In certi comparti del mondo del cavallo è troppo facile che ci sia cocaina a disposizione e che gli atleti possano sviluppare dipendenza.
E' sufficiente guardarsi intorno per scoprire che ci sono dipendenti alla cocaina a tutti i livelli, specie quelli alti: atleti, ma anche istruttori e altri operatori che circolano intorno al mondo del cavallo.
La tossicodipendenza è una malattia ed è curabile con l'aiuto professionale e la riabilitazione. Ma un tossicodipendente ha anche bisogno di assistenza da parte di tutti, inclusa la comunità di cui fa parte, che anziché incoraggiarlo a perseguire nel vizio, dovrebbe fare campagne stampa affinché se ne esca.
Perché gli sport equestri presentano questa problematica? Qui a seguire 3 ordini di possibili cause:
- facile accesso al denaro, perché gli sport equestri richiedono persone ricche,
- stress da eccesso di competizione, non solo sportiva, ma anche per come ci si veste, ci si presenta, l'aspetto fisico con una diffusa "grassofobia", la macchina che si guida e per la quale si è giudicati in un ambiente snob, razzista, esclusivo e impietoso per chi non rappresenta determinati standard di apparente successo sociale (apparenza e non sostanza, questo è il problema),
- sport pericoloso, dunque il coraggio che serve e che manca compensato con le droghe, per non sentire fatica, dolore e paura.
Alle volte le droghe cui gli umani ricorrono per sentirsi meglio sono legali. Ogni dipendenza dal farmaco che controlla il dolore, piuttosto che anfetamine per dimagrire o non sentire fatica, ingenuamente dispensate da un medico, possono trasformarsi in un'altra dipendenza e l'utente si rivolge all'eroina o alla cocaina quando non può più permettersi di acquistare altro o perché trova più facilmente quelle, già in maneggio grazie al pusher locale.
Il problema è reale, diffuso, e ci sono persone che sono affette da questa dipendenza e che rovinano se stesse, la propria vita e la propria famiglia, perseguendo nell'uso e abuso. Altroché cavalli terapeutici che risolvono qualsiasi problema: in questo caso ci sono famiglie che potrebbero dire che i cavalli, e non per colpa loro, hanno rovinato completamente il proprio figlio o la propria figlia, gettandoli nel baratro della dipendenza, in un ambiente malsano, orientato a tutto tranne che al benessere reale di persone e animali.
A chi non crede che il problema sia diffuso, rifletta su questo fatto: esiste in Italia una soglia di contaminazione ambientale da cocaina che non è doping ai fini della giustizia sportiva ippica. Viene considerato dunque normale - non un problema - che la cocaina sia presente e registrata anche negli esami antidoping dei cavalli. Sotto una certa soglia non c'è irregolarità. Ma non è così nella giustizia ordinaria, dove non esiste una soglia ambientale di cocaina considerata normale per i cavalli.
Ci sono stati anche casi di violenza su animali dove è venuto fuori che l'atleta era cocainomane, per non parlare dei decessi in maneggio: fece scalpore qualche anno fa il caso del groom trovato morto di overdose nel van cavalli parcheggiato nell'apposito spazio durante un concorso. Quanti maneggi sono stati indagati negli ultimi anni per presenza di droghe nascoste nell'infrastruttura?
E a chi sottostima. Può darsi che non sia subito evidente, la persona può sembrare funzionale, ma è un tossicodipendente e per lui o lei esiste solo la discesa dove prima o poi si tocca il fondo se non smette di drogarsi. Quindi chi circonda questi tossicomani avrebbe il dovere morale di incoraggiarli ad uscirne.
Gli enti di promozione, privati o pubblici, degli sport con i cavalli dovrebbero fare campagne stampa contro l'uso di droghe nei maneggi, scuderie e ippodromi, anziché infischiarsene e sottostimare il problema.
Non solo, al pari dell'antidoping ai cavalli, andrebbe fatto più di sovente e per più categorie di gare anche quello agli umani. Chi non è d'accordo sostiene che l'antidoping ai cavalieri farebbe aumentare i costi di iscrizione e solleverebbe molte questioni legali.
Maggiore informazione, campagne stampa specifiche che allontanino gli atleti da questo rischio, come un elenco di opzioni di aiuto (dalle linee telefoniche per la dipendenza alla riabilitazione) sono fondamentali, e la loro diffusione obbligatoria negli ambienti a maggiore rischio.
Va curato anche l'ambiente. Innanzitutto moralmente. Togliendo tutto quell'anflatto ad un'apparente perfezione che manca completamente di sostanza.
Non importa solo raggiungere i risultati, ma anche come.
Non importa solo essere belli fuori, ma anche dentro. Non importa solo essere snelli, ma conta saper stare in equilibrio sul cavallo. Non importa solo con quale macchina si raggiunge il maneggio, ma se si pagano regolarmente le tasse per aiutare i più poveri della comunità. Non contano solo i soldi, ma anche i meriti individuali. Se l'ambiente sociale è pessimo, non dobbiamo stupirci di abuso di cavalli, abuso di minori, doping e tossicodipendenze. Occorre mettere dei punti fermi di valori etici all'intero comparto per il suo "rinascimento".
Occorre una terapia collettiva che soccorra l'allenatore, l'istruttore, il partner... perché la droga negli sport con i cavalli è un problema sociale oltre che individuale. Se la persona vuole disintossicarsi, ma continua a frequentare un ambiente tossico, dove gli offrono droga ad ogni gara o concorso, farà più fatica ad uscirne.
Campagna stampa Horse Angels per un mondo del cavallo migliore.