Dandoci la prospettiva di un cavallo sulla vita umana, il Cholstomer (1886) di Lev Tolstoi è stato generalmente riconosciuto in occidente come un esempio dell'uso della "defamiliarizzazione" o "straniamento" da parte dell'autore.

Con ciò si intende il procedimento letterario in base al quale Tolstòj non chiama l'oggetto con il suo nome abituale, ma lo descrive come se lo vedesse per la prima volta: per cui adopera nella descrizione termini non abituali, estraniati dal contesto, corrispondenti ad altro, come se non fosse un "esperto" di ciò di cui scrive. Con il ricorso a questo stratagemma comunicativo, Tolstòj può esprimere con efficacia convincimenti non convenzionali per la sua epoca quali un pensiero empatico e compassionevole verso gli animali non umani, i sentimenti e le emozioni di chi è differente e viene giudicato diverso, che se pesano al giorno d'oggi, figuriamoci nella Russia ottocentesca di Tolstoj.

La critica più recente invece, vedi Ronald D. LeBlanc, professore di letteratura slava ∗, esamina il trattamento dei temi del sesso, dell'amore e della maternità nella storia di Tolstoi su un cavallo castrato. In particolare, esplora il significato che la castrazione - con la sua conseguente cessazione del desiderio sessuale - sembra avere in questa storia di un cavallo castrone che progressivamente si disinteressa alla fattrici, un racconto che può essere letto come l'espressione del desiderio da parte dell'autore di essere liberato dall'afflizione della lussuria sessuale e quindi essere in grado di perseguire un'esistenza più spirituale e meno carnale sulla terra.

Trama del libro

Cholstomér è un racconto di Lev Tolstòj, scritto nel biennio 1863-1864, rivisto numerosissime volte e pubblicato nel 1886.

Cholstomer è un purosangue dal passo lungo e corre veloce come il vento, ma il suo manto pezzato è considerato un grave difetto per un cavallo di razza e per questo viene venduto a un privato che lo maltratta e lo fa lavorare duramente. Quel mantello pezzato è la sua condanna, e anche i suoi ultimi compagni di razza lo sbeffeggiano, quando lui è ormai vecchio e malandato. Fino a quando non inizia a raccontare la sua storia, ogni notte un episodio. E ogni notte guadagna sempre più rispetto. Ma è una storia tanto tenera quanto triste. Dai primi innamoramenti fino alla vecchiaia, con l'inevitabile corollario di speranze disattese e sogni infranti. Uscito per la prima volta nel 1886, in questo breve romanzo, Tolstoj parla come se egli stesso fosse quel cavallo. E nelle sue parole si rivela la sapienza del grande scrittore russo nello svelare i vizi e le crudeltà della natura umana.

∗Ronald D. LeBlanc. “No More Horsing Around: Sex, Love, and Motherhood in Tolstoi’s Kholstomer.” Slavic Review, vol. 70, no. 3, 2011, pp. 545–568. JSTOR, www.jstor.org/stable/10.5612/slavicreview.70.3.0545.