La felicità è un sentimento soggettivo e associato a stati affettivi positivi che possono indicare un buon benessere. È sempre più riconosciuto che la capacità degli equestri di riconoscere gli indicatori di emozioni positive nel cavallo può impattare positivamente la qualità di vita degli equini, ma la ricerca in questo settore è limitata. Pertanto, lo studio qui citato ha indagato la percezione della felicità del cavallo da parte degli equestri.

Un sondaggio composto da 25 domande è stato distribuito attraverso i social media legati all'equitazione (a livello internazionale) e ha prodotto 332 risposte valide.

Cosa è la felicità di un cavallo e come si identifica

La felicità è un sentimento soggettivo caratterizzato da differenze individuali. La prima definizione scritta di felicità è collegata all’antico filosofo Socrate e definita come la conseguenza ultima desiderata dall’uomo a seguito delle azioni razionali. Aristippo definì la felicità come la presenza del piacere e l'assenza di dolore. Le definizioni contemporanee di felicità negli esseri umani spesso equivalgono alla soddisfazione della vita, al benessere soggettivo o al concetto di qualità della vita. Tuttavia, la felicità non è un costrutto omogeneo ed è caratterizzata da differenze culturali, legate all’età e individuali a seconda di ciò di cui si ha bisogno per raggiungere uno stato di benessere.

Nella scienza del benessere animale, la definizione di felicità non è univoca. Alcuni autori collegano la felicità alla presenza di piacere, mentre altri la definiscono come una riduzione o assenza di dolore fisico o mentale, altri ancora come l'esistenza di esperienze di vita prevalentemente positive e la relativa assenza di emozioni negative.

Ai fini di questo studio, la felicità è stata definita come la presenza di stati affettivi prevalentemente positivi.

I cavalli non sono in grado di auto-riferire verbalmente gli stati emotivi. Comunicano quindi le loro emozioni con il linguaggio del corpo e le vocalizzazioni. Poiché un individuo non può sperimentare le emozioni soggettive di un individuo di altra specie, i suoi giudizi possono essere soggetti a pregiudizi personali e inconsci che impediscono la corretta lettura dello stato emotivo del cavallo. Tuttavia, lo studio dell'etologia equina può aiutare in questo senso a decifrare meglio le emozioni dei cavalli.

Gestire gli animali in ambienti artificiali o seminaturali che probabilmente li privano del loro habitat naturale e dei loro bisogni può avere un impatto negativo sul loro benessere. La valutazione del benessere degli animali d’allevamento si è basata sul quadro delle Cinque Libertà del 1979 (originato dal rapporto Brambell del 1965).

Per i cavalli, le 5 libertà sono state tradotte nella teoria dei 5 Domini proposta nel 1994, che si compone di queste variabili:

  • Nutrizione: accesso all'acqua dolce e una dieta equilibrata e appropriata per mantenere piena salute e vigore.
  • Ambiente: un ambiente di vita che li protegge dagli eventi meteo estremi e consente loro di muoversi e socializzare.
  • Salute: prevenzione o diagnosi rapida e trattamento di lesioni e malattie.
  • Interazioni comportamentali: la scelta di muoversi liberamente, formare legami sociali e godere del contatto con altri cavalli.
  • Esperienze mentali: minimizzare le esperienze negative e massimizzare le opportunità di cimentarsi in comportamenti e attività gratificanti.

Questo sviluppo mira a riconoscere la “qualità della vita” dei cavalli. La definizione di buon benessere si è spostata dal concetto di raggiungimento dei requisiti minimi di benessere, al vivere una buona vita associata a stati affettivi che possono essere descritti come complessivamente positivi.

Una sola salute

Dall’inizio degli anni 2000, l’approccio “un mondo, una salute”, ora utilizzato da numerose importanti organizzazioni e istituzioni per il benessere umano e animale, ambientale ed economico in tutto il mondo, riconosce la relazione tra il benessere umano e animale e l’ambiente e mira a garantire il benessere generale attraverso la collaborazione multisettoriale su scala globale. Garantire un buon stato di benessere nei cavalli domestici è responsabilità del proprietario o del detentore/addestratore del cavallo. Tuttavia, alcuni di questi individui potrebbero non avere conoscenza e/o esperienza sufficienti nella gestione e nell’addestramento dei cavalli con conseguente compromissione dello stato di benessere.

