I miti dell’antichità hanno qualcosa da insegnare, anche alle persone di oggi, smarrite nel vuoto di valori e di simboli dell'era del consumismo senza dei.
La torcia olimpica, miraggio di tutti gli atleti, è la fiaccola di Prometeo, colui che donò il fuoco agli uomini, rubandelo pero’ agli dei.
Zeus lo punì severamente per il crimine commesso.
Prometeo fu sottoposto a un’atroce condanna: legato a una roccia solitaria, ogni giorno un’aquila gigantesca gli divora il fegato, il quale ricresce di notte per essere mangiato di nuovo il giorno successivo.
E' l' Italia che ha dato inizio alla clonazione del cavallo nel 2003, chiamando Prometea la prima cavalla clonata, tradendo le ambizioni di generare dei super cavalli, da Olimpiadi.
Ma perché clonare cavalli?
Lo scopo di questa pratica è quello di preservare il patrimonio genetico di cavalli di successo nell'agonismo, impossibilitati a riprodursi, come ad esempio i castroni. E si accompagna al fenomeno luxury degli uteri in affitto, per le cavalle "top top top", i cui proprietari ricorrono all'embrio transfert per non scomodare le proprie cavalle, ancora in carriera, nel parto e allevamento del puledro.
Attualmente, ci sono centinaia di cavalli cloni al mondo e tutti, ovviamente, negli allevamenti di maggior lusso, visto che parliamo di una procedura assai costosa.
Consiste nel trasferire l'embrione, dunque il patrimonio genetico del donatore, in una cavalla ricevente (utero in affitto), che porterà a termine la gravidanza.
Gli embrioni si generano in natura dall’unione dello spermatozoo con la cellula uovo. Ognuno porta con sé il 50% del patrimonio genetico del nuovo individuo. Una volta fecondata, la cellula uovo si replicherà e darà origine all’embrione.
Per ottenere un clone, dalla cellula uovo si elimina il DNA contenuto nel nucleo e ci si inserisce il DNA del cavallo da clonare. Si stimola poi la divisione cellulare e la cellula uovo inizierà ad originare l’embrione, che una volta trasferito in una ricevente darà origine al clone.
Il DNA del cavallo da clonare lo si ottiene in genere dal suo tessuto connettivo.
Il clone è identico alla matrice?
La risposta è no e per due motivi differenti:
- Negli organismi superiori (e il cavallo non è un microbo, è un organismo complesso) il DNA di una cellula non è solo quello presente nel nucleo cellulare. Nei mitocondri (organuli cellulari nei quali viene prodotta energia per la cellula) è presente del DNA. Questo DNA viene ereditato dalla madre, anche se non è la madre biologica, o matrice.
- Una creatura vivente non è data solo dai geni, l'ambiente in cui nasce, cresce, vive, le esperienze, le malattie, in una parola il vissuto, influenzano grandemente l'evoluzione della creatura. In poche parole, il clone potrebbe non essere un performer tale all'originale.
Cloni ammessi alle olimpiadi
Nel 2012 c'è stata una volta storica nel mondo dell'equitazione. La Fei (Federazione Equestre Internazionale) ha stabilito che i cavalli clonati e i loro figli possono concorrere alle competizioni sportive internazionali. Considerato che il costo dell'operazione è proibitivo, questa opzione è riservata solo ai più ricchi, denotando ancora di più lo sport equestre ad alto livello come impiego sportivo solo per le classi privilegiate.
La questione etica
Per alcune persone la manipolazione genetica è immorale per una questione di principio, senza voler entrare nei contenuti.
Altri, ne fanno una questione di benessere animale. I problemi di salute dei cloni, veri o presunti, sono il motivo per non accettare la clonazione. In effetti, i primi esperimenti di clonazione animale non hanno dato animali in buona salute. Oggi mancano dati statistici su cloni cavalli adulti per poter arguire che necessariamente i cloni avranno una prognosi di vita inferiore o saranno più soggetti a problemi di salute.
Alcuni libri genealogici, come quello dei Purosangue o dei Quarter Horse, non permettono la registrazione di cloni. Laddove non vietato, è ammesso.
