al punto di esaurimento.
FATTO: Come regola generale, i cavalli sono in grado di tirare 2-3 volte il proprio peso corporeo su strada pavimentata per diverse ore al giorno. Ci sono studi specifici sulla capacità di carico dei cavalli per evitare i rischi di sovvraccarico. Basta applicare questi studi alle regolamentazioni comunali per tutelare il cavallo. Il turno tipico per un cavallo da carrozza generalmente non supera le 8 ore (di solito molto meno) ed è spesso regolato nella città in cui lavorano i cavalli. La maggior parte dei vetturini ha inoltre due cavalli, quindi i cavalli lavorano a giorni alterni.

josh hild TnIVS ybrKU unsplashMITO: lavorare sul marciapiede è dannoso per gli zoccoli e le gambe dei cavalli da trasporto, causando zoppia e danni articolari.
FATTO: I cavalli non sono nati per camminare su asfalto, ma hanno scarpe protettive apposta. Di fatto fanno meno fatica a trascinare su strada asfaltata, che su strada bianca. Le superfici dure e uniformi sono più facili da camminare per i cavalli rispetto al terreno morbido e irregolare. I cavalli da trasporto generalmente hanno meno problemi alle gambe e alle articolazioni rispetto ai cavalli da sella o a quelli ippici impegnati in agonismo.

MITO: I cavalli da trasporto sono tenuti in condizioni anguste e non igieniche quando non sono al lavoro.
FATTO: Sebbene i cavalli possano dormire in piedi, devono sdraiarsi per un paio d'ore al giorno per il sonno REM riparativo. Per mantenere i loro cavalli in perfetta forma per il lavoro, i proprietari delle carrozze forniscono ai loro quadrupedi abbastanza spazio per consentire ai cavalli di sdraiarsi e distendersi. Le stalle dei cavalli dei vetturini non sono peggio di quelle dei maneggi generalmente parlando. E se si vogliono proteggere di più i cavalli dei vetturini, rispetto ai cavalli dei privati, li si valorizza con risorse pubbliche per riqualificare i loro spazi abititativi e di sosta, non li si abolisce.

MITO: I cavalli da trasporto conducono un'esistenza da "naso a tubo di scappamento", respirando fumi nocivi dal traffico.
FATTO: L'aria che respirano i cavalli da trasporto non è migliore o peggiore dell'aria respirata dal pedone medio sul marciapiede, a causa dell'effetto di quelli che sono noti come "canyon di strada". Se l'inquinamento atmosferico è un problema in una determinata città, allora è un problema per tutti gli esseri viventi che vi abitano - cavalli, umani, animali domestici e animali selvatici. La soluzione ai problemi di qualità dell'aria non è vietare i cavalli, ma ridurre l'uso dei combustibili fossili nell'ambiente urbano (forse attraverso l'uso di più cavalli!). Per ridurre l'inquinamento in città oggi occorre fare le ciclabili e ippovie, non abolire i cavalli urbani.

MITO: I cavalli da trasporto non possono mai vivere una vita normale con interazioni con altri cavalli in spazi liberi.
FATTO: i cavalli da trasporto hanno relazioni estremamente complesse con i loro conducenti e i loro compagni cavalli di lavoro. Socializzano con i loro amici mentre lavorano attraverso la postura e la vocalizzazione del corpo. A casa, nella stalla, i cavalli da trasporto vivono generalmente in box a stretto contatto gli uni con gli altri, come l'80% dei cavalli scuderizzati nei maneggi. Nulla vieta di regalare ai cavalli delle carrozzelle abitazioni pubbliche dotate di cortile interno per il libero sgambamento. Non che i cavalli delle carrozzelle, a differenza dei cugini scuderizzati, non sgambino già come lavoro, da preoccuparsi che non si muovano abbastanza. Quindi, per il loro beneficio, si possono studiare stalle con aperture sui compagni di lavoro, per amplificare la socializzazione primaria nelle ore di riposo.

MITO: la posizione della testa abbassata e il linguaggio del corpo di un cavallo da carrozza indicano che sono stanchi, tristi e depressi.
FATTO: il cavallo da carrozza, in piedi con la testa a livello del garrese, e una zampa posteriore inclinata è un cavallo rilassato e ben regolato. I cavalli che sono spaventati, stressati o eccitati tengono la testa alta con le orecchie dritte e gli occhi sporgenti, al fine di raccogliere quante più informazioni possibili. Al contrario, un cavallo che è rilassato e a proprio agio con ciò che lo circonda "si sintonizzerà" e farà un pisolino, con la postura conseguente.


Se vuoi tutelare i cavalli da carrozza, dona per il loro fondo pensionistico, che Horse Angels può predisporre tramite convenzioni con i vetturini interessati. Se vuoi tutelare i cavalli da carrozza, chiedi al tuo sindaco di costruire ippovie cittadine affiancate da ciclabili. Riduci il traffico veicolare in città, fatti una patente di attacchi, e rinuncia anche tu alla macchina a motore per tornare alla natura, cioè al cavallo. Non come si faceva una volta, ma con la consapevolezza del poi, che significa il massimo delle tutele per i cavalli e per le persone di cavalli.

Ma soprattutto, se vuoi tutelare i cavalli delle carrozzelle, non fare come gli psicologi di Bibbiano, non privarli delle loro famiglie, per una tua idea che siano cattive, per destinarli al peggio, all'abuso, all'abbandono e al macello.

Grazie a nome dei cavalli.