Si dice spesso, giustamente, che l'equitazione è uno degli sport più pericolosi attualmente esistenti. Ma quanto è pericoloso?

In Italia, a stilare una classifica, ci ha pensato la Fmsi che, con l' Istituto Superiore di Sanità, l'Ispes e l' Istituto Maugeri, ha messo a punto un volumetto dedicato al pronto soccorso sportivo (prima edizione 2006), dove compare una classificazione degli sport in base al pericolo. Si sono presi in considerazione un decina di parametri, che vanno dall' età dell' atleta, all'impegno cardio-vascolare, all'ambiente, alla tipologia della disciplina (di contatto o meno), alla frequenza degli infortuni, degli allenamenti e delle gare, al rischio neurologico, ai mezzi meccanici usati. Ai parametri corrispondono diversi punteggi. Gli sport a basso rischio sono nel range da 5 a 10 punti (fra questi: bocce, golf, tennis, tiro a segno, a volo, vela, orientering); quelli a medio fra 11 e 17 (atletica, calcio, canoa, canottaggio, ginnastica, hockey, scherma, pesi, basket, pallavolo, pallamano, baseball). Il top del rischio è fra i 18 e i 23 punti: auto, moto, ciclismo, motonautica, pentathlon moderno, pugilato, rugby, sport invernali, sport equestri, arrampicata e triathlon.

Ma quanto spesso si verificano lesioni correlate al cavallo?

Secondo uno studio del 2007 effettuato in Nuova Zelanda, pubblicato sul New Zealand Medical Journal, l'equitazione va annoverata tra gli sport estremi, cioè i più pericolosi. Secondo il noto rapporto, l'equitazione causa il doppio di infortuni di alpinismo, arrampicata, kayak, snowboard e sci combinati.

In particolare, in un anno, il 6% di tutti i praticanti di equitazione/ippica sarà ricoverato in ospedale per un infortunio; di questo 6%, il 27% sarà già stato ferito in un incidente legato all'equitazione negli ultimi 2 anni. Questo stesso studio ha messo in luce come un incidente di equitazione si verifichi circa una volta ogni 2.000 ore di equitazione. Considerando che il cavaliere medio trascorre circa 1 ora al giorno in sella, dovrà mettere in conto una caduta o ferita significativa ogni 4 o 5 anni, che è abbastanza coerente con le esperienze personali di chiunque frequenta l'ambiente.

Queste lesioni non devono essere necessariamente qualcosa di serio: un livido, una piccola lussazione, qualche punto di sutura sono ciò che di norma avviene, via via a scalare verso incidenti più gravi che possono cambiare la percezione della vita. Per quanto riguarda la mortalità connessa all'impiego di cavalli, lo studio reclama che perderanno la vita, in media, 128 su 100.000 praticanti ogni anno, da cui l'inserimento dell'equitazione e ippica tra gli sport estremi secondo classifiche di pericolosità internazionali.

Ovviamente, gli impieghi equestri potrebbero essere a loro volta suddivisi per pericolosità. Allo stesso tempo, l'assenza di equipaggiamenti di sicurezza e precauzioni adeguate aumenta i rischi.

Le cause principali di infortunistica con i cavalli

Quando si discute di impieghi equestri pericolosi, tutti quelli svolti fuori dal rettangolo di lavoro, che magari implicano saltare fossi o recinzioni, terreni sconnessi, condizioni ambientali imprevedibili, saltano inevitabilmente all'occhio.

Anche in rettangolo è possibile perdere l'equilibrio e cadere, ma si cade su sabbia, inoltre il rettangolo è prevedibile per il cavallo, quindi è più difficile che l'infortunio sia dovuto a cause sulle quali non si può avere controllo.

Al contrario, fuori in un campo aperto può succedere di tutto e bisognerebbe uscire con cavalli solo abituati all'imprevedibilità del fare sport all'aria aperta. In questo senso, il cross, completo, endurance, galoppo ad ostacoli, possono essere annoverati tra le attività equestri a maggiore rischio di infortunio. Ma non dimentichiamoci che un incidente, anche grave, può succedere perfino nella gestione a terra, inclusa una normale operazione di grooming. Basta una distrazione in un momento critico, da parte di qualsiasi persona che sta gestendo un cavallo, perché ci si possa fare male. Il pericolo cioè non è legato solo alle proprie di fallacità e mancanze, ma le proprie vanno sommate a quelle di tutto ciò che circonda in quel momento il cavallo e la persona che lo sta gestendo. 

Cavalli giovani, sdomi, nervosi, o traumatizzati, cavalli che presentano ferite, ingiurie, che hanno dolore, paura, sono soggetti intrinsicamente più pericolosi, seppure non volontariamente cattivi. 

