La fiducia è tutto, se ne sono ben accorti anche i governi democratici, quando devono passare al vaglio delle elezioni, nonché l'economia, con i suoi alti e bassi finanziari legati anche alla percezione della fiducia.

E' la fiducia quella che consente a marito e moglie di vivere vite ricche e complete.

Ed è la fiducia che consente alla persona di formare il cavallo senza ricorrere alla violenza.

Senza il sentimento di fiducia, occorre stare sempre sul chi va là, aspettandosi quel male che venga a nuocere d'improvviso, dal nemico che va controllato, contenuto, sottomesso, affinché non rechi troppo danno. Ma come si fa ad essere felici se tutto il tempo occorre preoccuparsi dei nemici? Ed è compatibile un'attività ludico ricreativa, come l'equitazione, con il sentimento di avere a che fare con un nemico che può nuocere d'improvviso in qualsiasi momento?

Dove esistono davvero fiducia e sicurezza, esistono sentimenti positivi. Questo vale per noi, e tanto più vale per il cavallo che è una preda.

Possiamo paragonare il cavallo a un bambino, visto che dipende in tutto e per tutto dagli umani che lo accudiscono. Come fa un bambino ad avere fiducia di un genitore squilibrato emotivamente, aggressivo, violento, psico labile, rabbioso, irascibile, vendicativo e similari? Un bambino, come un cavallo, in simili mani, svilupperà sentimenti di sfiducia e insicurezza, che lo renderanno più difficile da gestire. 

Laddove regna la sfiducia, non può che esserci paura, con reazioni imprevedibili, punizioni non appropriate, circoli viziosi che portano a sentimenti negativi di conflitto, interiore e/o esteriore.

Dal regime di doma basato sullo sfruttamento alla democrazia del sostegno reciproco basata sulla fiducia

I sentimenti di fiducia vengono appresi da bambini e cavalli allo stesso modo, attraverso l'educazione. Nel caso dei bambini, il rapporto con i genitori e congiunti è fondamentale. Nel caso dei cavalli in natura, il "regime di relazioni" è quello improntato con i cavalli adulti e i capi del branco.

Il cavallo domestico impara a relazionarsi a seconda degli umani che lo gestiscono. I cavalli sono attratti da persone traquille, serene, pacifiche, competenti, affidabili, sicure di sé, in una parola autorevoli, almeno in fatto di cavalli. 

Poiché sono animali preda, che diffidano dei predatori come regola per la sopravvivenza, possono cadere facilmente vittima del terrore, se pensano che l'umano che li gestisce voglia fare loro del male.  Il terrore sopravviene quando si ha la sensazione di essere incapaci di salvare la propria vita e si è in presenza di pericolo mortale. Non importa che quel pericolo esista veramente, basta che sia percepito. Qualsiasi cosa nuova, per il cavallo, può essere il pericolo mortale latente. Quindi per guidare un cavallo in una novità, occorre che tra cavaliere e cavallo ci sia una buona dose di fiducia, altrimenti rischia di finire in un rodeo dove si salvi chi può.

In passato c'era la moda della "valenza", dove soggetti umani maschili dovevano mostrare la propria virilità guidando cavalli terrorizzati nel delirio della folla. Oggi, si tratterebbe di uno spettacolo di terza mano per conservatori tradizionalisti e sessisti, che forse può godere ancora di qualche pubblico nella provincia della provincia. A nessun altro interessa un simile spettacolo, né gli uomini sono più classificati per valore sociale in base alle dimostrazioni di coraggio in arene con animali selvatici e impauriti.

Oggi, almeno nell'ambiente dei cavalli, va anzi di moda la figura opposta, quella del "sussurratore di cavalli", il trainer gentile che in arena si presta ad accarrezzare i cavalli da terra, per conquistare la loro fiducia, anziché a frustarli e speronarli o "montarli" nella loro recalcitranza, mimando una sorta di stupro in pubblico che, almeno in Italia, farebbe intervenire immediatamente tutte le associazioni animaliste, come per altro accade per tutti gli spettacoli che impiegano animali in modo troppo tradizionalista, con rudezza e magari richiedendo il sacrificio animale per lo spettacolo.

