Cresce l'agitazione tra gli ippo agresti contro l'invasione delle e-bikes su strade prima considerate ippovie.
Andare a cavallo è una sfida per coraggiosi o competenti.
La mountain-bike pure richiede preparazione atletica e non è per tutti. Ma quando le stesse strade diventano spazio per e-bikes, si sviluppa turismo di massa.
In sostanza, quanto più le ippovie diventano ciclovie, quanto meno spazio rimane per gli equituristi, la cui esistenza è minacciata.
Le e-bikes, d'altra parte, sono il futuro. La soluzione per gli aspiranti pigri, piuttosto che non formati allo sport specifico, per affrontare qualsiasi percorso.
I finanziamenti che un tempo erano diretti sulle ippovie, oggi sono tutti dirottati sulle ciclabili.
L'equiturismo non è un prodotto di massa, ma di nicchia.
Il cicloturismo, invece, è un prodotto di massa di cui l'economia ha bisogno, e che sta portando turisti da tutto il mondo in Italia.
Il turista di massa non ha le capacità di gestire un cavallo, specialmente se non ha alle spalle anni di equitazione. Le e-bikes, che ci piaccia o meno, consentiranno a persone le più varie di godere di un turismo all'aria aperta come mai prima di questa rivoluzione.
Si capisce la delusione degli equi turisti. L'invasione di e-bikes sulle strade bianche rischia di infliggere un duro colpo agli amanti dei cavalli.
La convivenza è possibile? I cavalli sono generalmente banditi dalle ciclovie.
Una soluzione potrebbe essere proteggere entrambe, condividere gli spazi, o fare piste combinate.
Ippovie vs piste ciclabili
Mentre le prime sono bianche, la tendenza attuale è di asfaltare le seconde.
Alle sue estreme conseguenze, lo sviluppo di ciclabili asfaltate rende inutile l'ippovia, perché le prime portano di solito il divieto di circolazione ai cavalli, rendendo quanto meno perilioso raggiungere le seconde.
Il problema è allora il divieto di circolazione dei cavalli sulla fioritura di sentieri di campagna trasformati in ciclovie per il nuovo turismo di massa che vede bici tradizionali e soprattutto bici elettriche diffondersi rapidamente.
Il divieto di circolazione dei cavalli sulle ciclabili, costringe i cavalli ad affrontare le strade aperte al traffico veicolare per raggiungere i boschi. Questo aumenta i pericoli dell'equiturismo danneggiando la sua possibile diffusione.
Ma perché le ciclovie escludono i cavalli? Il problema è quello delle deiezioni.
In Italia gli equestri non hanno l'abitudine di raccoglierle. Mentre all'estero si stanno un pò diffondendo le mutande per cavalli, in Italia sono ancora pochi ad usarle.
In alternativa, andrebbero costruite piste combinate, ovvero accanto alla ciclovia lasciare uno spazio sterrato largo circa 60 cm e porre cartelli stradali di raccolta obbligatoria delle feci dei cavalli, inasprendo controlli e sanzioni per chi non ne rispetta l’obbligo.
Ciò parrebbe essere il minino dovuto a un animale che nel corso dei secoli ha contribuito all’evoluzione e al progresso della società in cui viviamo, altrimenti nel giro di qualche decennio, i cavalli potranno circolare solo nei rettangoli dei maneggi e nei circuiti degli ippodromi.
Ghettizzare i cavalli vietandone la circolazione è uno sfregio che questi animali non meritano.