Fieracavalli 2021, Verona. Una cosa che il movimento #horsemetoo ha dimostrato è che non possiamo accontentarci di portare a processo le mele marce e andare avanti come se nulla fosse: la cattiva condotta e gli abusi sessuali sono il risultato delle disuguaglianze sistematiche che esistono nella subcultura sessista del mondo del cavallo italiano, dove tutte le dirigenze e i quadri sono maschili.
Fieracavalli 2021, taglio del nastro che esclude le donne.
Le donne che, secondo i dati rilasciati dalla FISE, nel 2020 costituiscono il 78% di tesserati tra gli Junior e il 63% tra gli over 18, non sono equamente rappresentate nei quadri e a livello dirigenziale nel mondo del cavallo, che riserva alle stesse solo ruoli risarcitori e compensativi.
Il sessismo si esprime anche nelle immagini pubblicitarie dei beni in vendita nello sport equestre, con il richiamo al giovanilismo e al body shaming, che utilizza giovinette al limite dell'anoressia in pose sexy davanti a cavalli per promuovere prodotti, eventi o servizi.
Tornando all'edizione 2021 di Fieracavalli, e al tema di genere, molte delle donne in equitazione sono vegane, vegetariane o a regime dietetico di scarsa proteina animale. Le loro preferenze alimentari non sono state registrate dalla Fiera, la cui offerta gastronomica come stand, è sembrata più da fiera della salamella, che da evento che celebra l'amore per i cavalli al bivio tra animali da allevamento e da reddito e quelli da affezione.
Offrire anche stand gastronomici apertamente vegani o vegetariani, sarebbe stato più consono a una fiera che vuole lanciare il cavallo per l'ecosostenibilità, tenendo conto che l'allevamento intensivo degli animali è una delle cause maggiormente climalteranti e che la sensibilizzazione a consumare meno proteine animali, e a consumarne solo da filiera che supporta il benessere animale, fa parte di tutti i movimenti ecologisti moderni. Un "movimento ecologista equestre" che offre carne da allevamento intensivo con la quale abbuffarsi nei momenti conviviali di ristoro, e che stabula cavalli in box intensivi per la sola comodità umana, è una contraddizione che limita la portata ecologista del cavallo nella nostra comunità.
I problemi che affliggono la filiera sono tanti e non sono affrontati in fiera, citiamo quelli che ci stanno più a cuore, dalla necessità di sconfiggere l'abuso sessuale nel mondo del cavallo (sono significativi numericamente i casi emersi negli ultimi 10 anni, la maggior parte dei quali riguarda minori, anche in età pediatrica), a massimizzare l'eguaglianza di genere, dall'assicurare la tutela del cavallo durante e a fine della carriera sportiva, a dare congruenza alla portata "ecologista" di questi animali. Problemi che richiederebbero scelte organizzative precise e messaggi veicolati coraggiosamente; forse l'ambiente ideale per farlo non è una fiera agricola o zootecnica che esalta il machismo, speriamo allora che si trovino i tempi, i modi e i luoghi, per avviare questo processo di cambiamento del mondo del cavallo, in meglio.
L’allevatore e commerciante di cavalli maschilista e semi-analfabeta è ancora diffuso nella percezione pubblica di queste figure, mentre faticano ad emergere giovani motivati di entrambi i sessi, competenti e sensibili, che pur ci sono e il cui punto di vista, gli sforzi, gli investimenti e il costante lavoro per migliorare l'allevamento e l'addestramento dei cavalli, andrebbero maggiormente valorizzati. Non che questi operatori progressisti disertino Fieracavalli, ma sicuramente l'eccesso di salamella in fiera, insieme a pochi appuntamenti a valenza intellettuale e propositiva di confronto tra le parti, promossi almeno nel primo week-end fieristico, non li ha valorizzati come meriterebbero, non solo nel settore sella, anche in quello ippico.
Da questo punto di vista, presente il Mipaaf in fiera, che ha sì offerto momenti istituzionali, anche con la presenza del Sottosegretario alle Politiche Agricole Battistoni in convegno dedicato, ma non particolarmente esaltanti per una riforma dell'ippica che possa riportare il pubblico alle corse con argomenti che possano riconquistare chi si è disaffezionato.
Rimane inaffrontato il nodo del doping equino e della garanzia di una pena esemplare per chi maltratta pur di vincere. Inaffrontato anche il nodo della trasparenza della giustizia ippica sportiva, che sarebbe l'unico modo per sconfiggere la corruzione, anche dei costumi, che ha portato al declino delle corse di cavalli.
Il ricollocamento degli equini a fine carriera agonistica (con fondi stanziali strutturali), per sconfiggere la macellazione abusiva, non è stato un argomento trattato in fiera, per quello che abbiamo potuto appurare. Eppure sarebbe la base per una riforma dell'ippica sostanziale, oltre che per la salute della tutela pubblica dei consumatori di carni rosse.
Infine, da segnalare il costo eccessivo dell'ingresso (24 euro per adulti), del parcheggio più vicino alla fiera (20 euro), degli stand per gli operatori professionali, degli eventi "top" a pagamento all'interno della fiera, che hanno depresso le presenze globali, rappresentando nell'insieme non un punto forte di questa edizione.
Speriamo in tempi migliori, futuri, per tutte le criticità citate.