L'uso della frusta o frustini negli impieghi equestri solleva obiezioni da parte del pubblico non solo strettamente animalista.
Capita che l'uso delle fruste allontani il pubblico potenziale da spettacoli che impiegano equini. Gli obiettori, infatti, odiano vedere animali frustati. Non pensano che il cavallo goda o si diverta a essere frustato. Pensano che senta dolore e umiliazione.
In breve, quelle immagini che gli atleti di attività equestri colgono come emozionanti, con il driver, fantino o cavaliere che sprona l'animale verso il traguardo, l'ostacolo o quello che è, non sono altrettanto emozionanti in senso positivo per una moltitudine di altre persone.
E' possibile ignorarle?
In molti, persino operatori del mondo del cavallo, hanno deciso che non è possibile fare finta di niente e che occorre prendere provvedimenti per guadagnare il consenso perduto. L'innovazione è vista come adattamento, dunque sopravvivenza.
Soprattutto l'ippica deve fare i conti con l'esistenza di tifosi. Senza tifo, non c'è possibilità che l'ippica sopravviva. I meri addetti e operatori non sono in grado di sostenere l'ippica da soli, in nessun paese al mondo.
Per questo, in più nazioni, il settore sta facendo i conti con il progresso dei tempi e la sensibilità odierna del pubblico, valutando se fare importanti cambiamenti nei regolamenti per andare incontro a una percezione diversa dell'impiego dei cavalli.
Quanto male faccia la frusta è difficile stabilirlo in modo unanime. Cosa si dovrebbe fare, mettere il rilevatore termico di sofferenza - con riflettore a grande schermo per tranquillizzare il pubblico - addosso ad ogni cavallo durante la gara?
Le corse e gare di cavalli vivono di immagine. E quello dunque che conta è il sentimento che l'immagine di un cavallo frustato trasmette al pubblico. Il pubblico è diventato sempre meno tollerante negli anni nei confronti di tutto ciò che crede possa essere abusivo nei confronti degli animali. La vista di umani che "sconfiggono" (dominano) cavalli a suon di frusta è una delle motivazioni che porta una moltitudine di persone a credere che corse e palii di cavalli siano disumani.
Quando, in uno sport o spettacolo di cavalli, vi è anche solo una minoranza di cittadini che pensa ci sia crudeltà nei confronti degli animali, è logico aspettarsi degli intoppi e crisi di consenso, sia per motivi oggettivi (se lo pensano qualche ragione la hanno), sia per motivi soggettivi (le emozioni negative sono facilmente trasmissibili in modo virale).
Non esistono ragioni logiche per non fare cambiamenti e non tentare di eliminare le criticità evidenziate.
Paradossalmente, eliminare la frusta significa aumentare il livello della competizione basandola su una relazione veramente collaborativa con il cavallo.
Aumenterebbero le difficoltà... non per il cavallo, ma per le persone.
Gli sport equestri possono essere malvisti da un target di persone, anche a livello olimpico, perché non sono considerati agonismo di umani basato sulle loro forze fisiche. Un certo pubblico, vasto, pensa che l'unico vero atleta sia il cavallo e che il conduttore umano sia un ricco. Specialmente in talune discipline. Già questo crea pregiudizi perché uno sport solo per ricchi, dove il coraggio, la determinazione e l'allenamento non bastano, dove se nasci povero non puoi soddisfare il sogno democratico, dalle stalle alle stelle, certamente trova difficoltà ad essere popolare.
Non è banalmente così. Andare a cavallo è difficile e richiede anni e anni di allenamento per diventare "destri", i soldi da soli non bastano. Ma, se si elimina la frusta, appare chiaro che l'umano deve essere ancora più bravo o, almeno, basare la propria padronanza non solo sul dominio fisico dell'animale, quanto sulla relazione collaborativa con esso.
Questo potrebbe piacere e allargare il consenso.
Il popolo tende a identificarsi con il cavallo, difficilmente con il cavaliere. Un cavaliere schiavista, se poi è anche ricco, non può che risultare antipatico al popolo.
In caso di incidente, specie con decesso del cavallo, l'opinione pubblica può prendere le parti dell'animale.
Per tante ragioni. Una, che attiene alla coscienza collettiva, è che siamo in democrazia, dove non è ammissibile il dominio dei ricchi con la forza sui deboli, tramite fruste, ceppi e catene. Quello che l'opinione pubblica può plaudire maggiormente è la forza della ragione compassionevole, che si fa tutela dei deboli e li accompagna al successo.
Non a caso, i cavalli che hanno conquistato tutti erano cavalli che partivano da posizioni di svantaggio, scartati. Quelli che permettono dunque di sognare che chiunque ce la possa fare con un pizzico di fortuna, l'anima eroica e tanta determinazione.
Se un cavallo è pigro e non ha voglia di competere, ebbene, va rispettato. Non è eroico. A cosa serve frustarlo? Non farà l'agonista di alto livello, farà altro nella vita.
Sarebbe ammissibile che un istruttore di nuoto frustasse un bambino pigro che non ha voglia di fare delle vasche perché deve farlo competere in un torneo? Nessuno lo accetterebbe. Perché mai dovrebbe essere accettabile solo perché l'atleta è un cavallo?
Nel corso degli anni, molti impieghi equestri hanno regolato il numero di frustate con cui è possibile incitare i cavalli, ma non è stato sufficiente a ricucire i rapporti con il pubblico perso. La motivazione è semplice. Gli scandali sul doping, gli infortuni anche mortali ripresi da telecamere, la controversia sulla macellazione dei cavalli (anche abusiva) a fine carriera, hanno demolito una parte di consenso e fiducia.
In realtà, non c'è bisogno di immaginare uno sport senza fruste. Esiste già in Norvegia. La fustigazione dei cavalli è stata vietata dal 1982. E non per dare retta agli animalisti, ma per un piano ben congeniato di sostegno all'immagine.
I jockeys sono autorizzati a trasportare fruste in gare di cavalli di 2 anni, ma non sono autorizzati a usarle per cercare di rendere più veloce il cavallo. Anche in Italia alcuni tornei si sono affrancati dalle fruste.
Ora, occorre capire che chi inzia a praticare attività equestri lo fa perché è attratto dai cavalli e ama stare in compagnia di animali. Ci saranno anche coloro che sono attratti dai cavalli per poterne abusare, ma si spera sempre che siano una stretta minoranza.
Gli altri, sono destinati da soli a ricercare quelle metodologie e approcci il più possibile sentimentali nei confronti del cavallo e dunque vedranno con sospetto qualsiasi impiego che invece necessita di potenziale violenza, al punto che lo stesso mondo del cavallo è internamente molto diviso e non tutte le discipline sono accettate dagli equestri o ritenute sullo stesso piano di dignità animale.
Guarda a caso le discipline più controverse sono sempre quelle che comportano, ad un livello o ad un altro, più coercizione, più rischi di infortuni o maggiori probabilità di perdita di vita per il cavallo.
Tutto il settore è in crisi. Abbisogna di attrarre i giovani e avere consenso popolare per potersi ampliare e recuperare il lavoro per quegli addetti che lo hanno perso.
Caso semplice allora. Non è possibile attrarre i giovani di oggi se non facendo i conti con la sensibilità contemporanea nei confronti del benessere animale.
Che si tratti di limitare fortemente o di abolire le fruste (e similari), l'innovazione dovrebbe essere l'agenda principale degli impieghi equestri.
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