L'importanza della gestione primaria

Contrariamente alla loro natura sociale, in molti paesi, i cavalli sono tradizionalmente alloggiati in box singoli presso maneggi o scuderie, con nessun o scarso contatto con i conspecifici. L’affluenza ai paddock può essere limitata e ristretta a causa di vincoli spaziali, economici o legati al clima e periodi prolungati di reclusione sono stati associati ad aggressività, depressione o all'insorgenza di comportamenti stereotipati dei cavalli in stalla. Le diete e i regimi di alimentazione potrebbero non soddisfare le esigenze del cavallo che normalmente trascorrerebbe fino a 16 ore al giorno al pascolo coprendo grandi distanze e nutrendosi di foraggio grossolano. È noto che periodi prolungati senza foraggio contribuiscono a ridurre il benessere dei cavalli in stalla, generando probabilmente emozioni negative come frustrazione o aggressività oltre a problemi di salute fisica. Pertanto, alcune pratiche di allevamento dei cavalli possono potenzialmente compromettere il benessere equino attraverso il verificarsi di stati emotivi negativi.

Le misure oggettive della felicità negli animali, compresi i cavalli, non sono state ancora studiate.

È stato tuttavia suggerito che il comportamento affiliativo, i nitriti, gli sbuffi e l'allorooming (grooming reciproco tra conspecifici) possano essere indicativi di stati affettivi positivi e, quindi, di un buon benessere nei cavalli.

Le opinioni degli equestri su ciò che costituisce un buon benessere variano e alcuni non hanno la capacità di rilevare un benessere subottimale nei cavalli. Ciò è aggravato dall'eccessiva fiducia dei cavalieri/amazzoni nelle proprie capacità e nella percezione delle conoscenze relative agli equini, il che potrebbe avere un grave impatto sul benessere dei cavalli sotto la loro cura. Essere informati sul benessere equino non è necessariamente associato alla capacità di tradurre le conoscenze di base in una pratica corretta o ottimale. Alcune lacune degli equestri nella conoscenza procedurale possono essere collegate alle loro diverse interpretazioni e visioni del benessere, che possono essere direttamente influenzate dal genere, dal reddito, dalla cultura (comprese le normative e i punti di vista specifici del paese e della struttura in cui il cavallo alloggia), dalla razza e aspetto estetico dell'animale stesso e ipotesi antropomorfe. Resta quindi difficile concordare una comprensione comune del benessere “ottimale” negli equidi, e gli equestri possono continuare a interpretare stati affettivi “buoni” o “cattivi” in base alle proprie esperienze personali, al proprio background socioeconomico e culturale.

C'è chi sostiene che alcuni equestri credono che solo i cavalli felici possano dare il meglio di sé. Questa nozione si applica particolarmente allo sport equestre, dove si ritiene che una buona o felice relazione persona-cavallo contribuisca parzialmente a migliorare le prestazioni e, in definitiva, al successo competitivo. È interessante notare che per oltre un decennio la FEI ha promosso il concetto secondo cui i cavalli da competizione dovrebbero essere gestiti per essere “atleti felici”, ma non è chiaro come venga definita la felicità nei cavalli per la FEI.

Pertanto, l'obiettivo di questo studio era di esplorare le percezioni della "felicità" da parte degli equestri nei confronti dei loro cavalli, dove "felicità" o "felice" è caratterizzato dall'esistenza di stati affettivi prevalentemente positivi.

La capacità di identificare e interpretare correttamente gli indicatori non verbali delle emozioni positive e negative gioca un ruolo chiave nella salvaguardia del benessere equino e può migliorare la relazione cavallo-persona. La consapevolezza degli stati affettivi dei cavalli da parte degli equestri è essenziale quando si tratta di fornire ai cavalli domestici adeguati regimi di addestramento e gestione e di valutare gli approcci scelti in termini di rispetto degli standard minimi di benessere. Oltre il 90% degli equestri in questo studio ha indicato che sono interessati a fornire benessere ai propri equidi.

Conclusione

Gli equestri possono avere eccessiva fiducia nella loro capacità percepita di valutare lo stato di felicità dei loro cavalli. Alcuni comportamenti dei cavalli che potenzialmente indicavano dolore o angoscia e, quindi, un benessere “cattivo” (ad esempio, il cavallo “molto avanti”/energico ogni volta che viene cavalcato) venivano interpretati - erroneamente - come segni di felicità. Questa percezione errata può mettere a repentaglio il benessere del cavallo e la sicurezza dell'ateleta umano. Tuttavia, gran parte dei partecipanti al sondaggio era consapevole del potenziale impatto positivo, ad esempio, di una maggiore affluenza ai paddock per il benessere del cavallo.

Per leggere tutto lo studio:

Tanja Bornmann, Hayley Randle, Jane Williams,
Investigating Equestrians’ Perceptions of Horse Happiness: An Exploratory Study,
Journal of Equine Veterinary Science,
Volume 104,
2021,
103697,
ISSN 0737-0806,
https://doi.org/10.1016/j.jevs.2021.103697.