Uno studio pubblicato nel 2018, titolato "Valutazione comportamentale del dolore in 66 cavalli, con e senza il morso", a cura di Cook e Kibler, rivela come le imboccature possano essere potenzialmente lesive.
I cavalli possono essere cavalcati con o senza imboccatura, certamente senza richiede maggiori capacità da parte dell'equestre, ma l'incapacità propria non dovrebbe essere una buona ragione per fare del male al prossimo, anche quando questi è un animale. Dopotutto, si va a scuola di equitazione per imparare, quindi l'obiettivo dovrebbe essere nel tempo quello di alleggerire della responsabilità di una buona equitazione il cavallo, catapultando tale responsabilità sull'equestre. Altrimenti tanto varrebbe sostenere che in equitazione conta solo il cavallo, se non occorre una responsabilità quanto meno condivisa.
Per arrivare a sostenere la propria tesi, i ricercatori hanno coinvolto nell'esperimento 66 cavalli, chiedendo ad equestri esperti (quindi non principianti) di montarli con e senza imboccatura e confrontando poi con un questionario il comportamento del cavallo prima e dopo. I comportamenti sono stati messi a confronto su una scala di valori, da zero (completamente a proprio agio) a 69 (forte disagio).
I cavalli montati con il morso hanno mostrato un punteggio di disagio ricompreso tra 5 e 51, con una media di 23; senza il morso il disagio è sceso da 0 a 16, con una media di 2.
Il totale dei sintomi espressi di disagio nel campione è stato di 1.575 con imboccatura e di 208 senza. Con una riduzione del disagio del' 87% entro un mese dal cambio di gestione da imboccatura a senza.
I ricercatori hanno proposto il termine "bit lameness" - zoppia da morso - per descrivere la sindrome identificata di dolore in bocca con associate conseguenze sull'andatura.
Per incentivare gli equestri a ragionare sui vantaggi di alleggerire la bocca dei cavalli, i ricercatori hanno messo in evidenza come il rischio di incidenti legati alle reazioni da dolore in bocca possa ridursi al minimo montando i cavalli senza imboccatura, e quindi nel loro range di massimo agio.
Sebbene i morsi siano stati usati per 5.000 anni, i primi dati sul cattivo impiego degli stessi (che è più frequente di quanto si possa immaginare, vista la tendenza a mettere subito a sella e in gara anche persone che non hanno basi sufficienti per gestire saggiamente i rinforzi negativi) sono relativamente recenti. Qundi l'argomentazione che sono sempre stati usati, come base per la legittimazione, è alquanto stupida.
Le tradizioni non devono essere una zavorra. Senza innovazione saremmo ancora all'età della pietra. Mai e poi mai la tradizione deve essere una giustificazione per non evolvere una disciplina. La scienza è ciò che permette di trascendere il passato e di collezionare progressi in tutti i campi, dalla tecnologia, alla salute, al benessere degli animali.
Oggi gli studi sui danni da imboccatura sono disponibili, così come sono visibili le statistiche sui miglioramenti della prestazione sportiva in assenza di imboccatura.
Per fortuna, sempre più equestri scelgono oggi il massimo comfort per il proprio cavallo, anche a dispetto del proprio, dovendo allenarsi di più e molto meglio per alleggerire il cavallo. E quindi cominciano a vedersi anche in gara, in numerose discipline, gli effetti positivi di queste scelte che traspaiono in maggiore serenità nel cavallo e maggiore coesione nel binomio.
- Il questionario proposto dai ricercatori per la valutazione dell'agio/disagio del cavallo con o senza imboccatura.
- Il grafico riassuntivo delle risposte allo stimolo con o senza imboccatura.
Specifiche dell'esperimento, tutti i cavalli sono stati montati all'inglese. I 66 cavalli impiegati presentavano un range di età dai 3 a 24 anni, con una media di 10 anni. Sono stati impiegati cavalli di diverse razze presi dalle varie discipline della monta inglese. Nessun cavallo da corsa ha partecipato all'esperimento.
In particolare, la monta bitless ha permesso nel campione di eliminare importanti comportamenti percepiti come indesiderati:
- facile spavento,
- istinto di fuga,
- lotta nei confronti dell'equestre,
- dolori da nevralgia facciale (trigeminale).
I comportamenti indesiderati sopra descritti sono abbastanza comuni e fanno tutti riferimento a un comportamento naturale del cavallo: fuggire dal dolore o dalla paura dello stesso. In poche parole, nei cavalli vale l'istinto di lotta e di fuga anche se il dolore non è presente, basta la paura dello stesso, o il pensiero che ci sarà legato a ricordi di esperienze negative pregresse e mai metabolizzate.
Si tratta di manifestazioni classiche di animali preda. La parola per questo fenomeno di sopravvivenza profondamente radicato negli organismi semplici e primitivi è definita stereotassi (reazione a stimolo di contatto con oggetti solidi). Innegabilmente, il morso è un "oggetto solido". I biologi si riferiscono alla stereotassi declinandola in negativo e positivo. Vediamo come. I cavalli allo stato selvatico mostrano entrambe le modalità. Si allontanano dai predatori (stereotassi negativa) e si spostano verso cibo e acqua (stereotassi positiva). Ma il dilemma del cavallo di fronte a un oggetto rigido in bocca, estraneo, che non si può evitare, né inghiottire, né espellere, è di fastidio o dolore, reale o presunto (dolore anticipativo o temuto, anche se ancora non presente).
Si tratta di risposte naturali di animali preda, il dolore e la conseguente fuga sono fondamentali alla sopravvivenza, quindi è impossibile evitare nei cavalli questi comportamenti radicati nel dna della specie, occorre solo tenerne conto e decidere di conseguenza.
I segni comportamentali del dolore da morso sono sintomi generali di disagio. Ad esempio, masticazione, agitazione nervosa della coda, scuotimento della testa, lotta, sforzi per evitare il contatto, reazioni scoordinate ai comandi, il tutto nel tentativo di liberarsi dal fastidio.
Ciò può evidenziarsi nel tentativo di aprire la bocca, scuotimento della testa, inclinazione della stessa, sgroppate, calci e tutte le altre opposizioni abituali. Un cavallo si difenderà dal morso in una varietà di modi.
Ne consegue che aspettarsi che un cavallo accetti il "morso", specialmente se è condotto da persone che di fatto non sanno equitare e si appendono alla bocca, o che non hanno consapevolezza del dolore che somministrano, lo ignorano o se ne fregano, è irrealistico.
Il cavallo cercherà sempre, in un modo o nell'altro, di difendersi. Vi può essere "impotenza appresa", ovvero rassegnazione, ma non accettazione.
Oggi è etico forzare animali allo sport quando per loro l'uso non virtuoso di finimenti (che potrebbe essere la norma) è sinonimo di dolore?
E, ancora, si è consapevoli dell'effetto boomerang? Il dolore, o la paura per lo stesso, portano a impedimenti nell'andatura, irrigidimenti corporei e squilibri compensativi. Tutto questo rende l'equitazione meno piacevole e meno sicura anche per l'equestre.
Una conclusione dello studio è stata quella di proporre la rimozione dell'imboccatura come "cura" per tutte le zoppie di origine sconosciuta, ad esempio.
I chiudibocca per forzare i cavalli ai morsi sono strumenti di tortura. Si fa del male ad un animale e gli si impedisce di difendersi.
Chiunque ama i cavalli dovrebbe rifuggere da utilizzare imboccature severe, specialmente quando si è consapevoli di non essere chissà quale equestre tecnicamente parlando, il che si applica alla stragrande maggioranza di chi oggi pratica l'equitazione.
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