Nella cultura arcaica persiana la donna è la portatrice d'acqua.

È la fontana in cui possono essere trattenute le acque pure della vita, contenute e protette e, soprattutto, versate a coloro che la circondano che ne hanno bisogno. Queste possono essere le persone, ma anche la fauna o la flora. L'acqua è ristoro per gli assetati, la purificazione per chi è sporco e il nutrimento per un mondo fecondo. Questo è profondamente nascosto nel misterioso campo di una donna.

Una dea antica indo-iraniana che rappresenta questo concetto è Anahita, che divenne poi nello zoroastrismo una Yazata (o angelo) ed è ancora parte dello zoroastrismo contemporaneo. Descritta come una bella fanciulla, forte, alta e pura, è raffigurata solitamente mentre tiene in mano una torcia che porta luce e libertà.

È la Dea di tutte le acque sulla terra, il suo titolo completo è Aredvi Sura Anahita che significa umido, potente e immacolato (puro), e viaggia sul suo carro trainato da quattro cavalli: Vento, Pioggia, Nuvola e Nevischio ovvero emanazioni dell'acqua che caratterizzano le precipitazioni e portano con sé un messaggio spirituale.

Anahita con i suoi cavalli è generosa con chi la compiace e austera con gli altri. Porta abbondanza o aridità, a seconda.

Anahita è una dea acquatica, ma che cavalca. Questo non è insolito, perché il mare e i cavalli sono selvatici, potenzialmente pericolosi, se non "addomesticati".

Con l'espressione cavalloni marini si intendono del resto le onde marine, che ci cullano, ci fanno divertire, ma possono essere anche molto pericolose.

D'altra parte l'acqua è un simbolo per il mondo sotterraneo, il mistero, il mondo dei sogni e il cavallo è un animale che sposa benissimo queste significanze allegoriche. Dai sogni all'intuizione, alla magia e al mistero, il cavallo sprona a un'ispirazione senza fine ed è per questo che ci sono più studi e libri e poesie e canzoni e ogni altra forma d'arte a rappresentare i cavalli, piuttosto che qualsiasi altro animale.

Per quanto si pensi di conoscere i cavalli, sfugge sembre qualcosa, sia al nostro controllo, sia alla nostra comprensione.

Il concetto qui è che il cavallo, come l'acqua, assume la forma in cui è trattenuto e si muove nel percorso di minor resistenza. Quindi il significato simbolico associato al cavallo cambia, a seconda che l'animale sia domo o sdomo. Può significare cultura e saggezza, quando è sellato e contenuto in un recinto, o al contrario spiritualità e libertà, ovvero mistero, quando è libero e selvaggio.

Ma qualsiasi cavallo, anche il più domo, liberato, può reinselvatichirsi. Come l'acqua di un bicchiere che si rovescia a terra... perde subito la sua forma fruibile e al servizio dell'uomo. Tale è la donna, più è forte, e più è indomabile.