CASERTA. Dopo la morte del cavallo alla Reggia di Caserta, avvenuta nei giorni scorsi, e la conseguente sospensione del servizio di "trasporto turistico in carrozzella” messo in essere dalla Direttrice Tiziana Maffei della Reggia di Caserta, non si placano le polemiche, ma può darsi che la morte di Found Goal Pag (o chi per lui) possa portare, nel tempo, ad aiutare la sorte di altri cavalli e di molti esseri umani, discrimati economicamente, socialmente e moralmente.

Intanto il mistero si infittisce. E' stata messa in discussione l'identità del cavallo, ma anche la proprietà dello stesso.

Il cavallo che era registrato per tirare la carrozza, in banca dati equidi è dichiarato deceduto. Dichiarazioni a mezzo stampa in questo senso, da parte di funzionari locali, che presumono il dolo, hanno spinto la vetturina additata come "mostro" da parte di alcuni giornalisti privi di codice deontologico (in Italia vige la presunzione di innocenza fino a che un reato non sia accertato dalla magistratura), a rivolgersi a giornalisti mentalmente più aperti, che vogliono appurare prima di tutto i fatti, e non le opinioni, per mostrare i documenti di proprietà del cavallo Found Goal Pag, il cavallo che era registrato per il tiro turistico.

Quel cavallo, un trottatore sauro del 2002, ha finito di correre con una corsa a reclamare nel 2008. Cosa abbia fatto dal 2008 al 2015 non lo sappiamo, la proprietaria esibisce un certificato di proprietà del 2015, in banca dati risulta essere deceduto in data 26 aprile 2018. Errore di trascrizione o che? Comunque poi è deceduto definitivamente nel 2020.

Su Found Goal Pag è spuntato un documento dell’ Asl di Caserta (noi ne abbiamo copia), rilasciato nel 2016 alla vetturina che risulta essere proprietaria (abbiamo asssunto anche copia dell'atto di proprietà), con tanto di certificazione di idoneità del cavallo per svolgere lavoro da trazione turistica.

Certo che la sostituzione di cavalli è stata contestata anche per partecipanti al Palio di Siena, tra gli altri, contesti ben più importanti in cui lavorano i cavalli e che ricevono financo finanziamenti pubblici per la rievocazione storica, ma un conto è la sostituzione in una gara di importanza nazionale, o in una compravendita di equidi, in cui c'è una parte civile lesa, ma per il traino turistico, che senso ha? Se il cavallo è stato acquistato nel 2015, è morto nel 2018, e poi è resuscitato, per morire definitivamente nel 2020, chi ne ha vantaggio economico? Siamo andati a vedere cosa comporta la sostituzione di cavallo per la trazione turistica, ovvero non dichiarare il cavallo: 24 euro di multa.

Insomma la questione, divenuta di interesse nazionale, è sempre più ingarbugliata e rischia di finire nel ridicolo. Siamo infatti di fronte a una situazione facilmente risolvibile con un regolamento adeguato, e l'opportuna vigilanza, se non fosse che la politica italiana è fragile, tanto da lasciarsi naufragare da una condizione di così banale difficoltà da far sembrare la reazione incomprensibile e spropositata.

Muoiono esseri umani di frequente sul lavoro, pensiamo solo alle costruzioni edili. Aboliamo il settore delle costruzioni edili? Certo, il cavallo non ha scelto di essere un lavoratore adibito ad attacchi turistici. Perché, i cavalli del salto ostacoli, dell'ippoterapia, dell'ippica, o dell'equiturismo, hanno espresso una scelta informata per quel mestiere? Che argomentazioni banali vengono portate per abolire un mestiere piuttosto che un altro? E da quale peso di levatura scientifica o tecnica sugli attacchi dei cavalli, vengono sollevate le istanze? Chi sono le persone intervistate come esperte sul tema? Ippiatri e tecnici di attacchi? No, animalisti di parte che non si occupano da statuto di tutela specifica di equini. Si vede proprio che c'è un preciso disegno politico per dare voce all'inconsistenza, solo per creare sdegno e audience facile. Del resto si sa: è facile fare i generosi con il fattore c. altrui.

Dal punto di vista scientifico, non è mai stato provato che l'attacco sia un "maltrattamento" o "abuso" maggiore rispetto a quello arrecato da un essere umano che si fa portare a dorso di cavallo.

I vetturini della Reggia di Caserta sostengono di essere vittime di un complotto mediatico, e in particolare quanto segue: che tutti i loro cavalli sono soggetti obbligatoriamente alle visite mediche, visite che vengono puntualmente effettuate, che sono in possesso di certificati di sana e robusta costituzione e che vengono trattati sempre con le attenzioni e le cure dovute. Sostengono inoltre che la tragica morte avvenuta nei giorni scorsi sia stata solo una triste casualità in conseguenza ad un infarto, questo sarebbe l'esito dell'autopsia.

