L'evoluzione dei cavalli è stata guidata in primo luogo dalle loro migrazioni. A stabilirlo è uno studio condotto dai ricercatori del Museo di scienze naturali di Berlino e del Museo di storia naturale di Madrid. Juan L. Cantalapiedra e i suoi colleghi hanno analizzato i resti fossili di 138 equini, il cui sviluppo si dipana in un arco geologico di circa 18 milioni di anni e illustrato il loro studio sulla rivista scientifica "Science".
Che esistesse una stretta correlazione tra esigenze ambientali ed evoluzione, questo era un fatto già assodato per la maggior parte degli animali. Tuttavia, di fronte a fenomeni di forte moltiplicazione della differenziazione intraspecie, non è sempre chiaro se sia stata l'evoluzione a facilitare la dispersione geografica o, al contrario, siano stati gli spostamenti in nuovi ambienti a facilitare il fenomeno di speciazione.
Cantalapiedra e colleghi hanno cercato di valutare i tassi di speciazione (ossia di nascita di nuove specie) in ognuno dei lignaggi in cui possono essere suddivisi gli equini presi in esame e quasi tutti estinti. I ricercatori si sono concentrati in particolare sulle dimensioni del corpo e sulla dimensione e complessità della dentizione perché da questi dati discende anche il tipo di alimentazione accessibile all'animale.
I risultati della ricerca sono stati questi: in base ai dati raccolti, sembra chiaro che la storia evolutiva di questi animali sia stata fortemente influenzata dalla loro dispersione geografica. Oggi gli equini vivono su tutto il globo terrestre, ad accezione dei poli, essendosi abituati a climi freddi, così come a climi molto caldi. Equini sono le zebre, i cavalli nella moltitudine di razze che li rappresentano, i muli, i bardotti, gli asini, i pony.