I cavalli, come gli umani e altri animali, hanno diversi sistemi di memoria che consentono loro di memorizzare le informazioni e le esperienze di vita. Il fatto di utilizzare un tipo o l'altro di memoria dipende però da una varietà di fattori, questi ultimi non sempre controllabili dall'essere umano, essendo collegati all'età, allo stato di salute, all'ambiente, al livello di stress e ad altri parametri soggettivi nella vita del cavallo. 

Tutto questo è emerso anche dallo studio di Ludovic Calandreau, PhD, del Dipartimento dell'Istituto nazionale di ricerca agricola francese di Fisiologia della riproduzione e dei comportamenti, in Nouzilly. Calandreau ha presentato i sistemi di memoria equina alla Conferenza della International Society for Equitation Science del 2016, svoltasi dal 23 al 25 giugno a Saumur, in Francia.

La memoria non è una "funzione unitaria", ha ricordato Calandreau, il che significa che il cavallo non può immagazzinare l'appreso in un comparto singolo del cervello e accedere a tali informazioni in un momento successivo quando è necessario. I ricordi sono immagazzinati in vari modi e attraverso vari canali in diverse parti del cervello. Come e dove si verifica l'archiviazione può cambiare in modo significativo la risposta del cavallo in una situazione o nell'altra.

I cavalli, ad esempio, potrebbero memorizzare informazioni su un nuovo compito da svolgere in un processo mentale di base: in altre parole, una semplice associazione stimolo-risposta automatico. Ma, a seconda delle loro precedenti esperienze, della loro età, del loro stato mentale, del loro livello di stress e di altri fattori ambientali, potrebbero immagazzinare i ricordi di questo compito attraverso un processo mentale di tipo più complesso. Calandreau parla di memoria di base, memoria spaziale e memoria relazionale, quindi di associazioni tra segnali, oggetti ed eventi per formulare la risposta ad uno stimolo. Capire la differenza è importante perché l'uso di alcuni sistemi di memoria consente all'animale di dare risposte flessibili, mentre altri no.

Quindi, quale sistema utilizza il cavallo in uno scenario particolare? È quasi impossibile dirlo o controllarlo, sostiene Calandreau. "Le prestazioni della memoria o il compito ricordato non ci informano automaticamente su quale sistema di memoria è stato impegnato in una specifica mansione", ha affermato. Per determinare queste informazioni, è necessario condurre test comportamentali specifici.

Staccandoci dalla ricerca citata, parlando tra persone di cavalli, la cosa certa è che le esperienze negative generano blocchi di apprendimento, mentre quelle positive predispongono a progressi di apprendimento più rapidi.

Facciamo un esempio pratico. Un cavallo obbligato contro volontà a salire sul mezzo di trasporto, e non senza qualche difficoltà, potrebbe essere terrorizzato da quel momento in poi a salire e potrebbe volerci una rieducazione apposta che non è detto che vinca tutte le contrarietà del cavallo. Un cavallo che la prima volta è educato correttamente, senza forza, senza incidenti di percorso, senza dolore a salire sul mezzo, affronterà il trasporto da quel momento in poi senza particolari problemi. Se anche capita un episodio di trasporto non esemplare, la memoria a lungo periodo - positiva- salverà il soggetto da sviluppare blocchi emotivi al trasporto per un solo episodio negativo. 

Da tutto questo si evince che l'educazione costruttiva, non violenta, intelligente, è lo strumento migliore, nel lungo periodo, per avere a che fare con i cavalli in un ambiente sereno e con rischi di farsi male minimizzati. Apprezzare il tipo di memoria del cavallo, accettare con pazienza di relazionarcisi in modo positivo, dà vita a percorsi di training di maggiore successo rispetto al partire dalla posizione che i cavalli sono esseri testardi e ignoranti da piegare con la forza. 