Per fortuna, oramai è noto che i cavalli "cattivi" non esistono, esistono solo cavalli che rispondono con timore a qualcosa che accade in quel preciso momento, o che sono stati vittime di abusi e violenze e che quindi reagiscono mettendosi in difesa. Cavalli che hanno bisogno di aiuto, non di rodei machisti che indichino l'essere umano come l'animale più ottuso, egoista, malvagio, sulla terra. 

I cavalli desiderano disperatamente poter vivere in assetti pacifici, sicuri, in cui soddisfare i propri bisogno elementari e di socialità. Se vivono nell'insicurezza, diventeranno paranoici e sarà poi non semplice recuperare la loro serenità.

Se il nostro obiettivo con il cavallo è diventare un "portatore di pace", si stabilirà nel tempo un senso di fiducia che renderà i cavalli collaborativi, specialmente se le richieste che si fanno loro sono ragionevoli e non vanno invece a provocare in essi dolore e afflizione.

La base della formazione attraverso la fiducia

La fiducia è un elemento essenziale e una delle chiavi del successo in quasi tutte le relazioni, siano esse tra umani, tra animali o tra specie diverse.

Per sedurre l'altro sulla base della fiducia, occorre partire da una consapevolezza, non va controllato il pensiero dell'altro (o almeno non è quello il punto di partenza), ma occorre controllare se stessi. Se non si ha alcun autocontrollo sulla proprie emozioni e pensieri, come si fa a pretendere la fiducia istintiva da parte degli altri, siano essi persone o cavalli?

Occorrerà mostrare uno stato di calma, sicurezza nelle proprie azioni, poiché si è accumulata sufficiente conoscenza o competenza (attraverso l'autoformazione), per poter agire sembrando persone meritevoli di fiducia, oneste, leali, "autorevoli" nel linguaggio del cavallo, ovvero capaci di assicurare benessere al branco formato da persona e da cavallo. 

Dal canto loro i cavalli sono totalmente onesti. Non mentono mai, sono incapaci di farlo. Se non credono nell'autorevolezza di un umano, è perché quell'umano non ne ha di autorevolezza equestre sufficiente per gestire quella particolare situazione e dunque dovrà ampliare le proprie conoscenze e competenze per essere in grado di conquistare la fiducia del cavallo in quel determinato ambito in cui si è presentato il problema.

L'onestà dei cavalli va intesa anche senza gioco di riflessi. Se un cavallo mostra un comportamento che sembra essere aggressivo, ha paura. Se emotivamente o fisicamente non si sente bene, lo fa capire schiettamente. E dunque perché costringerlo a lavorare quando non è in forma sufficiente per farlo? E' come andarseli a cercare i problemi. 

Se si impara a comunicare con i cavalli, si scoprirà che dicono sempre la verità e che basta una relazione di fiducia e di stima reciproche per instaurare una relazione rispettosa l'uno dell'altro, improntata alla ricerca di sicurezza e complicità vicendevoli.

Certo, occore tanta coerenza perché la relazione sia stabilmente in quel modo. Se non è nelle proprie corde la coerenza, inutile pretenderla poi dai cavalli nelle loro reazioni alle attività che si vanno ad improntare con loro.

San Francesco D'Assisi primo domatore gentile

San Francesco, nelle leggende che lo raffigurano, era in grado di conquistare con la fiducia qualsiasi animale. Era un sussurratore gentile, forse il primo etologo italiano, ovvero conoscitore del linguaggio animale e capace di farsene interprete, "traduttore", con gli umani. Si rivolgeva agli animali come "figura paterna" e parlava loro di non violenza e di assistenza ai loro bisogni, ottenendone fiducia incondizionata.  

Imparare ad essere calamite attraenti per gli altri, comprendendo il linguaggio della fiducia, che è una comunicazione non violenta, esercitandosi con animali come i cavalli, diventa oggi un messaggio importante che va oltre l'equitazione, perché la fiducia è quell'elemento sociale necessario per lo sviluppo di pace, di giustizia sociale e di prosperità in un'accezione più inclusiva possibile. 

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