Se lo scopo di clonare un cavallo è quello di riprodurre una copia carbone dell'originale, non è possibile. Se lo scopo è conservare il patrimonio genetico del donatore, questo viene conservato, ma poi siamo sicuri che sia così importante, quando in realtà ogni individuo è unico, e ha un destino che è parzialmente indipendente dal patrimonio genetico?
Una creatura non è data solo dai geni. L'ambiente di nascita, di crescita, il tipo di allevemento, di addestramento, i contatti affettivi e anche il fato (contrarre o meno delle malattie, la possibilità di infortuni, etc), rendono ogni cavallo unico e irripetibile.
La guerra dei cloni
Finora, il grande vincitore nella gara del trarre reddito, fama e risultati dai cloni è stato Alan Meeker, amministratore delegato di Crestview Genetics. Dal 2010, il 52enne erede petrolifero del Texas, ha creato quasi 100 cloni equini valutati da $ 500.000 a $ 800.000 ciascuno, a seconda di quanto a lungo li ha allevati. I cloni hanno generato più di 375 puledri, il cui prezzo è stato battuto dai $ 50.000 ai $ 250.000 cadauno. Crestview, ha iniziato la sua impresa di clonazione nel 2009 con i cavalli da polo.
Fino a poco tempo fa, la Crestview aveva in concessione la tecnica di clonazione da ViaGen LC (che clonò la pecora Dolly nel 1996), azienda che fa affari fruttuosi clonando bestiame e animali domestici. Ciò significava raccogliere le ovaie dai cavalli morti, iniettare il DNA desiderato, quindi impiantare gli embrioni fecondati nelle madri surrogate, tipicamente provando più volte a produrre un clone.
Alla fine del 2015, Crestview ha elaborato il proprio metodo brevettato per rimuovere gli embrioni da un cavallo vivente e rapidamente impiantarli in un altro. Meeker dice che dà all'azienda una probabilità del 90% che il sistema della madre surrogata accetterà l'embrione clone e produrrà un clone sano.
Recentemente, Cambiaso ha vinto una partita di polo in sella a una serie di sei cloni del suo defunto campione, Cuartetera.
Ora che Crestview ha clonato più di due dozzine di Cuartetera, tali imprese possono diventare la routine.
Meeker dice che il suo team sta lavorando per decodificare i misteri dell'espressione genica e per estrapolare, dal suo lavoro con i cavalli, progressi anche per la ricerca sulle cellule staminali umane. In particolare, sta lavorando a dei test per la cura genetica del diabete di tipo 1, da mettere a disposizione del pubblico d’ élite per la tenera cifra di 10 milioni di dollari, a partire dai pazienti luxury di una clinica delle Bahamas.
Una questione di meritocrazia e pari opportunità, oltre che di rispetto delle leggi di natura
Di questo passo, visto che i cloni sono solo per ricchi, se poi in un ipotetico futuro vinceranno anche tutte le competizioni, ci sarà poco da promettere alla base, per allargarla, che l'equitazione è uno sport per tutti. Forse la passeggiata domenicale con il ronzino affitato a ore è per tutti. Se viene a meno la possibilità di competere per meritocrazia, l'elemento fortuna, abilità e vocazione del cavaliere, perché un'elite può comperare il clone vincente, blindando a sé l'agonismo, viene a meno anche tutta la poesia, l'emozione e il sentimento nelle competizioni equestri ed ippiche.
Ma forse è già successo, nel momento in cui il cavallo, clone o meno, è stato privato della sua anima per essere ridotto ad oggetto da competizione.
Forse sarebbe auspicabile che madre natura reclamasse a sé il fuoco di genia della vita, condannando al martirio chi cerca di rubarle il mestiere, come accadde per volontà di Zeus a Prometeo. Una cosa è infatti certa, madre natura è democratica e non guarda in faccia a nessuno. Rimane oggi l'ultimo baluardo, da recuperare, per un modello sociale più equo, dove sono i meriti personali e non i soldi, magari ereditati, a decretare chi possa conquistarsi un posto al sole.