Quali sono i bisogni dei cavalli? Possono aspirare alla felicità? Perché no, chi siamo noi per negargliela?
Mentre in passato la cosa importante era che il cavallo assolvesse ai bisogni del proprietario, e tutta la gestione era finalizzata a massimizzare l'utilitarismo del cavallo, con l'avanzamento dei diritti degli animali, i bisogni da soddisfare non sono più solo quelli del proprietario o detentore umano, ma anche quelli dell'animale. Dopotutto, la maggior parte dei cavalli oggi è impiegata non per necessità, ma per diletto, sport e ricreazione, dunque se si tratta di un hobby e non di sopravvivenza, la reciprocità della soddisfazione dovrebbe essere parte integrante della relazione persona-equino.
La teoria dei bisogni è relativamente recente.
Nel 1943, uno psicologo americano, Abraham Maslow, formulò una teoria della psicologia umana e un sistema di classificazione che chiamò gerarchia dei bisogni, quelle cose che motivano gli esseri viventi ad agire in un senso o nell'altro in base alle priorità da soddisfare. La sua teoria è stata successivamente ampliata per includere gran parte del regno animale.
Secondo la teoria di Maslow, i cinque motivatori che ispirano gli animali, compresi i cavalli, sono:
- bisogni fisiologici,
- esigenze di sicurezza,
- bisogni sociali,
- il bisogno di stima,
- e il bisogno di autorealizzazione.
Una rappresentazione visiva del concetto di Maslow è una piramide con i bisogni fisiologici (bere, mangiare, riprodursi, dormire, etc) in basso e il bisogno di autorealizzazione in alto. I tre livelli inferiori hanno a che fare con il bisogno o la paura delle carenze, e sono legati alla sopravvivenza. Soddisfatta quella, l'essere vivente mira più in alto: alla crescita personale o felicità.
Gerarchia dei bisogni di Maslow
I bisogni fisiologici sono quelli che riguardano tutti gli undici sistemi corporei, comprese le strutture corporee esterne (come pelle e zoccoli); scheletrico, muscolare, linfatico, respiratorio, digestivo, nervoso, endocrino, cardiovascolare, urinario e riproduttivo. Le carenze in uno qualsiasi di questi sistemi causano problemi di salute ai cavalli e impediscono loro di raggiungere il loro potenziale. Come allevatori di cavalli, siamo responsabili di soddisfare tutti i problemi di salute attraverso l'implementazione di pratiche di allevamento responsabili: fornire cibo, acqua, riparo, assistenza per la termoregolazione, sonno e cure veterinarie sufficienti.
Il secondo livello, i bisogni di sicurezza, comprende il desiderio naturale di un mondo prevedibile e ordinato. Ciò si manifesta come il bisogno di stabilità e normalità, di sentirsi sicuri nell’ambiente fisico, di ordine sociale, di essere liberi da abusi fisici o psicologici e anche dalla paura di subire questo genere di abusi, perché nessun essere vivente può gradire di vivere sotto costante minaccia.
La necessità di sicurezza è spesso trascurata da equestri ben intenzionati. Alcuni cavalli vengono spostati di stalla in stalla da proprietari che cercano una sistemazione più idonea, più alla portata del loro portafoglio o delle loro ambizioni, ma ignari che tali spostamenti creano caos psicologico perché separano i cavalli dalle loro amicizie equine affiliative, su cui i cavalli hanno investito il loro tempo ed emozioni.
Equestri competitivi potrebbero non rendersi conto che durante la stagione di gare, la mancanza di un programma coerente, le ore trascorse in un rimorchio per cavalli, gli orari variabili degli spettacoli e i continui cambiamenti nell'ambiente, nel cibo e nell'acqua, possono mettere a repentaglio la salute dei loro cavalli.
Forse la minaccia più trascurata alle esigenze di sicurezza degli equini sono le pratiche di addestramento sportivo che si basano sulla punizione o sulla minaccia di punizione per modellare il comportamento. Anche i vari tipi di attrezzature per l'attività di allenamento e di equitazione possono apparire minacciosi. Ciò include equipaggiamento o finimenti che causano disagio al cavallo. Sebbene la maggior parte di questi oggetti sembri innocua per gli esseri umani, sono i cavalli che sperimentano in prima persona l'agio o il disagio di averli addosso, in bocca o sulla groppa per modellare il loro comportamento.
La ricerca indica che persino l’espressione facciale del conduttore influenza la percezione equina, figuriamoci i suoi sentimenti. Rabbia, frustrazione, risentimento, paura, producono contagio emotivo nel cavallo. Gli equestri sensibili sono costantemente all'erta per segnali di disagio, ansia, dolore nel loro cavallo e introducono il cambiamento nell’ambiente molto lentamente e solo se necessario. Inoltre, si rendono conto che il cavallo che scappa, si difende o attiva altri comportamenti oppositivi può essere motivato da dolore, disagio, paura e si sforzano di risolvere il problema, non di punire il cavallo come risposta.
