Kiwi (19 ottobre 1977 - 2 febbraio 1995) è stato un cavallo da corsa purosangue neozelandese che ha vinto sia la Wellington Cup in Nuova Zelanda che la Melbourne Cup in Australia nel 1983.

Kiwi è particolarmente famoso per la sua penultima vittoria nella Melbourne Cup , e rimane l'unico cavallo nella storia ad aver vinto entrambe queste coppe.

Kiwi corse dal 1980 al 1987 e morì il 2 febbraio 1995 all'età di 17 anni per cause naturali nella fattoria dove aveva vissuto sin da puledro e dove è stato sepolto.

Kiwi è diventato un eroe equino in Nuova Zelanda e ha costituito un esempio chiave di come una creatura pensata per essere perdente possa vincere contro ogni previsione.

Lupton, il proprietario, utilizzava Kiwi come cavallo da lavoro per "radunare le pecore", e questo mestiere lo faceva anche come parte della sua routine di allenamento. Acquistato da puledro per soli mille $, non ha mai abbandonato la vita agreste e non ha mai fatto passaggi di mano dal suo proprietario ad altri durante la sua carriera o alla fine di essa.

Tenuto al pascolo e addestrato a casa, nella fattoria, non ha vissuto la classica vita da cavallo da corsa.

La sua è stata un giovinezza ricca di spazi e di stimoli naturali. Come cavallo impiegato per radunare la mandria di ovini, aveva un temperamento molto calmo ed equilibrato. I suoi polmoni erano sani grazie all'aria fresca ed era meno a rischio di problemi digestivi grazie al suo stile di vita attivo all'aria aperta e all'alimentazione a base di erba.

Tutto ciò lo ha aiutato a diventare un atleta incredibile e anche un esempio di come si potrebbero gestire i cavalli atleti.

Box, paddock o pascolo per la vita di un equino atleta

È ormai una conoscenza abbastanza diffusa che i cavalli sono più sani (fisicamente e mentalmente) se tenuti all’aperto, quindi perché la maggior parte dei cavalli atleti vive stabulato in box?

Il box è una sistemazione comoda per gli umani, non per i cavalli, che vi ci si adattano, ma ciò può influire negativamente sulla loro salute e sulla capacità di esprimere comportamenti naturali per la specie.

La scuderizzazione intensiva dei cavalli sportivi è spesso determinata da motivazioni personali, limitazioni di spazio o climatiche, paura di infortuni o semplicemente resistenza al cambiamento.

La Svizzera è il paese al mondo più evoluto da questo punto di vista. I proprietari di cavalli non hanno scelta. Dal 2008 è un requisito legale che tutti i cavalli scuderizzati debbano potersi vedere, sentire e annusare a vicenda. I cavalli di età inferiore a due anni e mezzo devono essere tenuti all'aperto in gruppi per favorire la densità ossea e apprendere un corretto comportamento sociale.

A tutti i cavalli da lavoro deve essere concesso del tempo libero in un campo almeno due giorni alla settimana e i cavalli non da lavoro (come le fattrici) devono avere un minimo di 2 ore al giorno fuori nel paddock. I gestori delle scuderie sono tenuti a conservare un registro per documentare i tempi di affluenza ai recinti di sgambamento.

Benessere del cavallo, di cosa si tratta?

Quando parliamo di benessere intendiamo un valore superiore alla salute. La salute è l'assenza di malattie manifeste. Il benessere è il sentirsi anche psicologicamente bene. Un cavallo può essere fisicamente sano ma depresso, allora non è in benessere.

La manipolazione, l'addestramento, la disciplina sportiva, le gare, gli interventi medici e il trasporto dei cavalli sono situazioni in cui l'interazione tra uomo e animale posssono portare a esperienze mentali negative o positive.

Il modello dei 5 domini

Tenendo presente questo, la New Zealand Thoroughbred Racing (NZTR), Lega di Corse di cavalli Neozelandese, ha chiesto al professor emerito David Mellor di valutare e creare standard minimi di benessere aggiornati e specifici per i cavalli, che sono stati ora adottati dalla Federazione internazionale delle autorità ippiche.

Il modello dei 5 Domini consente la valutazione durante l’addestramento, gli eventi competitivi e quando i cavalli vengono ritirati dal lavoro.

