I cavalli hanno una percezione del tempo diversa rispetto agli esseri umani. In particolare, non vivono nel passato o nel futuro, la loro unica preoccupazione è il presente.
Ed è nella consumazione della giornata che provano un senso di appagamento e serenità, oppure disagio, ansia, paura o dolore.
Certo, conservano una memoria del passato, utile a comprendere come comportarsi nel presente, cosa temere, come svolgere un determinato compito per evitare di essere sgridati, o peggio, piuttosto che per essere premiati.
Si servono dell'esperienza accumulata come conoscenza acquisita per riuscire, nel presente, ad assicurarsi la migliore sopravvivenza all'interno di un range relativo, che è lo scibile da loro conosciuto.
Per questo, nell'interazione con i cavalli, è fondamentale essere concentrati sul qui ed ora dell'azione con loro, per giungere a una connessione la più profonda possibile, non solo sul piano dell'intimità fisica, ma anche su quello dell'intimità emotiva, che permetterà di sincronizzarsi sullo stesso scopo in modo facilitato, poiché sinergico (due energie che si muovono nel contempo su un obiettivo pienamente condiviso).
Se l'umano non è pienamente presente mentre compie attività con il compagno equino, mette la coppia equestre in svantaggio. Con i cavalli non si può mentire. Se si è distratti da altre preoccupazioni, da obiettivi reconditi, da paure irrazionali e incontrollate, non si otterrà la piena collaborazione del cavallo sull'esercizio che gli si andrà a chiedere.
Se si vive nel passato o nel futuro, distraendosi dal presente, anche il cavallo assorbirà le preoccupazioni, traducendole in ansie.
Tutte le nostre interazioni e comunicazioni soffrono quando siamo solo parzialmente concentrati su ciò che stiamo facendo. Solo una ferma concentrazione, positiva, costruttiva, in assenza di pregiudizi, può garantire il pieno dispiego delle nostre capacità nel funzionare al meglio.
La struttura delle relazioni nel branco equino
Per quanto riguarda i cavalli, il loro attaccamento al presente li rende soggetti più disposti a perdonare rispetto agli umani e, quindi, se la loro quotidianità è soddisfatta dal punto di vista emotivo e fisico, i cavalli mostrano una grande capacità di recupero da eventi passati stressanti o debilitanti.
Più precisamente, se i bisogni di base del cavallo sono soddisfatti nel momento, cioè: cibo, acqua e sicurezza dai predatori, il cavallo si concentra sui bisogni più cogenti successivi, che sono quelli di socialità e di relazione all'interno del suo branco.
Per come sono fatti i cavalli, ogni giorno la gerarchia della mandria viene messa in discussione. La leadership, i rapporti di amicizia, fidelizzazione, gregariato, sono alquanto mobili nella comunità equina, che è uno degli esempi di massima democrazia cui riferirsi nel mondo animale.
Nella comunità equina, non esistono leader indiscussi, diritti di nascita, caste intoccabili. I leader più anziani, quando si indeboliscono, lasciano il posto a quelli più giovani. È questione di sopravvivenza collettiva che i cavalli più giovani mettano costantemente un pò di pressione sui più anziani per vedere se questi sono ancora in grado di condurre. Il confronto ha uno scopo socialmente utile, perché serve a garantire benessere alla comunita’.
Mettersi l'un l'altro in discussione non è fatto con malizia, ferocia, crudeltà inutile. Non c'è vendetta, prevaricazione, malvagità o intenzione di ferire l'altro. Ci si mette in discussione come lo fa la vita, continuamente, perché la staticità è morte e il movimento è vita.
Il tutto è ritualizzato sotto forma di gioco, svolto attraverso il linguaggio del corpo, con i gesti e con il posizionamento. Si pone la domanda all'altro, "sei ancora in grado di guidare tu"? Lo si fa come servizio socialmente utile per la mandria intera.
Il cavallo è privo di ego inutile. Non sta a pensare, "chi ti credi di essere per mettermi in discussione come capo?", piuttosto che: "chi ti credi di essere per essere tu il capo?". Non c'è alcuna offesa personale nella messa in discussione continua della gerarchia del branco. Il cavallo è un animale sociale, votato al branco, immedesimato in esso, non c'è dileggio nell'essere gregari, e solo chi ha le qualità vere per una leadership socialmente utile al branco intero comanda.
Nella comunità equina, non esistono leader corrotti messi al vertice per via delle mazzette che hanno preso, o perché sono figli di qualcuno e altre aberrazioni tutte umane che portano a leadership non condivise e socialmente inutili, se non proprio dannose al benessere della comunità stessa.
La politica della comunità equina coincide con il servire il miglioramento e la sopravvivenza del gruppo intero. I candidati politici alla leadership, nel branco dei cavalli, lo fanno disinteressatamente, come un evento naturale della loro vita, qualora abbiano quelle caratteristiche fisiche e mentali dignitose per guidare il gruppo.
I cavalli son concentrati sul dare, in modo equanime che sul prendere. Danno e prendono dal branco sociale, alla perenne ricerca dell'equilibrio migliore per tutti.
Ciò significa che i cavalli sanno perdonare in fretta, non serbano rancore, massimizzano l'apprendimento dal passato in modo razionale, produttivo, creativo per il futuro, purché nel presente siano sottoposti a una leadership sana, confortevole, impiegata per il loro benessere e non per la loro sevizia.
Se qualcuno abusa intenzionalmente o meno di un cavallo, e poi comprende di aver avuto torto e comincia a trattare il cavallo con rispetto e gentilezza, il cavallo presto tornerà a fidarsi ancora una volta dell'essere umano. Solo se l'abuso è durato per lungo tempo, sarà forse impossibile recuperare la relazione con il molestatore, ma ciò non significa che un leader umano diverso che dovesse subentrare, più gentile e sapiente su come comportarsi con i cavalli, per ottenere da loro il meglio, con il tempo e la pazienza, non riuscirà a recuperare completamente il cavallo alla fiducia in lui.
Il mondo umano sarabbe sicuramente migliore se si potesse apprendere dai cavalli come formare una leadership socialmente utile e come comportarsi con il prossimo per il bene collettivo.
Intanto, per conquistare totalmente un cavallo, ci si può comportare con lui come ci si comporterebbe in un branco di equini. Ovvero, anziché preoccuparsi su quello che vogliamo ottenere, concentrarsi su quello che possiamo dare alla relazione. Vedere la coppia umano-equino non come due esseri separati che si combattono a vicenda su chi comanda, che devono temere l'uno dall'altro delle vendette, ripercussioni, aggravi... ma piuttosto che si confrontano l'un l'altro sulla capacità di guida per il bene comune attraverso il gioco, in una progressiva conquista del massimo appagamento per entrambi.
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