Va inoltre ricordato che la memoria del cavallo è operativa in tutti gli assetti, che siano quelli sportivi, affettivi, di lavoro o altro. A questo proposito, citiamo qui un'ulteriore ricerca, secondo la quale i cavalli non solo ricordano le persone che li hanno trattati bene, ma capiscono anche le parole meglio del previsto, secondo un nuovo studio condotto dalla ricercatrice etologa Carol Sankey dell'Università di Rennes. 

Secondo la ricerca, possiedono "memorie eccellenti", consentendo ai cavalli non solo di ricordare i loro amici umani dopo periodi di separazione, ma anche di ricordare strategie complesse di risoluzione dei problemi per dieci anni o più. Il legame con l'uomo è probabilmente un'estensione del comportamento del cavallo in natura, dal momento che i cavalli danno valore ai propri parenti e amici e sono anche aperti a nuove conoscenze non minacciose.

"I cavalli mantengono legami a lungo termine con diversi membri del loro gruppo familiare, ma interagiscono anche temporaneamente con membri di altri gruppi quando formano branchi", ha spiegato Carol Sankey, che ha guidato la ricerca e il suo team e il cui lavoro è stato accettato per la pubblicazione sulla rivista Animal Behavior. In particolare, l'etologa e i suoi colleghi hanno studiato 20 anglo-arabi e tre cavalli da sella francesi stabili a Chamberet, in Francia. Gli scienziati hanno testato quanto bene i cavalli ricordassero un allenatore e le sue istruzioni anche dopo una separazione fino a 8 mesi.

Il programma di addestramento per i cavalli consisteva in 41 passaggi associati alla cura e all'assistenza medica di base. Ad esempio, i cavalli dovevano rimanere immobili in risposta al comando verbale "resta!". I cavalli dovevano anche alzare i piedi, tollerare un termometro inserito nel retto e altro ancora. Quando un cavallo reagiva come istruito, l'allenatore lo premiava con del cibo. Con ricompense gustose, i cavalli "hanno mostrato comportamenti più "positivi" verso lo sperimentatore, come l'annusare e il leccare", hanno scritto i ricercatori. I cavalli fanno questo come un segno di affiliazione l'uno con l'altro, quindi non erano necessariamente solo alla ricerca di più cibo. Gli scienziati hanno aggiunto: "I cavalli addestrati senza rinforzo positivo hanno espresso da quattro a sei volte più comportamenti 'negativi', come mordere, calciare, presentare comportamenti minacciosi.  Inoltre, dopo otto mesi di separazione, i cavalli addestrati con i premi del cibo gravitavano verso lo stesso sperimentatore. I cavalli sembravano anche accettare nuove persone più facilmente, a indicare che avevano sviluppato una "memoria positiva per gli umani" in generale.

"Dai nostri risultati, sembra che i cavalli non siano diversi dagli umani (in termini di insegnamenti di rinforzo positivo)" afferma la ricercatrice. "Si comportano, imparano e memorizzano meglio quando l'apprendimento è associato a una situazione positiva". Mentre le persone spesso addestrano i cani in questo modo, usando anche comandi verbali, Sankey e il suo team sottolineano che "la maggior parte del training in equitazione è basato su sensazioni tattili - pressione da imboccatura e briglie, movimenti delle gambe dei cavalieri, variazione di peso in sella." Poiché "i cavalli sono in grado di imparare e memorizzare le parole umane", e possono sentire la voce umana meglio di quanto possano fare i cani, a causa del loro particolare campo uditivo, gli scienziati sostengono che i formatori potrebbero avere più successo incorporando comandi verbali nei programmi di addestramento dei cavalli.

Distaccato dalla ricerca citata, ricordiamoci infine che l'equitazione è uno sport catalogato tra quelli pericolosi e che i cavalli sanno essere molto clementi, ma non dimenticano mai. Un motivo in più per scegliere di educarli correttamente, visto che non si potrà mai controllare l'ambiente al 100% e in qualsiasi momento una distrazione può provocare il risentimento del cavallo e la sua decisione di darsi alla fuga avere conseguenze, anche pesanti, sull'umano con cui sta interagendo.