Il modello è incentrato sulle seguenti cinque categorie:

  • Nutrizione: accesso all'acqua dolce e una dieta equilibrata e appropriata per mantenere piena salute e vigore.
  • Ambiente: un ambiente di vita che li protegge dagli eventi meteo estremi e consente loro di muoversi e socializzare.
  • Salute: prevenzione o diagnosi rapida e trattamento di lesioni e malattie.
  • Interazioni comportamentali: la scelta di muoversi liberamente, formare legami sociali e godere del contatto con altri cavalli.
  • Esperienze mentali: minimizzare le esperienze negative e massimizzare le opportunità di cimentarsi in comportamenti e attività gratificanti.

Benessere non significa semplicemente mantenere i cavalli rotondi, lucenti e rinchiusi in sicurezza per prevenire lesioni: implica comprendere che i cavalli sono progettati da madre natura per trascorrere 16-20 ore al giorno pascolando e consumando foraggi grossolani mentre si muovono, in compagnia di altri equidi.

Ora non possiamo rifiutarci di accettare che vivere all’aperto è il modo più sano di essere per i cavalli e che i benefici non sono solo fisici, ma fisiologici e psicologici.

I pericoli della stabulazione in box singoli

Uno dei pericoli più mortali dell’isolamento in stalla è l’aumento del rischio di problemi digestivi, rispetto ai cavalli tenuti al pascolo.

Studi condotti presso l'Università di Nottingham hanno scoperto che i cavalli tenuti isolati in stalla per periodi di tempo prolungati sono più suscettibili a tutti i tipi di disturbi gastrointestinali come coliche, ulcere gastriche e infiammazioni intestinali.

I principali fattori di rischio elencati includono esercizio fisico intenso, consumo di grandi quantità di cereali, alimentazione irregolare, confinamento in stalle, somministrazione di farmaci come gli antinfiammatori non steroidei (FANS), esposizione a batteri e virus patogeni e aumento dello stress fisico.

Veterinari come la ricercatrice principale dello studio Sarah Freeman, professoressa di chirurgia veterinaria, hanno da tempo riconosciuto che i cavalli allevati nei recinti, anziché nei box, hanno meno coliche rispetto a quelli che vivono stabulati in modo intensivo.

Il sistema digestivo di un cavallo funziona meglio quando è felice, ha accesso costante al foraggio che incoraggia la masticazione e può muoversi liberamente mentre mangia. I cavalli, oltre che avere nel pascolo il loro ambiente elettivo, soffronto sia per l'esercizio troppo intenso, sia per la lacuna di esercizio quando sono stabulati, visto che non sono padroni di decidere se e quando muoversi e per quanto tempo, e tutto ciò interferisce con la normale funzione digestiva.

I cavalli respirano nasalmente; i loro passaggi nasali sono grandi e possono espandersi durante un intenso esercizio fisico per aumentare l'assunzione di aria.

Sono dotati di vie aeree e polmoni di grandi dimensioni, motivo per cui possono raggiungere velocità così impressionanti sulla distanza. Le loro vie aeree portano l'ossigeno nei polmoni dove passa nel sangue per essere pompato nel corpo.

Le comuni condizioni respiratorie equine comprendono l'emorragia polmonare indotta dall'esercizio fisico (EIPH), la malattia infiammatoria delle vie aeree (IAD) e l'ostruzione ricorrente delle vie aeree (RAO).

Le ultime due patologie sono etichettate come asma equina, perché entrambe sono caratterizzate da infiammazione delle vie aeree e accumulo di muco. I cavalli asmatici sono particolarmente sensibili alle particelle di polvere presenti nel loro ambiente (spesso presenti nel fieno o nelle lettiere polverose).

Quando un cavallo affetto inspira questi fattori scatenanti, le sue vie aeree si infiammano, i muscoli si restringono e il flusso d’aria viene limitato ai polmoni. Patologie alle vie aeree influiscono sulle prestazione dei cavalli in carriera.

La prevenzione o la gestione di questa condizione si ottengono meglio riducendo al minimo la polvere nell’ambiente del cavallo. È anche noto che pascolare con la testa abbassata aiuta a drenare le vie respiratorie.

Un gruppo di specialisti di medicina equina guidato da Laurent Couëtil, DVM, PhD, professore di medicina dei grandi animali alla Purdue University, negli Stati Uniti, ha scoperto che l'80% dei cavalli da corsa purosangue soffre di asma lieve o moderata. I risultati, pubblicati sul Journal of Veterinary Internal Medicine, mostrano che quanto peggiore è l’asma di un cavallo, tanto peggiori sono le sue prestazioni.