Found Goal Pag, tra Oliver e Hickstead

Il 12 agosto 2017 era morto Oliver a Messina tirando la carrozza. Risultato? Nessuna condanna penale, il cavallo è risultato morto di infarto. A seguito della sua morte il Sindaco aveva emesso un'ordinanza che vietava la circolazione delle carrozze a trazione animale, o di qualsiasi altro lavoro con gli equidi nelle attività ludiche e sportive in presenza di ondate di calore di particolare intensità con livello di rischio 3 del bollettino diramato dalla presidenza del Consiglio dei ministri – dipartimento della protezione civile - e prescritto secondariamente che ai cavalli, anche in presenza di forte caldo, dovessero essere garantiti “adeguata movimentazione ed esercizio fisico per evitare ogni eventuale rischio per la salute derivante da forzata inattività”.

Cavalli morti di infarto - o aneurisma - durante il lavoro non sono solo quelli delle carrozze.

Hickstead, uno dei più grandi cavalli della storia dell'equitazione, è stramazzato a terra ed è morto in Fieracavalli durante il Verona Jumping, nel 2011, unica tappa italiana del Gran premio Coppa del mondo di salto ad ostacoli. Il Gp è stato sospeso, ma non si sono levati cori nazionali di teatranti animalisti, in cerca solo di una vetrina pubblicitaria, a chiedere l'abolizione in Italia del salto ad ostacoli. Non è stata aperta neppure una inchiesta per ipotesi di maltrattamento.

E perché allora se muore un cavallo delle carrozze finisce sempre in una inchiesta penale? Gli altri cavalli che muoiono durante il lavoro, cosa sono, la loro vita vale meno per il popolo italiano? La loro vita non conta nulla, e non vale il dispendio di risorse pubbliche per procedimenti penali?

O gli altri cavalli hanno invero alle spalle persone più ricche e privilegiate, cui viene dispensata la gogna pubblica, per pura decisione politica? Due pesi e due misure. La legge, specie quella di paesi come l'Italia, non è mai stata uguale per tutti, e continua a procedere, impenitente, a promuovere discriminazioni sociali ed economiche.

Statistiche alla mano, muoiono annualmente più cavalli nel corso del loro "lavoro" in discipline diverse dagli attacchi turistici.  Il primato lo hanno le corse ad ostacoli, seguite dalle corse in piano e dalle corse di trotto, seguono i palii, seguono gli "incidenti" per sport equestri o altri impieghi ludico ricreativi, e per ultimi gli attacchi turistici.  Generano, conti alla mano, meno morti bianche sul lavoro i cavalli delle carrozzelle ippotrainate, rispetto alle morti bianche in altri mestieri del cavallo. E allora perché gli unici mostri da prima pagina, perché il loro cavallo muore durante il lavoro, sono sempre e solo i vetturini?

Cosa hanno nella testa certi giornalisti, incapaci di fare indagine e lavoro critico, prima di sbattere un presunto innocente (tale è il vetturino prima che la magistratura abbia provato il dolo nella morte del cavallo) come mostro in prima pagina? O il tutto è solo frutto di strumentale ignoranza?

Se si deve partire con abolire, perché abolire il mestiere di cavalli che genera meno morti? Giustamente, dal punto di vista dei vetturini, se occorre cominciare ad abolire qualcosa, si dovrà partire da quei mestieri che generano più morti bianche nel mondo del cavallo.

Ci troviamo di fronte al fatidico cul-de-sac, vicolo senza uscita, cui la politica non può rispondere in modo ideologico. Per abolire, occorre essere in grado di spiegare il perché, scientificamente, con statistiche alla mano.

Abolire è il triste epilogo di una politica senza un’idea di futuro, senza capacità di massa critica e alla mercé di chi urla più forte.

Intanto i vetturini di Caserta chiedono equi diritti con qualsiasi altro mestierante di cavalli:  “A noi le licenze sono state revocate - ha dichiarato uno dei vetturini- pero’ nessuno ha scritto che ogni cavallo paga 561 euro al mese alla Reggia, 600 euro ogni  due cavalli per il  maneggio, 120 euro mensili per ferratura zoccoli per un totale di euro 1500 al mese di spese di mantenimento ordinarie. Durante il periodo di Pandemia abbiamo pagato normalmente il maneggio senza lavorare e, nonostante le nostre richieste di aiuto, nessuno e sottolineo nessuno ci ha dato una mano”.

La posizione di Horse Angels

Giusto indagare. Al di là della morte del cavallo, comunque si chiamasse, le cause del decesso da accertare, il trasporto turistico a trazione animale va regolamentato da una legge nazionale che imponga un censimento dei cavalli operativi in tale mestiere, un albo dei cavalli "immatricolati", il diritto alla pensione che non equivale alla rottamazione, perché i cavalli non sono veicoli, ma creature viventi, l'obbligo di patente per i vetturini che sia l'esito di un percorso formativo certificato non solo sulla sicurezza e il rispetto di regole anche formali, ma preveda preciso apprendimento anche per il benessere equino. Non da ultimo l'obbligo di una assicurazione per trasporto di terzi, orari consoni di lavoro, norme per la sospensione del lavoro in determinate condizioni meteo e norme per la scuderizzazione dei cavalli adibiti a trazione animale in ambienti adatti al loro benessere e svago.

Questo la politica è chiamata a fare, non il teatrino della mancanza di uniformità ed equità in senso sociale, morale ed economico tra chi lavora con i cavalli in un mestiere piuttosto che in un altro.