I comportamenti compulsivi o 'stereotipati' sono atteggiamenti ripetitivi che non hanno apparentemente alcuna funzione e occupano una parte significativa del tempo di un animale.

Alcuni esempi per gli equini includono il ballo dell’orso e il ticchio di appoggio. Questi problemi sono frustranti anche per i proprietari. Come risultato, sono stati spesso classificati come "vizi", un'etichetta che implica un certo guasto o mancanza da parte del cavallo. La realtà è semmai opposta. C'è qualcosa di sbagliato nell'ambiente che accoglie il cavallo, tale da causargli frustrazione nervosa e da generare di conseguenza il comportamento stereotipato compensativo.

A riprova, nei cavalli selvatici, che vivono nell’ambiente naturale e che sono indipendenti dall’essere umano, questi comportamenti non sono mai stati osservati.

In natura i cavalli pascolano 16-19 ore al giorno, consumando una grande varietà di piante. Ogni pochi passi fanno un boccone e così passano gran parte della giornata spostandosi gradualmente e mangiando. Vivono insieme in gruppi sociali relativamente stabili, dove è scambiata una quantità enorme d’informazioni sociali attraverso meccanismi non verbali tra cui il tatto, l'olfatto e cambiamenti visivi in ​​postura del corpo e in espressione del viso.

La capacità dei cavalli di coprire lunghe distanze al giorno e di rispondere a segnali sociali raffinati, li ha resi ideali anche per la convivenza con l’essere umano e per rispondere a esigenze domestiche.

Ma non si può prendere il cavallo e decidere di accettarne solo alcuni aspetti rinnegandone altri. Gli stessi geni che consentono ai cavalli di collaborare fattivamente con l'umano, grazie alla formazione allo scopo, esprimono l’esigenza di passare una certa quantità al giorno a masticare e socializzare con simili.

Ambienti troppo antropizzati potrebbero non consentire il soddisfacimento di questa esigenza tipica, dunque primaria. Alcuni cavalli si adattano a un ambiente restrittivo senza alcun problema apparente. Altri invece soffrono per la situazione sviluppando comportamenti compulsivi denominati nel settore degli sport equestri vizi redibitori. Si tratta di reazioni di compensazione a fronte di una lacuna.

Ad esempio, i cavalli tenuti in stalle con accesso limitato ad altri cavalli e alimentati con diete a basso contenuto di foraggio sono i più propensi a sviluppare questi problemi legati a una sofferenza psicofisica.

Il masticare a vuoto può essere un sinonimo dell’avere poco tempo da dedicare alla masticazione, laddove il natura la maggior parte del tempo è dedicato proprio a ciò.

Vi sono studi scientifici che dimostrano che i puledri alimentati a concentrato contraggono il vizio di mordere in misura quattro volte superiore rispetto a quelli alimentati con una dieta a prevalenza di fibre. Le diete iperproteiche (ad alto contenuto di cereali) aumentano l'acidità gastrica e il rischio di ulcere che possono aumentare il rischio di coliche.

La salivazione funge da cuscinetto per neutralizzare gli acidi dello stomaco. Il masticare a vuoto può essere sinonimo di alimentazione poco equilibrata e problematica per la digestione.

Il ballo dell’orso, spostare il peso continuamente da una parte all’altra, è un'altra manifestazione nervosa che colpisce i cavalli troppo segregati dai propri simili. Colpisce meno, tra i cavalli scuderizzati, quelli che hanno la possibilità di vedere e toccare i cavalli stabulati in stalle confinanti.

Il trattamento dei comportamenti compulsivi può essere difficile perché richiede l’ arricchimento ambientale di stimoli sensoriali significativi per la specie cavallo.

Non si tratta di determinare ciò che è meglio o più comodo per i proprietari o gestori o custodi, ma per i cavalli, se si vuole curare delle patologie che hanno un’origine psicofisica.

Il cambio temporaneo di ambiente, qualche ora il giorno o a settimana, può non risolvere il problema, che richiede invece delle soluzioni strutturali stabili. Quanto più a lungo è andato avanti il comportamento compulsivo tanto  più difficile diventa il suo trattamento.

Paradossalmente il vizio porta il cavallo a sentirsi meglio, perché compensa una lacuna, e quindi il cavallo si cronicizzerà nel ripeterlo.

La prevenzione è lo strumento migliore e più efficace. Dispositivi meccanici per limitare i tic nervosi sono palliativi, che non risolvono il problema all’origine e che possono essere “disumani”.  E' accettabile bloccare semplicemente il cavallo da comportamenti che possano aiutarlo a far fronte a un ambiente poco soddisfacente? La colpa del vizio è dell’ambiente non del cavallo. Pensiamo agli stalloni eccessivamente scuderizzati che si autoinfliggono e al “rimedio” della museruola. E’ umano come trattamento? Risolve lo stress? Niente affatto.

Quello che risolverebbe lo stress sarebbe forse la castrazione, laddove non è possibile donare a quello stallone un ambiente più idoneo e più liberale di vita. Un recinto ad hoc che gli permetta insomma di socializzare con altri cavalli pur impedendo accoppiamenti non voluti o lotte indesiderate.

Altre opportunità di arricchimento ambientale, da prendere in considerazione con cavalli problematici dal punto di vista di tic nervosi, sono costituite da:

  • prolungamento dell'attività di foraggiamento (ad esempio a volontà),
  • un adeguato esercizio fisico,
  • maggiorazione delle possibilità di interazioni sociali con conspecifici.

Massima prevenzione possibile, e auspicabile, rinunciare al cavallo se non si è in grado di offrirgli l'ambiente corretto di vita.

La massima forma di amore è il possesso responsabile, che può coincidere in assenza di possibilità, alla rinuncia a far soffire un cavallo per il proprio egoismo.

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