Joana Simões e un team di ricercatori dell’Università di Lisbona in Portogallo hanno scoperto che “la gestione ambientale dovrebbe essere l’obiettivo primario dei gestori delle strutture, perché i segni clinici e la funzionalità polmonare migliorano rapidamente in un ambiente poco polveroso, anche senza farmaci”. Tuttavia, quando l’infiammazione delle vie aeree si protrae per periodi prolungati, i cavalli possono sperimentare un “rimodellamento irreversibile delle vie aeree” che influisce sulla funzione respiratoria per tutta la vita.

La ventilazione è importante non solo per i cavalli, ma anche per il personale che lavora con loro che potrebbe inalare come i cavalli polveri sottili ricche di muffe e spore. Il fieno dovrebbe essere il più possibile scevvro da polveri quando somministrato. Ma anche la lettiera è un potenziale contaminante delle vie aeree a seconda del materiale con cui è fatta e di quanto spesso è cambiata.

L'emorragia polmonare indotta dall'esercizio fisico (EIPH) è un altro disturbo comunemente osservato nei cavalli da prestazione che lavorano ad alta velocità, come i cavalli da corsa.

L’EIPH presenta un costo enorme per l’industria delle corse ed è un potenziale problema per qualsiasi disciplina. Con una capacità di trasporto dell’ossigeno limitata, ciò che ne consegue sono solitamente prestazioni atletiche deludenti e continue interruzioni dell’allenamento. I cavalli che hanno sofferto di EIPH beneficiano di quanta più affluenza all'aria aperta e aria fresca possibile; questo previene ulteriori danni ai polmoni causati dalle particelle di polvere presenti nell'aria e consente ai polmoni di guarire.

I proprietari di cavalli sportivi costosi spesso prendono la decisione di non far uscire i propri cavalli in base alla possibilità di lesioni, senza considerare come il confinamento influisca sul benessere fisico ed emotivo dei loro cavalli.

Il dottor Andrew McLean, australiano, ha studiato i cavalli selvatici sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito e afferma che la vera aggressione (calci o morsi) tra cavalli è rara. Nei cavalli selvatici di solito si verifica solo quando gli stalloni combattono per le fattrici o quando le fattrici proteggono i loro puledri appena nati.

Tutte le altre relazioni, anche se possono sembrare conflittuali, sono solo rituali e raramente i cavalli si fanno male veramente nelle loro scaramucce di convivenza sociale.

Il dottor McLean sottolinea che, a differenza di quanto si credeva in passato, le gerarchie delle mandrie non sono solide e immutabili. I cavalli tendono a formare relazioni bilaterali, in cui un nuovo accordo viene concluso separatamente per ciascun membro del branco, così come per ogni nuova situazione o conflitto.

Esistono anomalie nella mandria, ma queste sono l'eccezione e non la regola. "I cavalli pazzi sono generalmente creati dagli umani." Il dottor McLean cita rari esempi di cavalli che faticano ad accettare la vita in gruppo, come puledri orfani allevati a mano e stalloni tenuti per anni in stretto isolamento.

In uno studio del 2008 su oltre 2000 cavalli, pony e asini svizzeri, pubblicato sull’Equine Veterinary Journal, il 18% degli infortuni si è verificato a causa di un cambiamento nella gestione ambientale dei cavalli, indipendentemente dal fatto che il cavallo fosse tenuto da solo o in gruppo. I ricercatori raccomandano ai proprietari di cavalli di affrontare qualsiasi modifica alla gestione lentamente e con attenzione per massimizzare la sicurezza.

Ci sono molti esempi validi di scuderie di cavalli da corsa e da concorso, oggi, con cavalli tenuti al prato e con ottimi risultati sia per la salute, sia per la carriera.

La pandemia da Covid per molti è stato il punto di svolta. I proprietari di cavalli non sono rimasti immuni dalle difficoltà economiche causate dalle chiusure forzate del lockdown, e molti cavalieri competitivi si sono messi alla ricerca di sistemi di alloggio e gestione alternativi per poter fronteggiare la quarantena.

Da allora, molte scuderie si sono dotate di spazi esterni per il libero sgambamento e questo lascia ben sperare che tenere i cavalli fuori sempre o a lungo possa diventare in futuro uno standard in molti paesi.

I social web sono molto di aiuto in questo senso, perché buoni esempi di cavalli tenuti al prato e che raggiungono lo stesso risultati di lavoro e sportivi invidiabili, sono da stimolo per tutto il settore.

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