L’“impotenza appresa” descrive lo stato in cui un soggetto “si spegne” perché non è in grado di influenzare l’ambiente o le circostanze. Negli esseri umani, l’impotenza appresa è spesso associata alla depressione clinica, sebbene sia discussa anche nel contesto delle “tecniche di interrogatorio avanzate” (un eufemismo per tortura). Nei cavalli, è qualcosa che molti addestratori tentano deliberatamente, anche se non necessariamente consapevolmente, di indurre.
Cos’è l’impotenza appresa
La definizione di impotenza appresa è legata al concetto di incapacità di reagire percepita dal soggetto di fronte a determinate situazioni. L'individuo che pensa “mi sento impotente” viene definito inerme, indifeso.
Questa incapacità, debolezza, può scaturire da precedenti esperienze fallimentari che generano la convinzione di non poter esercitare alcun controllo sull’ambiente esterno e, quindi, di non essere in grado di fronteggiare gli eventi negativi della vita.
Il soggetto può imparare, attraverso i ripetuti fallimenti nel cambiare la sua situazione, che è impotente. Anche se si presentano nuove opportunità, non ha più fiducia in stesso per cambiare le sue circostanze di vita e non prova più a ribellarsi, con conseguenze nefaste però per la sua psiche.
Il concetto di impotenza appresa è stata una scoperta dello psicologo Martin E.P. Seligman che lo sviluppa a partire dal 1972 e affonda le sue radici nel modo in cui l’essere umano affronta quotidianamente le sfide e i fallimenti. Cosa intende Martin Seligman per impotenza appresa?
Attraverso il cosiddetto esperimento dei “cani di Seligman” lo studioso, oggi considerato tra i padri della psicologia positiva, scoprì che siamo capaci di apprendere l’impotenza dall’esperienza e che, in determinate circostanze avverse, possiamo rinunciare a fare qualsiasi cosa per cambiare la situazione.
Gli esperimenti sui cani
Molti dei primi esperimenti sull’impotenza appresa utilizzavano cani per dimostrare il concetto.
Un paradigma sperimentale comune era più o meno questo:
Un cane veniva messo in una gabbia con una leva. A intervalli, la gabbia veniva colpita dall'elettricità. Per alcuni cani, premendo la leva si interrompeva la scossa elettrica. Per altri, le scosse si interrompevano in modo casuale e nulla che il cane potesse fare avrebbe cambiato le circostanze. I cani che avevano il controllo del loro ambiente imparavano rapidamente a premere la leva e a fermare gli shock. Quelli senza controllo hanno provato tutto quello che potevano all’inizio, ma alla fine si sono semplicemente arresi alla loro situazione triste.
Ciò che rende questo un esempio di impotenza appresa è che questi cani impotenti, quando venivano spostati in una situazione in cui potevano sfuggire allo shock saltando fuori dalla gabbia, non ci provavano nemmeno. Erano diventati così convinti che non ci fosse modo di controllare le loro circostanze che questi cani, ora in grado di scappare se solo lo avessero saputo, si sdraiavano invece e piagnucolavano mentre venivano ripetutamente scioccati.
I cani che avevano il controllo del loro ambiente nell’esperimento della leva, invece, erano in grado di continuare a risolvere i problemi. Non avevano una leva da premere ma esploravano le loro opzioni e capivano molto rapidamente che avrebbero potuto evitare le scosse elettriche saltando fuori dal recinto della gabbia.
Quindi non solo l’impotenza appresa influenza il comportamento in quello specifico scenario, ma limita anche la capacità di apprendimento oltre quel contesto.
È interessante notare che ulteriori esperimenti sia sugli esseri umani che su altri animali hanno dimostrato che il solo sapere di avere il controllo è sufficiente per abbassare lo stress e ridurre l’impatto di uno stimolo spiacevole. L'animale non deve necessariamente sempre interrompere lo stimolo spiacevole: deve solo comprendere di avere questa opzione per stare mentalmente meglio.
Ciò ha implicazioni per l’addestramento dei cavalli poiché significa che dare al cavallo il potere di impedire che accada qualcosa di spiacevole lo rende effettivamente più disposto non solo a sopportarlo, ma anche ad imparare nuovi trucchi. Il cavallo non traumatizzato dall'impotenza appresa rimane mentalmente vigile e capace di concentrarsi sull'apprendimento.
Perché molti addestratori producono l'impotenza appresa nei cavalli?
Spesso in passato, e ancora oggi in alcune culture, le prime fasi dell’addestramento del cavallo consistevano nell’indurre l’impotenza appresa. È da qui che viene l'idea di "spezzare lo spirito di un cavallo" alla ribellione per domarlo.
Sebbene la scienza non fosse compresa, gli addestratori cercavano di sopraffare il cavallo con esperienze spaventose assicurandosi al contempo che non avesse mezzi di fuga o controllo (ad esempio il cavallo veniva legato ad un albero per la doma). Dopo aver lottato e fallito ripetutamente nel fare qualsiasi cosa per migliorare la propria situazione, il cavallo soccombeva all’impotenza appresa e si “arrendeva”. In questo stato depressivo, si era convinti di poter introdurre un cavaliere a sella e che l'addestramento poteva iniziare senza rischi di infortuni per la persona.
