Questa è la storia di un TPR morto per eutanasia, praticata perché era ridotto all'osso ed è stato ritenuto non salvabile da chi lo aveva in cura.
Peter da puledro stava in Sicilia, dalle parti di Ragusa, in un allevamento di TPR. Quando è giunto il tempo per essere venduto, un santuario in Umbria per animali in teoria liberi e felici, veganlike, si è offerto di averlo.
Per Peter, gli animalisti hanno fatto una raccolta fondi social, dicendo che altrimenti sarebbe andato al macello, scatenendo l'ira dell'allevatore, che se voleva venderlo al macello, non cercava una sistemazione alternativa come cavallo da compagnia o da sella.
Ma a parte questo primo inghippo, tutto è andato storto anche dopo. Peter è partito dalla Sicilia all'Umbria ad ottobre 2021, ma arrivato al santuario, forse perché non erano in grado di gestirlo, ci sono state difficoltà.
Il cavallo è scappato ferendosi, è stato ricoverato in una clinica per un mese e mezzo, dove chi di dovere non ha pagato, lasciando che a farlo fosse una associazione animalista.
Poi è passato ad altre mani, e da lì ad altre ancora, senza che nessuno si assummesse le responsabilità di riportare il cavallo in benessere.
In soli 5 mesi dal suo arrivo in Umbria ha cambiato 3 codici di stalla e si è ridotto, un TPR maschio di quasi 5 anni, a pesare 350 kg e ad essere soppresso per eutanasia umanitaria (intervento ancora non pagato).
Ora c'è una indagine in corso, per stabilire se ci sia stato un reato nella vicenda che ha portato alla soppressione del cavallo.
Speriamo di essere aggiornati su come andrà a finire.
Non è la prima volta. Ci sono stati diversi casi di santuari/calvari, dove gli animali morivano di fame o assenza di cure adeguate, che sono finiti con sequestri e a dover chiudere.
E' favoloso essere animalisti ed essere vegani ed esseri contrari alla macellazione, ma quando si prendono animali, si sottostà alle norme di responsabilità uguali per tutti, vegani o meno, animalisti o meno.
Purtroppo dietro a qualche santuario si nascondono persone squilibrate, affette dalla sindrome di accumulo seriale di animali, senza poi le risorse e competenze per allevarli dignitosamente. C'è anche chi si nasconde dietro il salvataggio per fare aggiottaggio, come collette senza senso, dichiarando che altrimenti gli animali andranno al macello, quando i loro proprietari stanno cercando di venderli a vita, non a morte.
Per questo è importante, quando si partecipa a collette, verificare bene la credibilità dell'iniziativa. Chi ha donato per "salvare Peter", ha contribuito purtroppo alla sua morte per presunto maltrattamento. Poi vedremo che ne pensa dell'argomento la Procura di Perugia, quando si chiuderanno le indagini.