Hans era un cavallo di proprietà di Wilhelm von Osten, insegnante di matematica in pensione e addestratore di cavalli. Secondo Osten, il suo equino era in grado di sommare, sottrarre, moltiplicare, dividere, lavorare con le frazioni, scandire il tempo, seguire il calendario, differenziare i toni musicali e leggere e capire il tedesco. Alle domande Hans rispondeva indicando o battendo con il proprio zoccolo.

Von Osten fece spettacoli in tutta la Germania e la fama dell'abilità del suo cavallo raggiunse anche gli Stati Uniti d'America.

Dopo la morte di von Osten nel 1909, Hans cambiò più volte proprietari, ma dopo il 1916 se ne perse ogni traccia. Il suo destino rimane sconosciuto.

Hans sapeva contare veramente?

Hans sembrava capace a fare moltiplicazioni, divisioni e persino frazioni, diventando rapidamente una celebrità internazionale. Divenne noto come Hans l'intelligente.

In linea di massima, in reazione ad Hans si formarono due gruppi: i credenti e gli scettici. I credenti in Hans includevano molti eminenti naturalisti come Carl Georg Schillings, il filosofo Rudolph Steiner e il premio Nobel Maurice Materlinck che scrisse del cavallo, "che....Hans, a cui fu presto aggiunto il prefisso omerico e meritato l'Intelligente, era destinato a sconvolgere tutte le nostre nozioni di psicologia animale."

Gli scettici, che erano per lo più addestratori di animali, credevano invece si trattasse di un trucco, ma non riuscirono a spiegarlo, neppure dopo mesi di osservazione.

Ci è voluto un team multidisciplinare presieduto nel 1911 dal filosofo-psicologo Carl Stumpf per scoprire la verità. Il suo studente, Oskar Pfungst, ha svolto un ruolo di primo piano nelle indagini e ha scritto un libro Hans l'Intelligente (Il cavallo del signor von Osten): un contributo alla psicologia animale e umana sperimentale che documenta la sua meticolosa ricerca. Pfungst ha scoperto che von Osten non aveva bisogno di essere l'esaminatore. Chiunque poteva chiedere quesiti matematici al cavallo, purché conoscesse la risposta corretta e fosse visibile dal cavallo. Hans era aritmeticamente all'oscuro, ma in compenso era un attento osservatore.

Si scoprì che quando von Osten e altri esaminatori ponevano un quesito, avevano una determinata postura fisica o facciale. E quando il cavallo batteva lo zoccolo fino alla risposta corretta, si raddrizzarono leggermente. Hans sapeva che era giunto il momento di fermarsi. I cavalli sono visivamente molto più sensibili al movimento rispetto agli umani. Li aiuta ad evitare i predatori.

In effetti, Hans poteva rilevare movimenti anche infinitesimali di chi lo osservava e aveva posto il quesito matematico. Hans aveva imparato a rispondere a dei microsegnali per ottenere una ricompensa in cibo. Era così abile in questo gioco, che anche quando Pfungst cercava deliberatamente di sopprimere la trasmissione dei microsegnali, Hans era ancora in grado di captarli.

Si potrebbe dire che Hans avesse fatto della lettura degli esseri umani la sua professione.

Ne venne fuori una conferenza sull'argomento intitolata "Animali intelligenti e persone sbalordite".

Da allora il fenomeno è stato giustamente e frequentemente utilizzato come una lezione di saggezza sui pericoli dell'autoinganno, dei pregiudizi cognitivi come il pregiudizio di conferma (cercare supporto per la propria ipotesi) e metafora dei protocolli di ricerca inadeguati.

Il protocollo di ricerca su Hans

Lo psicologo Carl Stumpf formò un gruppo di 13 persone, noto come "Commissione Hans". Questa commissione era composta da un veterinario, un gestore di circo, un ufficiale di cavalleria, un certo numero di insegnanti di scuola e dal direttore del giardino zoologico di Berlino. Nel settembre del 1904 la commissione concluse che l'esperimento condotto da von Hosten con Hans era esente da trucchi.

Nel 1911 Oskar Pfungst sottopose il cavallo a una serie di prove, effettuando vari test con le seguenti varianti:

Hans mentre risponde alle domande
  • isolamento del cavallo e dell'addestratore dagli spettatori, in modo che nessuno spunto potesse derivare dalla presenza del pubblico;
  • domande poste da persona diversa dal padrone del cavallo;
  • utilizzo di paraocchi, che consentivano o meno di vedere la persona che rivolgeva le domande;
  • utilizzo, per porre le domande, di persone che non conoscevano le risposte.

Alla fine delle prove registrò i seguenti fatti:

  • il cavallo rispondeva correttamente, qualunque fosse la persona che poneva le domande;
  • non rispondeva esattamente:
    quando la persona era fuori del suo campo visivo;
    quando la persona ignorava la risposta alla domanda.

Pfungst constatò, pertanto, che il cavallo reagiva agli stimoli visivi del linguaggio corporeo di von Osten, riuscendo a cogliere le involontarie modifiche posturali ed espressive che intervenivano nel corso degli esperimenti.