Esiste una controversia accademica contemporanea, di sinistra, su quali siano state le considerazioni di Karl Marx sullo status degli animali nella società umana. 

Numerosi studiosi animalisti, inclusi alcuni ecosocialisti, sostenevano in passato che Marx fosse specista nei suoi scritti. Inoltre, essi sostenevano che, nonostante la successiva adesione alle concezioni darwiniane, Marx e Frederick Engels non avrebbero mai completamente trasceso la visione specista profondamente radicata, che avrebbe quindi infettato il materialismo storico nel suo complesso. Questi critici hanno concentrato le loro obiezioni principalmente sui manoscritti economici e filosofici del 1844, sostenendo che Marx presentava una prospettiva antropocentrica e dualista tra animali e umani, giustificando quindi ontologicamente un approccio strumentale e strumentalista allo sfruttamento di animali e ambiente che avrebbe, secondo loro, fornito una struttura ideologica moderna allo sfruttamento degli animali come esseri strumentali, al pari di macchine, e quindi da sfruttare. Tutto questo per una tendenza, in corso di superamento, di leggere lo specismo come differenziazione tra umani e non indipendentemente dal fatto che tale filosofia venga effettivamente utilizzata per giustificare la discriminazione o l'abuso.

Tutto questo è stato superato, e la sinistra a livello mondiale rivendica oggi la sua estrazione ecologista e animalista. Per una rilettura di Marx in questo senso, molto bello il lavoro, pubblicato nel 2018, degli studiosi John Bellamy Foster e Brett Clark, titolato, "Marx e lo specismo alienato", che rivede le critiche ambientaliste e animaliste al pensiero di Marx. Essi sottolineano quanto segue. Benché non fosse ovviamente il punto focale del suo lavoro, che era dedicato allo sviluppo di una critica del modo di produzione capitalistico, l'attenzione e l'affinità con gli animali non sono assenti dall'analisi di Marx, influenzata dal materialismo epicureo, tema della sua tesi di dottorato.

Il centro dell'epicureismo è una prospettiva che pone un'enfasi stretta nella correlazione tra umani e altri animali, dal momento che tutta la vita emerge dalla terra. Gli animali, come gli umani, sono visti come esseri senzienti che provano dolore e piacere. L'epicureismo affronta la distruzione ambientale, inclusa la morte delle specie, con intensa preoccupazione. Marx, profondo ammiratore del pensiero di Epicuro, riconosce la parentela tra sofferenza animale e sofferenza umana. Evidenzia inoltre come gli esseri umani, i più, siano impossibilitati a sollevarsi dalla ragione pratica, e quindi vivano come animali sottoposti allo stesso sfruttamento dei primi.

Anzi, piuttosto che negare la connessione tra esseri umani e altri animali, Marx scrisse "Sulla questione ebraica" nel 1843, prima dei suoi manoscritti economici e filosofici, che "[la] visione della natura che è cresciuta sotto il regime di proprietà privata e il denaro sono un vero disprezzo e un degrado pratico della natura. In questo senso, potrebbe apparire intollerabile che "tutte le creature siano state trasformate in proprietà" in quanto tutti gli esseri viventi dovrebbero vivere liberi.

Il tentativo di Marx di sviluppare un'ontologia sociale del lavoro sorse basandosi sulla psicologia animale (e umana) più avanzata dei suoi tempi. Per Marx l'essere naturale, corporeo, sensuale, oggettivo, è un essere sofferente, condizionato e limitato, come animali e piante. Ciò che spicca qui è il forte materialismo e naturalismo dell'analisi di Marx, che unisce gli esseri umani con "animali non umani" attraverso il concetto di pulsione correlato a varie disposizioni e facoltà. Se la specie umana ha pulsioni, esigenze e capacità sociali più sviluppate rispetto a altri animali, come si evince dalla produzione umana e dal lavoro sociale, ciò non separa l'umanità dal resto della vita.

Questo carattere di esseri umani come esseri di specie autocoscienti genera anche la capacità di auto-alienazione attraverso lo sviluppo della divisione del lavoro, della proprietà privata, della classe, della produzione di merci, ecc. L'alienazione è vista da Marx come un essere umano che si distacca dalla natura, che si traduce in uno specismo alienato nella società capitalista, come nella designazione cartesiana degli animali come macchine, strumenti al servizio dell'uomo.

Marx era acutamente consapevole delle condizioni di sfruttamento degli animali e della distruzione e dell'inquinamento provocati dal capitalismo. Marx, e soprattutto Engels, suo seguace che ne ha diffuso il pensiero, hanno preso nota della distruzione umana della natura e delle specie autoctone attraverso l'espansione globale del capitalismo. Dunque, per primi hanno parlato degli effetti nocivi della "globalizzazione", criticando come il sistema del capitale avrebbe generato uno specismo alienato. Ad esempio, Engels ha fatto riferimento agli effetti prodotti da specie invasive (capre) introdotte dai coloni europei sull'isola di Sant'Elena. Qui si vede una preoccupazione per la conseguente distruzione dell'ecologia indigena.