In quanto animale sociale, il bisogno affiliativo del cavallo, il terzo livello della piramide, gioca un ruolo importante nella sua vita. Se trattiamo i cavalli come mezzi di trasporto, rimarremo inconsapevoli delle connessioni sociali di cui i cavalli hanno bisogno. Hanno un forte desiderio di vicinanza e relazione con altre creature e mostrano meno stress quando vivono in bande equine consolidate in cui possono agire tutto il loro repertorio comportamentale tipico di specie. Questo bisogno di compagnia e di relazioni significative si osserva spesso al pascolo dove i cavalli giocano, si strigliano a vicenda e mangiano prossimali gli uni agli altri.
Mentre per alcuni cavalli la convivenza in gruppo con altri equini non è possibile; è comunque auspicabile organizzare la loro vita in modo che trascorrano del tempo con un cavallo da compagnia. Se ciò non è possibile, la compagnia può essere soddisfatta da altri animali, anche se non è la stessa cosa per un cavallo stare con un suo simile o con una capretta.
Il custode migliore per un cavallo non è il leader inteso come l’aggressore dominante sponsorizzato da molti programmi di addestramento in voga, ma il protettore nel senso di qualcuno che è rispettato e di cui il cavallo ha fiducia per realizzare un buon progetto di vita.
Il quarto livello di motivatori è il bisogno di stima. Maslow pensava che esistessero due tipi di bisogni di stima, il bisogno di essere rispettati dagli altri e il rispetto di sé. Queste motivazioni sono difficili da ottenere quando i cavalli sono tenuti in relativo isolamento. Come fanno a ricercare la stima dei propri simili, se non hanno relazioni significative con loro?. Ciò è doppiamente difficile se i cavalli vengono sottoposti a programmi di addestramento che avvisano i cavalli quando stanno facendo qualcosa di sbagliato ma rilasciano la “pressione” solo quando fanno qualcosa correttamente. Questo tipo di allenamento è chiamato rinforzo negativo perché la ricompensa è la rimozione della pressione (disagio). I metodi di addestramento con rinforzo negativo non solo non fanno nulla per soddisfare il bisogno di stima dei cavalli, ma fanno sì che gli equini sentano che l’interazione con gli umani è scomoda e pericolosa. In altre parole, l'addestramento coercitivo crea carenze in tre aspetti della piramide motivazionale di Maslow, il bisogno di sicurezza, il bisogno di contatto sociale positivo e il bisogno di stima.
L'addestramento in positivo invece, che premia anziché punire, fa sì che i cavalli apprendano di essere apprezzati nei loro sforzi di compiacere. Nei metodi di insegnamento basati sul rafforzamento dell'autostima, i cavalli vengono ricompensati per la risoluzione dei problemi e per ogni miglioramento. Gli errori vengono solitamente trascurati. Le ricompense possono essere qualsiasi combinazione di cibo, carezze, abbracci, sorrisi, complimenti, incoraggiamenti, lodi, baci (ognuno come si sente più a suo agio a dimostrare riconoscenza e affetto).
Il livello più alto della piramide di Maslow è il bisogno di autorealizzazione. Maslow spiega che questa è la necessità di essere veramente se stessi, di esercitare il libero arbitrio e l'espressione di sé. Durante il suo tempo, il bisogno di autorealizzazione non era considerato applicabile agli animali non umani, ma la ricerca attuale ha documentato che il bisogno di autorealizzazione degli animali è il risultato del vivere in un ambiente sicuro dove la loro curiosità è stimolata. Più ad un cavallo è permesso il comportamento esplorativo nei confronti dell'ambiente, più il livello alto della piramide è soddisfatto.
I cavalli hanno bisogno di opportunità per l’espressione di sé sia fisica che psicologica. È difficile per i cavalli esprimersi quando vengono tenuti in stalla tutto il tempo e fatti uscire solo per essere messi al lavoro nell'arena o sulla pista. Quando cercano di dare un’opinione, ad esempio resistendo a una richiesta che li mette a disagio, vengono puniti. Se questa deve essere la loro vita, uscire solo a comando, potersi muovere solo come decide il cavaliere/amazzone/fantino/driver, i cavalli non hanno chance per realizzare le aspirazioni personali. Invece, deve essere concesso loro lo spazio per dimostrare chi sono, cosa pensano e sentono, cosa preferiscono e cosa invece non gli piace.
L'autorealizzazione è il sogno di ogni creatura vivente, ma non dovrebbe essere realizzato sulla pelle di un'altra creatura negando alla stessa di realizzarsi. Come per gli esseri umani, i bisogni e i desideri dei cavalli sono sfaccettati e unici per ogni individuo. Ciò che motiva un cavallo potrebbe non interessare o soddisfare i bisogni di un altro. Se vogliamo cavalli felici, sani e entusiasti di vivere, dobbiamo essere disposti a impegnarci attivamente per capire i bisogni unici del nostro cavallo. Chi crede nella reciprocità, che ciò che doni ti verrà restituito in qualche forma, dovrebbe imparare a dare più spazio ai bisogni dei cavalli, anche sacrificando i propri.
Referenze:
Maslow, Abraham H. “A Theory of Human Motivation.” Psychological Review, vol. 50, no. 4, 1943, pp. 370-396, http://psychclassics.yorku.ca/Maslow/motivation.htm
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