In astratto il doping nei cavalli è definito come "somministrazione illegale di qualsiasi sostanza che potrebbe modificare le capacità naturali del cavallo al momento della gara".

Il divieto di doping è principalmente basato su due cardini:

a) difesa dalla frode sportiva,

b) tutela dei cavalli.

Il doping può essere somministrato a vari scopi. Il caso più banale è per tentare di vincere più facile. Tale doping può essere classificato come una forma acuta quando si usano stimolanti psicomotori, come una forma cronica quando si usano gli ormoni anabolizzanti, e come forma paradossale quando vengono impiegate dosi di neuroleptici o tranquillanti in cavalli eccitabili.

Secondo le regole del doping, non c'è differenza tra la terapia e il doping al momento della gara. Così, in gara, tutti i farmaci, anche quelli che in circostanze diverse dalle gare sono considerati terapeutici, possono essere considerati come doping. Questo fatto riguarda in particolare la terapia con farmaci antiinflammatori non steroidei o anestetici locali che potrebbero nascondere problematiche e sforzare un cavallo oltre i suoi limiti naturali. Una questione particolare è, invece, il doping involontario, reinvenuto a causa di effetti collaterali sconosciuti, combinazioni di farmaci, integratori alimentari o additivi alimentari somministrati in modo involontario o accidentale. Il doping accidentale può essere causato dalla mancanza di consapevolezza sui tempi di eliminazione dal corpo delle sostanze vietate in gara.

Al momento, non è possibile definire tempi esatti di sospensione dei vari farmaci a causa delle molteplici variazioni interindividuali a diversi livelli della farmacocinetica.

Come casi di frontiera del doping, la somministrazione di sostanze endogene come elettroliti o glucosio, sarebbero meritevoli di approfondimento. Anche se la loro applicazione parenterale è vietata prima della gara, la somministrazione altrimenti di bicarbonato o di doping del sangue (aumento di globuli rossi nel sangue con lo scopo di ottenere migliori prestazioni atletiche) vanno altresì citati tra le ipotesi di alterazione della prestazione naturale.

Tra i metodi di doping speciale possono essere presi in considerazione l'uso di sostanze "mascheranti" o diuretiche atte a rendere più difficile l'individuazione delle droghe illegali.

Alla fine, fin troppe tipologie di intervento che possono alterare la prestazione e, per noi ben più grave, che possono causare un danno, volontario o involontario poco ci interessa, al cavallo.

Ricordiamo che il doping è, per la legge italiana, a tutti gli effetti un maltrattamento, oltre che una frode sportiva.

Il tutto avviene sovente, come dimostrano i report pubblicati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestale, e a fronte di scarsa promozione di maggiore consapevolezza e onestà nell'agonismo con i cavalli, senza avere da contraltare pene/sanzioni in grado veramente di scoraggiare. Le "punizioni" previste in Italia per questo reato sono infatti tra le più leggere in Europa. Non è vergognoso che un paese noto per la propensione a creare dei "furbetti" non si doti di un sistema di giustizia più efficace? Non denota tutto questo, forse, la mancanza di volontà a cambiare?

Se così non è, a quando l'inasprimento delle pene?!?

Cosa fare se si è testimoni di doping. Dotarsi delle prove e correre in Prefettura a denunciare il caso, specialmente se la giustizia sportiva pare inefficace.

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