Ancora, Marx disse metaforicamente nel 1857 che "l'anatomia umana contiene una chiave per l'anatomia della scimmia", la metafora era comunque radicata in una vera parentela morfologica tra gli umani e i primati superiori. Tutt'altro che disinteressato al mondo animale e ambientale, Marx frequentò nella sua carriera accademica lezioni di antropologia, geologia ed affini. Ancora nel 1878, sessantenne, copiava nei suoi taccuini appunti sull'estinzione geologica delle specie risultante da mutazioni di isoterme (zone climatiche) dovute al cambiamento paleoclimatico. A suo modo, ha anticipato l'odierna Greta Thunberg, con i suoi "Fridays for future", cioè la preoccupazione per gli effetti dei cambiamenti climatici.

L'analisi di Marx sullo sviluppo storico del capitalismo ha evidenziato il pericolo per animali e natura. Per lui, la raffigurazione di animali come macchine rappresentava lo status agli animali concesso nella produzione capitalistica delle merci. Marx ha preso atto dei cambiamenti in corso, come la riduzione degli animali non umani a una fonte di potere e l'alterazione della loro organizzazione corporea e della loro stessa esistenza imposte per favorire l'accumulazione di capitale.

Nel Capitale, Marx ha presentato la relazione dinamica tra gli umani e gli animali da allevamento e da reddito illuminandone l' interdipendenza e i cambiamenti storici in atto. Nel primo periodo della storia umana, Marx ha indicato come tali animali svolgessero la loro parte di lavoro come chiunque altro nel sistema, vivendo accanto all'essere umano in un modello di fattoria a matrice familiare. Poi però, si è concentrato su come lo sviluppo storico del capitalismo, compresa la suddivisione del lavoro, ha cambiato queste condizioni, riducendo gli animali semplicemente a prodotti e materie prime di un'industria alimentare, come riflesso della logica generale del sistema di produzione. In questa critica possiamo leggere i prodromi all'alienazione degli animali negli allevamenti intensivi per massimizzare il profitto.

Nel secondo volume del Capitale, Marx descrisse come i capitalisti valutavano la vita delle mucche in relazione alla produzione: "I bovini come animali da tiro sono capitale fisso; quando vengono ingrassati per il macello, sono materia prima che alla fine viene messa in circolazione come prodotto, e quindi capitale fisso ma circolante", ovvero beni mobili, come è tutt'ora nell'ordinamento giuridico europeo. E ancora, "La corporeità degli animali non umani ha sollevato, intesa come prodotti, la questione dei costi (compresi quelli associati al tempo di rotazione) determinato dagli aspetti ecoregolatori della riproduzione naturale". "Nel caso di mezzi di lavoro viventi" spiega Marx, "come i cavalli ... il tempo di riproduzione è prescritto dalla natura stessa. La loro vita media come mezzo di lavoro è determinata dalle leggi naturali. Trascorso questo periodo, gli articoli usurati devono essere sostituiti con nuovi. Un cavallo non può essere sostituito un pò alla volta, ma solo da un altro cavallo." Benché distinti nella forma, i cavalli, equivalenti a capitale, erano visti semplicemente come macchine cartesiane intercambiabili. Ebbene, cosa sono oggi? Qual è la critica base delle associazioni animaliste all'impiego dei cavalli nella filiera equestre ed ippica?

L'epoca in cui visse Marx vide drammaticamente mettere in piedi scienza e tecnologia per accelerare la produzione al fine di abbreviare i tempi associati a processi naturali di ecoregolazione, come la crescita degli animali, con l'obiettivo di ridurre i tempi di turnover e accelerare la realizzazione dei profitti. Come Marx ha spiegato, nel contesto dell'allevamento di pecore tradizionale, era impossibile consegnare un animale al macello prima della fine di cinque anni. Ma nella sua epoca tutto cambiò. Nel sistema attuato all'epoca di Marx, le pecore di un anno potevano già essere ingrassate e in ogni caso erano completamente cresciute prima che fosse trascorso il secondo anno. Con l'allevamento selettivo, oggi definito intensivo, si ridusse la struttura ossea delle pecore al minimo necessario per la loro esistenza.