Altre tecniche di impotenza appresa consistono nel legare il cavallo in box a corda corta perché non possa né cibarsi né bere per lungo tempo. Oppure legargli una zampa anteriore per costringerlo a terra. Molti cavalli proveranno a combatterlo ma alla fine soccomberanno. In questo stato, l’addestratore può procedere a toccare e manipolare il corpo del cavallo, spesso sedendosi sopra o stando in piedi sopra di lui. Dopo un periodo (spesso giudicato in base al fatto che il cavallo sembri aver completamente “accettato” la situazione – cioè l’impotenza appresa), il cavallo viene lasciato libero per rialzarsi. Alcuni addestratori procederanno a farlo alcune volte, cercando il momento in cui il cavallo “cede” davvero.
Gli addestratori descriveranno il processo mostrando al cavallo che può “rilassarsi”, e anche suggerendo che ciò aiuta il cavallo a sviluppare “fiducia”. Generalmente sembrano inconsapevoli del tumulto interiore che il cavallo deve sopportare per ridursi ad uno stato di impotenza appresa.
La verità è che la stragrande maggioranza degli addestratori di cavalli che utilizzano metodi come questo non sanno veramente perché il metodo funziona. Pensano di aver avuto successo con questo approccio, quindi lo mantengono su base empirica, senza pensare all'etica del metodo e alle conseguenze nel lungo periodo.
Anche il rollkur per rendere il cavallo “sottomesso” è un esercizio di impotenza appresa. A volte queste tecniche sono involontarie – ad es. quando le tecniche di “desensibilizzazione” vengono utilizzate in modo improprio o “permanendo” un comportamento innescato da dolore o paura implacabili.
Anche nelle tecniche chiamate etologiche o naturali, ci possono essere rischi di addestramento tramite l'impotenza appresa, dipende tutto dall'abilità del trainer e dalla sua comprensione di quello che sta facendo e delle conseguenze non solo immediate, ma anche future.
Il metodo etologico contro quello empirico
Quando si parla di metodi di addestramento del cavallo si tende a concentrarsi sull’efficacia di un approccio. Funziona? Se sì allora è lecito.
Non dovrebbe in realtà essere così al giorno d'oggi, quando le conoscenze della psicologia del cavallo sono molto più avanzate e si possono ottenere gli stessi risultati, magari in un tempo più lungo, senza ricorrere a scorciatoie moralmente discutibili e dai risultati dubbi nel lungo periodo.
Se anche l'impotenza appresa funziona, ci sono conseguenze indesiderate a lungo termine controproduttive.
I cavalli che hanno sviluppato impotenza appresa – proprio come gli esseri umani – possono essere soggetti a scoppi improvvisi e reazioni esplosive che non sempre hanno senso e sono quindi imprevedibili.
Come è stato dimostrato anche per i cani degli esperimenti, ad un certo punto l'impotenza appresa, sospese le "torture", non solo può smettere di funzionare, ma può creare anche cani ingestibili e pericolosi per l'essere umano.
È quindi possibile che i cavalli sottoposti a questo tipo di training ad un certo punto, dati in mano a persone diverse dal loro addestratore abusivo, escano dal loro stato di chiusura quando viene loro data l'opportunità di farlo e in quel caso, non avendo alcun legame vero di fiducia con gli umani, diventino di difficile gestione e non si curino delle conseguenze delle loro azioni per la propria e altrui incolumità. L'impotenza appresa lede il legame di fiducia persona/cavallo e la riabilitazione di un cavallo difficile, ombroso e imprevedibile, non è spesso alla portata di quei trainer che hanno reso il cavallo così, né del proprietario che si è affidato al trainer sbagliato per educare il proprio cavallo.
Altro effetto negativo a lungo termine è il seguente. La formazione tradizionale si basa sul rinforzo negativo (rilascio della pressione) per insegnare nuovi concetti. Ma se il cavallo ha sviluppato impotenza appresa, non reagisce più agli stimoli negativi e non impara cose nuove.
I cavalli con problemi comportamentali, o con cattivo addestramento, sono notoriamente più difficili da recuperare, anche con le buone maniere.
Ciò non significa che sia impossibile addestrare un cavallo che ha imparato l’impotenza, ma sarà più difficile farlo rispetto ad un cavallo vergine dalla desensibilizzazione coercitiva.
La maggior parte delle persone che amano i cavalli non vogliono ferire o danneggiare gli animali e cercheranno un approccio “gentile” impregnato sulla collaborazione volontaria. Ma visto che è così facile mascherare i metodi abusivi nel linguaggio della “leadership” e della “costruzione della fiducia” (in modo irrispettoso), spetta al proprietario dell'animale imparare a comprendere a fondo i cavalli e a discriminare tra i metodi di addestramento e i trainer quando affidano il loro cavallo a mani esterne.