All'instaurarsi del nuovo governo, forse in molti avevano sperato, erroneamente per quanto si è visto finora, che l'Italia si avviasse a una transizione ecologica anche della pubblica amministrazione verso la biopolitica.
La speranza di molti di vedere finalmente una continuità tra cultura e natura che portasse a sancire il libero arbitrio di entità non umane, come era apparso quando rappresentanti di associazioni ecologiste erano sfilati fuori dall'incontro con il Premier Draghi, per annunciare un nuovo super ministero per la transizione ecologica, non sembra si possa realizzare a breve. Il riorientamento a politiche ecologiche e ambientali, come l'unico modo per superare il degrado naturale, il cambiamento climatico e altre forme di violenza su creature viventi, inclusi gli animali non umani, sembra debba essere nuovamente rimandato, tradendo gli unici aspetti positivi, in filosofia morale, che la pandemia da Covid 19 potessero seminare nella nostra società.
L'equilibrio tra natura e cultura chiederebbe che anche la prima fosse riconosciuta in costituzione.
L'apertura del diritto a forme di vita non umane è il riferimento fondamentale della biopolitica. Eppure, anche se i politici alle volte promettono dei cambiamenti sensati per la "bio" filosofia morale, raramente vanno oltre il presentare dei bei pacchetti, vuoti però dei contenuti più appropriati. Sicuramente non è facile riorientare le società attuali e le loro pubbliche amministrazioni verso una pratica polispecie di governo, anche se è doveroso per salvare il pianeta o consegnarne, alle future generazioni, uno in cui vale la pena di vivere per la maggioranza dei suoi abitanti, umani e non.
Tuttavia le prospettive di una pratica di governo sempre più inclusiva sembrano un'aspirazione non meno assurda di altre, come l'abolizione della schiavitù umana o l'espansione della protezione giuridica e del riconoscimento politico per i gruppi minoritari, le donne, i disabili, gli LGBTQ, gli animali, il mare, la natura per esteso.
La marcia della filosofia morale in questa direzione, sul fronte dell'estensione dei diritti, è una costante della nostra civiltà. Specialmente nei confronti degli animali non umani c'è oggi un alto grado di sensibilizzazione, dimostrato dal fatto, ad esempio, che sempre più governi siano orientati all'abolizione degli spettacoli e intrattenimenti con gli animali, si veda il circo con animali esotici o con animali in generale.
A questi animali, le predette nazioni, sono disponibili a riconoscere un diritto al lbero arbitrio, perché non debbano muoversi a comando di alterità per guadagnarsi il vitto e l'alloggio, avvertito questo impiego nella coscienza collettiva, come una specie di asservimento comparabile alla schiavitù, specialmente se l'animale deve vivere in gabbia.
Il culto di Pachamama
Nel 2008 l’Ecuador ha scritto la Dichiarazione universale dei diritti di Madre Terra e l’ha inserita nella sua Costituzione, riscritta dopo un referendum popolare. Nel 2010 la Bolivia ha seguito l’esempio dell’Ecuador, adottando il documento. Evo Morales, il primo presidente indigeno a guidare la Bolivia, ha presentato la Dichiarazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) nel 2012, dicendo:
Il XX secolo è stato il secolo dei diritti umani. Il XXI secolo deve diventare il secolo dei diritti della Madre Terra e di tutti gli esseri viventi. Per vivere in armonia con la natura dobbiamo riconoscere che non sono solo gli esseri umani ad avere diritti, ma anche il pianeta, gli animali, le piante e tutti gli altri esseri viventi hanno diritti che dobbiamo rispettare. Ciò che sta accadendo adesso a causa del cambiamento climatico è legato al mancato rispetto dei diritti di Madre Terra.
Ecco alcuni punti della Dichiarazione, in cui si legge che Madre Terra e tutti gli esseri che la compongono hanno i seguenti diritti:
- Diritto alla vita e a esistere;
- Diritto a essere rispettata;
- Diritto alla rigenerazione della sua biocapacità e continuazione dei suoi cicli e processi vitali liberi da alterazioni umane;
- Diritto a mantenere la sua identità e integrità come esseri differenziati, auto-regolati e correlati;
- Diritto all’acqua come fonte di vita;
- Diritto all’aria pulita;
- Diritto alla salute;
- Diritto a essere liberi da inquinamento, contaminazione e rifiuti tossici o radioattivi;
- Diritto a non essere alterata geneticamente e modificata nella sua struttura in modo da non minacciare la sua integrità o funzionamento vitale e salutare;
- Diritto a un ristabilimento pieno e tempestivo per le violazioni dei diritti riconosciuti in questa Dichiarazione causati da attività umane.
La "Legge di Madre Terra", applicata alla costituzione italiana, garantirebbe alla natura parità di status con gli esseri umani. Sebbene non sia chiaro come si possa passare dall'inserimento in Costituzione dei diritti animali e ambientali a una pratica diffusa, il punto di partenza è il passaggio costituzionale. Come suggerisce questo articolo (e la vasta e crescente letteratura su questi e argomenti correlati), l'inclusione di entità non umane come partecipanti alla vita politica e amministrativa non è semplice quando si tratta di passare dalla carta, o dalle dichiarazioni elettorali, alla realtà.
La politica della natura, dal culto di Pachamama a una transizione ecologica effettiva
Per biopolitica si intende dunque la creazione di un sistema politico che non si basa sulla divisione uomo/ambiente/animali ma su una loro fruttuosa collaborazione per il bene collettivo. In sintesi, ci sono questioni critiche riguardanti le relazioni interspecie nella governance che devono essere affrontate sia sul piano normativo che culturale per un cambiamento effettivo in direzione di una transizione ecologica. Altrimenti, il rischio è che ci si fermi ancora una volta alle dichiarazioni elettorali, senza alcun cambiamento strutturale significativo.