Come aumentare la sicurezza

La scelta del cavallo adeguato alla propria compenteza, di giubbotti di sicurezza e caschetti omologati, aggiunti a un istruttore capace e serio (attenzione che l'abito non fa il monaco, la serietà non è data oggi giorno dall'etichetta), possono aiutare a ridurre i rischi.

La scelta del maneggio è anche un fattore critico importante. Laddove c'è un gestore capace di imporre disciplina e regole, ci sono meno incidenti. 

Di questi tempi, gli impieghi equestri stanno diventando più pericolosi, poiché aumentano le discipline, in un certo senso anche le buffonate, solo per compensare la manciata di professionisti che richiedono più sfide, più adrenalina, più competizioni che facciano girare più soldi.

Non è solo nei palii, nelle corse ad ostacoli, nel cross, dove cavalli e cavalieri si infortunano. Eventi isolati e casuali costituiscono la stragrande maggioranza degli infortuni intorno ai cavalli e quindi è difficile fare previsioni sul quando, come e perché si manifesterà l'infortunio. Tutto può accadere ovunque, anche con un cavallo apparentemente buono.

Cavalli e bambini

Allora, dal punto di vista dei genitori, è saggio scegliere l'equitazione per i figli? Mentre si ricerca uno sport adeguato ai bambini, i genitori potrebbero fare paragoni in base alla pericolosità.

Paradossalmente, forse i bambini sono quelli che rischiano meno. Innanzitutto i mini pony sono equini a sangue freddo, e già questo li rende meno suscettibili a spaventarsi per un nonnulla. Sono piccoli, difficilmente nervosi. Hanno una gestione più naturale, che li rende più pacifici, e non sono ferrati (subire un calcio da un equide ferrato provoca più danni che subirlo da un piede di equino scalzo), le attività con i bambini non sono improntate all'agonismo (o non dovrebbero esserlo) e gli istruttori che lavorano con i bambini hanno un approccio preventivo (o dovrebbero averlo).

In ogni caso, diventa fondamentale scegliere un buon pony club, con istruttori seri (le etichette non garantiscono nulla oggi perché l'approccio degli enti che rilasciano brevetti è quasi meramente quantitativo), preparati, deontologicamente corretti e più interessati al benessere di bambini e pony, che ad aumentare il proprio stipendio vendendo pony o portando per forza in gara gli allievi o spingendoli per forza ad affrontare sfide che ancora né gli allievi, né i pony, sono in grado di gestire in sicurezza, solo perché da ciò si ricavano più soldi.

Prevenire gli incidenti

Una discreta percentuale di tutti gli incidenti legati ai cavalli sono prevenibili con adeguata formazione, le dovute precauzioni e l'accettazione dei propri limiti (consapevolezza).

Mentre per la formazione occorrono risorse economiche, per le precauzioni tanto è collegato alla scelta del centro (maneggio) e del suo personale (più o meno preparato, più o meno in grado di imporre disciplina e regole), per l'ultimo fattore, l'accettazione dei propri limiti, occorre buon senso ed è quello che spesso manca e che non si impara in un seminario o workshop.

Maggiore è l'educazione ed esperienza con i cavalli, minori sono le probabilità di farsi male. Senza però sottovalutare che cavalieri più avanzati tendono a prendere meno precauzioni e ad assumersi compiti più difficili, oltre che passare più tempo in scuderia con i cavalli, vanificando i vantaggi del correre meno rischi.

Sicurezza del cavallo

Infine, non scordiamoci che anche il cavallo è soggetto ad infortuni. Più è spinto nell'agonismo, maggiori saranno le probabilità che si faccia male. Accettare i limiti del cavallo e preservarlo da infortuni gratuiti (maltrattamento) dovrebbe essere tra i compiti principali di un propretario o detentore di cavalli. Purtroppo, si vede spesso il contrario. Cavalli spinti oltre il proprio limite con analgesici e artefatti vari, che poi si rompono definitivamente per risultare in esubero, senza nessuna soluzione di pensionamento e avviati alla macellazione abusiva poiché registrati come non destinati alla produzione alimentare.

Conclusioni

Il rischio non può essere sanato del tutto, essendo una parte di esso legato al fato e alle specificità del cavallo. Ma per la parte invece legata alle negligenze umane, c'è ancora molto da fare per la sicurezza di cavalli e cavalieri. Dunque, perché il dovuto sia fatto, non bisogna tollerare che ci siano giustificazioni per ritardare le riforme strutturali e normative necessarie. 

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