A Messina nel '98 Paolo Bianchi, alla guida di un'auto, perde il controllo e investe un purosangue da corsa che marcia sulla carreggiata opposta. Nell'urto il purosangue riporta fratture e lesioni tali da costringere il proprietario ad abbatterlo. La macellazione viene quindi eseguita presso il mattatoio comunale, come conferma l'apposita certificazione. Alla compagnia assicuratrice del veicolo del signor Bianchi viene quindi avanzata una richiesta di risarcimento danni, particolarmente ingente visto l'elevato valore commerciale del cavallo abbattuto. Dovendo ogni purosangue da galoppo essere necessariamente registrato negli archivi del Jockey Club, che ne certifica vita e caratteristiche, l'impresa esegue i consueti accertamenti. Da questi salta fuori che il cavallo, in data successiva al presunto abbattimento, è stato regolarmente rivenduto, vivo e in ottima salute.

A Roma nel 2019 una storia simile ha avuto luogo. Un cavallo è stato azzoppato da una berlina tedesca nelle strade che costeggiano la riserva naturale dell’Insugherata. Una triste scena, con il purosangue dolorante, la padrona disperata, l’automobilista sconfortato. Una tragedia che secondo la procura non è mai accaduta: per questo sono finiti sul registro degli indagati l’autista, l'amazzone e il patrocinatore di quest’ultima. L’accusa è di fraudolento danneggiamento dei beni assicurati, reato che si contesta anche quando l’incidente è inventato. Scopo: frodare l’assicurazione per ottenere l’indennizzo.