Sannicola Neviano, provincia di Lecce, 5 maggio 2018, all'interno di una tenuta agricola sita in località Camaldari, un incendio di natura apparentemente dolosa, scoppiato durante la notte, sui cui gli inquirenti stanno indagando, ha distrutto le stalle, ove era collocato un cavallo martinese di 13 mesi, che è deceduto.
Non è il primo incendio doloso che distrugge, tra le altre cose, anche le stalle. Il problema è particolarmente rilevante in Italia durante il periodo estivo.
Appare pertanto opportuno richiamare sin d’ora l’attenzione nei confronti di un problema che, in Italia, ha ormai assunto la dimensione di una vera e propria ‘piaga’.
L’azione di prevenzione e di spegnimento riesce a limitare solo parzialmente i danni di questi incendi, che ormai sono diventati il funesto rituale delle nostre estati. Tra le possibili cause, l'afflusso turistico che porta a maggiore circolazione di auto su strade (dove persone incoscienti gettano mozziconi ancora accesi dai finestrini), l’abbandono delle campagne, l’attività di particolari pratiche agronomiche o della pastorizia, le vendette personali e le speculazioni.
Indagini del Corpo della Forestale, nello specifico, suddividono gli incendi in una serie di motivazioni ripartite in: cause dolose, o volontarie e cause colpose, o involontarie. Al primo gruppo sono da ascrivere gli incendi da cui gli autori sperano di trarne un profitto (distruzione di massa forestale per la creazione di terreni coltivabili e di pascolo a spese del bosco; bruciatura di residui agricoli quali stoppie e cespugli per la pulizia del terreno in vista della semina; incendio del bosco per trasformare un terreno rurale in area edificabile; incendio del bosco per determinare la creazione di posti di lavoro); gli incendi legati alle attività di ricostituzione e di spegnimento (impiego del fuoco per operazioni colturali nel bosco per risparmiare mano d’opera; incendio nel bosco per perseguire approvvigionamento di legna); gli incendi da cui gli autori non traggono un profitto concreto (risentimento contro azioni di esproprio o altre iniziative dei pubblici poteri; rancori tra privati; proteste contro restrizioni all’attività venatoria; proteste contro la creazione di aree protette e l’imposizioni di vincoli ambientali; atti vandalici). Le cause colpose o involontarie sono invece legate all’imprudenza, alla negligenza, alla disattenzione o all’ignoranza degli uomini che, involontariamente, provocano incendi o, molto più raramente, all’azione della natura.
Diviene dunque buona cosa far sapere che gli incendi dolosi rappresentano un reato punibile con 10 anni di reclusione, che possono diventare addirittura 15 nel caso in cui un incendio riguardi una riserva naturale o un’area protetta.
1515 è il numero di pronto intervento del Corpo forestale dello Stato, al quale si può segnalare con tempestività la presenza di incendi boschivi o qualsiasi altri tipo di emergenza ambientale, nonché inoltrare una richiesta di soccorso. Si tratta di un servizio completamente gratuito, attivo 24 ore su 24 su tutto il nostro territorio nazionale.