TRA LE TANTE VITTIME DELLA GRANDE GUERRA NON DIMENTICHIAMO I CAVALLI DELLA MAREMMA: “BLOCCATI” DALLA GUERRA DI TRINCEA, SI INERPICARONO SUI MONTI TRASCINANDO MITRAGLIATRICI E ARTIGLIERIA.
Si può dire che i cavalli della Maremma fossero veterani di mille battaglie.
I sovrani di mezza Europa ne avevano apprezzato la grande resistenza e tenacità, acquistandoli per metterli al servizio dei loro eserciti. Anche i Savoia ne apprezzavano le qualità e la resistenza al freddo, fin dal giorno in cui li trasportarono a migliaia di chilometri della Toscana per combattere in Crimea contro i russi.
Così, quando la Toscana entrò a far parte dell’Italia, i cavalli maremmani rifornirono costantemente il Regio Esercito, tanto che a fine Ottocento la quasi totalità di questi cavalli venivano allevati a tale scopo, inviati anche verso il Meridione per stroncare il banditismo.Poi venne la Grande guerra. Tutto d’un tratto la cavalleria sembrava esser diventata quasi obsoleta.
Tuttavia centinaia di migliaia di cavalli maremmani (e anche un gran numero di destrieri provenienti dalla Sardegna) continuarono ad affluire sul fronte italo-austriaco. La cavalleria era rimasta bloccata dalla guerra di trincea ma mitragliatrici e pezzi di artiglieria dovevano essere portati avanti e indietro dal fronte e sulle cime fortificate. I robusti cavalli della bassa Toscana dovettero svolgere questo ingrato compito. I cavalli dei butteri maremmani conobbero l’orrore della guerra di trincea.
“I cavalli abbandonarono i colli cinti dalla macchia mediterranea, dimenticarono il sapore della salicornia e il profumo della mortella e dell’erica [...]. Bestie che con gli umani che li spingevano alla morte hanno condiviso l’aria infestata di iprite, hanno resistito indossando anch’essi le maschere antigas e poi sono crepati, a centinaia di migliaia [...] Chi ci racconterà il punto di vista di quegli animali ammazzati, abbattuti, gassati, dilaniati e storpiati? Eppure sono morti anche loro, i cavalli maremmani come quelli sardi, i muli e gli asini. E dall’altro lato della trincea bisogna ricordare gli avelignesi o haflinger, stupendi coi loro crini biondi, eppure uccisi in nome dell’odio e degli interessi delle potenze.” (da PCSP, A. Prunetti)
Morirono a centinaia di migliaia, quindi, sul solo fronte italo-austriaco, mentre si stima che in totale siano morti, nel corso della Grande guerra, otto milioni tra cavalli, muli e asini.