Marx non era indifferente a questi cambiamenti. Sosteneva che, con un'ulteriore espansione della produzione di carne e prodotti lattiero-caseari, l'allevatore avrebbe potuto triplicare la produzione, a quale costo però? Marx sosteneva che le nuove capre fossero tutta carne e poche ossa, perché ingrassate precocemente allo sviluppo muscolo schelettrico, tanto da avere difficoltà a reggersi in piedi. Marx si opponeva a questi nuovi metodi di produzione animale per carne e latticini, poiché il perseguimento di profitti infiniti portava a una vasta gamma di sofferenze e abusi corporali - inerenti a uno specismo alienato in cui gli animali erano non già visti come esseri viventi, bensì come macchine da manipolare in quanto tali. Le pecore allevate in modo da diminuire la struttura ossea - nelle parole di Marx, "hanno difficoltà a sostenere il loro stesso peso e la loro stabilità a causa dei loro corpi più grandi, più pesanti e delle strutture scheletriche più deboli. Per aumentare la produzione di latte per il mercato, i vitelli sono svezzati precocemente. I bovini sono alimentati scorrettamente con grassi di dubbia origine e altri intrugli ad alto consumo energetico progettati per accelerare il tasso di crescita".

Secondo le precedenti pratiche agricole, Marx osservava, "gli animali rimanevano attivi rimanendo all'aria aperta". Ora, con l'agricoltura industriale, erano confinati in una stalla con l'addetto alla mangiatoia, il che significava: "in queste prigioni gli animali nascono e rimangono lì fino a quando non vengono uccisi" con grave deterioramento della loro forza vitale "e deformità di crescita nei loro corpi, che sono considerati come semplici parti" e non un tutt'uno organico. Per Marx, tutto ciò era "Disgustoso!" Si trattava di un "sistema di celle di prigionia per gli animali" che Marx condannava in toto. 

Oggi, tali metodi capitalistici per accelerare e mercificare la riproduzione naturale includono anche l'uso di ormoni della crescita, massicci interventi di alimentazione innaturale basati su concentrati e un uso estensivo di antibiotici per trattare disturbi che derivano dalle condizioni alienanti in cui vengono allevati gli animali. Questi approcci sono diventati più intensi e diffusi nella produzione animale per carne e prodotti lattiero-caseari, come nel caso di polli, maiali, mucche, pecore e pesci.

Attraverso la sua analisi, Marx ha descritto in dettaglio come lo sviluppo capitalista abbia creato alienazione nel mondo animale e ambientale, riducendo gli animali a prodotti all'interno di allevamenti intensivi, portando allo sterminio delle specie non sfruttabili, soprattutto attraverso la distruzione del loro habitat, ai cambiamenti climatici e all'acidificazione degli oceani. Queste ampie preoccupazioni riguardanti le operazioni del sistema capitalista, le condizioni ecologiche e lo specismo alienato si intrecciano nelle considerazioni di Marx sull'evoluzione nefasta della società.

Con l'abrogazione delle leggi sul grano nel 1846, che introdusse il libero commercio, Marx identificò diverse tendenze in quello che chiamò il "nuovo regime" della produzione alimentare capitalista. Ciò includeva un ulteriore approfondimento della spaccatura metabolica nel ciclo dei nutrienti del suolo, aumentando la scala dell'espropriazione meccanizzata degli animali, essi stessi trattati come semplici macchine (o parti di macchine).

La critica di Marx allo specismo alienato, associata alla degradazione degli esseri umani e degli animali non umani, può essere considerata parte della sua più ampia critica ecologista e animalista. Nessuno potrebbe non riconoscere da un tale passaggio che la sofferenza umana e la sofferenza animale, come ha notato lo stesso Marx, sono affini. La lotta rivoluzionaria è necessaria, per Marx, per trascendere l'alienazione della natura associata al capitalismo. Marx ha chiaramente riconosciuto che lo sradicamento dello specismo alienato fa parte di questa lotta. Se "l'umanesimo pienamente sviluppato" diventa "naturalismo", è necessario forgiare una nuova dialettica uomo-animale, basata sul principio epicureo secondo cui "il mondo è mio amico". Marx dichiarò: "tutti gli esseri viventi devono diventare liberi".

Infine, per Marx il cavallo non era simbolo della nobiltà di portofoglio, e tanto meno della nobilità intellettuale o di nascita. Rappresentava il popolo sottomesso e sfruttato, particolarmente alcuni cavalli, come quelli da attacchi, che fungevano da traino per la mobilitazione di merci e persone, metaforicamente della comunità intera.

Con questa rilettura di Marx, la tutela animale non è più appannaggio delle destre, come è stata intesa in Italia negli ultimi 50 anni. Tutt'altro, la lotta animale e ambientale ha uno dei suoi capostipiti proprio in Karl Marx, animalista e ambientalista della prima ora.

Per approfondire sulla questione, 2018, Volume 70, Issue 07 (December 2018), Marx and Alienated Speciesism by John Bellamy Foster and Brett Clark - Topics: Agriculture , Ecology , Marxist Ecology -