La F.I.S.E., a seguito di controlli presso la omologa Federazione Olandese, aveva accertato che in Italia erano stati iscritti a concorsi ippici, cavalli di provenienza olandese con “certificati” non veritieri, in particolare con riferimento al nome, alla genealogia ed all’età.

A seguito di ciò, la Federazione aveva iniziato una indagine e promosso successivo procedimento disciplinare, nei confronti di molti tesserati tra i quali un commerciante di cavalli.

All’esito del giudizio di primo grado la Commissione di Disciplina aveva condannato lo stesso alla radiazione in quanto ritenuto responsabile della falsificazione e utilizzazione di documenti falsi, ai fini dell’iscrizione di quattordici cavalli dallo stesso importati dall’Olanda.

L'uomo, allora, proponeva ricorso al TAR del Lazio per l’annullamento della sanzione inflittagli, con richiesta di sospensiva che il detto Tribunale Amministrativo Regionale respingeva, rinviando la causa alla discussione di merito.

Successivamente, l'uomo si rivolgeva al collegio arbitrale del CONI, il quale riformava la sentenza, da radiazione ad anni 5 e mesi 6 di sospensione dall’attività agonistica, detratta, naturalmente, la sanzione già scontata; più risarcimento del danno alla F.I.S.E. determinato in € 25.000,00.

Il lodo arbitrale del CONI

Per lo stesso reato l'uomo è stato inviato a giudizio penale nel tribunale ordinario. Non si conosce l'esito del processo.