Horse Angels ha recentemente incontrato un paio di istruttori di salto ostacoli della gloria dei tempi che furono e ne è nato uno scambio di opinioni sullo stato dell'arte dello show jumping che qui riassumiamo. Non era prevista una intervista, ma uno scambio di opinioni, per questo non esplicitiamo i nomi, anche perché non fa differenza. C'è chi si riconoscerà nelle problematiche qui descritte, e chi invece le rifuggirà perché ha opinioni diverse.

Lo scopo dell'articolo è solo quello di esaminare questa possibile prospettiva dal momento che ogni realtà può essere definita come una questione di lente, riflettore e operatore. 

Lo sport è cambiato, tanto che le vecchie leve che abbiamo incontrato difficilmente vi si riconoscono. Un tempo, chiunque cavalcasse lo faceva perché amava i cavalli, dicono. Non solo il modo di istruire è cambiato, ma le persone sono cambiate, lo sport è cambiato. L'idea di ciò che un cavallo significa non è più la stessa. "Fortunati furono coloro che conobbero il salto ostacoli nella sua età dell'oro",  sembra essere il messaggio, sottintendendo che oggi si sia assai lontani da quell'epoca. 

Certo, non tutto è cambiato per il peggio, oggi ci sono regolamenti che tengono conto della necessità di tutelare maggiormente gli equini, ma altre cose sono peggiorate. Sul secondo versante, in particolare, oggi si dà modo a tutti quanti di saltare e di competere. Sono state create tante categorie per dare modo anche al mediocre di gareggiare. Purtroppo, a causa del denaro, della diffusione di piloti timorosi e privi di talento, ma spinti avanti perché in grado di comperarsi cavalli qualitativi, oggi esistono dei gran cavalli ma mancano i cavalieri adeguati a montarli.

Il ruolo degli istruttori è diventato quello di crescere dilettanti timorosi ma facoltosi, rendendo loro più facile possibile lo sport.  Il salto ostacoli è diventato uno sport per persone ricche ma prive di talento per la disciplina specifica. 

Un tempo, per prendere le patenti, dovevi faticare duramente. Per poter fare carriera, dovevi essere in grado di gestire cavalli con ogni genere di problema. Non esistevano i super cavalli di oggi, comperati già fatti, ma il cavallo si faceva insieme al suo cavaliere.

Un tempo, gli istruttori andavano in centro Europa e prendevano cavalli a poco prezzo, i cavalli venivano poi rifiniti in Italia lavorandoli anno dopo anno con gli allievi.

Oggi, chi ha i soldi va a fare shopping di cavalli nel mondo e torna a casa con il cavallo già fatto e confezionato con il fiocco. Un cavallo che ha già avuto buone prestazioni perché ha già vinto in mano ad atleti. Questi cavalieri, non hanno mai montato cavalli difficili, né saprebbero addestrare cavalli. Se qualcosa non funziona, non è mai colpa loro... si incolpa il cavallo o l'addestratore. 

Gli istruttori temono di perdere il cliente, dunque scopo dell'istruttore non è fare il cavaliere, ma compiacerlo portandolo in giro per eventi. Perché un pilota sia più che mediocre, occorre che dedichi tempo, pazienza, energie all'attività, e che sia disposto al sacrificio per essa. Oggi, la mancanza di predisposizione a fare la gavetta non può essere compensata dai soldi che comperano il cavallo già fatto. Neppure il migliore cavallo al mondo, se sopra non ha un pilota di pari bravura, può vincere tappe importanti. 

Oggi ci sono cavalieri che si fanno montare i cavalli da terzi per trascorrere meno tempo in scuderia. Così hanno più tempo per divertirsi e fare altro nella vita. Poi, chiaramente, non sono in grado di competere ad alti livelli. Purché continuinino ad elargire i soldi al sistema, la cosa viene ampiamente accettata come il nuovo volto dell'equitazione per i figli di mamma e papà che cercano comfort e status dall'equitazione, non sacrificio e fatica.

Cavalli sdomi difficilmente sono avviati alla disciplina. Se poi gli allievi cadono, specialmente nelle categorie di avviamento all'agonismo, non continuano nell'equitazione. Hanno bisogno di cavalli già pronti chiavi in mano che non li mettano tanto in discussione.

E l'istruttore? E' in grado di preparare un cavallo? Raramente o sempre meno di frequente. Anche l'istruttore medio è diventato un operatore che ha qualità mediocri sia nell'insegnare agli allievi che ai cavalli.

Un tempo gli istruttori erano quelli che prendevano cavalli anche sdomi, impauriti, pronti alla fuga, e parte del loro piacere nella professione era quello di renderli fiduciosi e collaborativi. Oggi ognuno ha la sua specializzazione e l'istruttore comune raramente sa addestrare. Per addestrare ci sono le figure apposite. Certo, si sono rilasciate patenti in modo facilitato rispetto a come si faceva un tempo, perché anche la distribuzione di patenti è un modo per allargare la base del business.

In realtà è la comunicazione con l'animale e il rapporto con l'animale ciò che può portare al successo. Dunque, se lo scopo è migliorare lo stato dell'arte dello show jumping, è necessario avere cavalieri disposti a partire dalla gavetta e non portarli a competere fino a che non sono pronti, fino a che non sono in grado di prendere qualsivoglia cavallo, purché sano e fisiologicamente adatto, e con amore e rispetto portarlo a fare la disciplina partendo da zero. Solo così si fanno i cavalieri.

Continuando su questa strada, nel giro di un decennio, non ci saranno più cavalieri in Italia di livello internazionale, concludono i nostri interlocutori. 

Che sia vero o no, è sicuramente una prospettiva che è il caso di intitolare: quando i soldi uccisero lo show-jumping.

Almeno, in questo caso, non vengono additati come colpevoli gli animalisti:)