La cosa più importante, quando si diventa neo proprietari di un cavallo, non è provarlo a sella o lavorarlo alla corda, ma la costruzione di una relazione di cooperazione volontaria, percorso che si costruisce da terra in un assetto non da lavoro.
Occorre ottenere la fiducia del cavallo, rimuovere timori e paure, aspettare che si adatti al nuovo ambiente e appaia sereno e fiducioso, solo allora si può cominciare un percorso di equitazione, e magari in una disciplina ben definita, che abbia senso.
I cavalli hanno insito nella loro forma mentis un sistema di gerarchia sociale con dominanti e subalterni, ma anche con rapporti di affiliazione, consorteria, cooperazione, che non sono mai stabili, ma frutto di dinamiche relazionali.
Se un cavallo pensa che l'umano che si occupa di lui sia in grando di garantirgli sicurezza e benessere psico-fisico, allora tende a essere mansueto e collaborativo. Se pensa invece che l'umano possa essere una minaccia per lui, o semplicemente lo fa sentire insicuro perché gli trasmette le propria di insicurezza e timore, può essere assai meno ben disposto a una cooperazione tranquilla e pacifica.
Le relazioni serie non si costruiscono in 10 minuti. Ci vuole del tempo per prendersi vicendevolmente le misure.
Quando arriva in scuderia un cavallo nuovo, per prima cosa è meglio lasciarlo ambientare per una o due settimane almeno. Nel frattempo si impara a conoscersi reciprocamente, a far conoscere al cavallo l'ambiente nuovo che lo ospita e a lasciargli il tempo di costruire amicizie, alleanze e intese, con gli altri equini residenti sul posto, e gli altri umani che popolano la scuderia.
I cavalli comunicano tra loro e apprendono anche per emulazione. Un cavallo inserito in un ambiente positivo, assimila la positività da quell'ambiente. Impara quali sono le aspettative di vita nel nuovo posto "discorrendone" in modo equino con i suoi consimili e osservando il comportamento della "fauna umana" che frequenta la scuderia.
Quando il periodo di assestamento è passato, si può prendere il cavallo in mano e cominciare il "lavoro".
Se non si è potuto prendere il "cavallo perfetto" perché si è fatta una scelta di convenienza per la tasca, o semplicemente perché il cavallo perfetto non esiste, specialmente al budget medio di chi prende cavalli, si potranno notare delle lacune, che siano di educazione a sella, o di potenzialità sportive per difetti fisici o altro.
E' buona norma farsi un'idea precisa di cosa aspettarsi da un cavallo prima di portarselo a casa. E di non spingere mai un cavallo oltre alle sue possibilità, e le proprie.
Chiamato il maniscalco/pareggiatore per sistemare i piedi, il veterinario per comprendere le potenzialità del cavallo e il range di cure, almeno le essenziali, di cui avrà bisogno durante l'anno, si può optare per un programma di azione "sportivo".
Educazione e fare un tipo di attività equestre come metafora di maggiore socialità
Occorre tenere conto che in natura la vita dei cavalli è tutto fuorché monotona. Non ci sono recinzioni, lo spazio è esplorato costantemente, la minaccia esterna (essendo il cavallo una preda) è fissa, i rapporti interni in continua evoluzione. Ci sono accoppiamenti, nascite, amicizie che si creano e che si rompono, socialità continua e dinamica.
Per un cavallo essere preso e messo in box, e vivere lì a far nulla, in 4 pareti strette, in attesa magari della domenica per l'uscita con il proprietario, è una vita "povera" di contenuti sotto ogni punto di vista. A seconda di quanto tempo si avrà da passare con il cavallo, occorre pensare ad una sistemazione idonea, e anzi occorreva pensarci già prima di portarsi a casa il cavallo.
Meno tempo si ha per il cavallo, più il cavallo ha bisogno di spazi ampi per arrangiarsi da solo con movimento e socialità tra cavalli.
Meno spazi ha il cavallo per arrangiarsi da solo, più dipende per il suo benessere psicofisico dalla movimentazione di umani.
La questione è quindi molto semplice, se si vuole un buon rapporto con il cavallo occorre predisporre, magari con l'aiuto del personale di scuderia, un buon programma di gestione/allenamento, perché non è solo il proprietario del cavallo che si annoia se con il cavallo non ha nulla da fare, ma anche il cavallo che si annoia se la sua vita è qualitativamente povera di emozioni e socialità, con danni collaterali nella relazione con il proprietario se quei bisogni non sono soddisfatti.
Mantenere lo status di "leader" richiede molto tempo qualitativo passato con il cavallo
La gerarchia, e il mantenimento dello "status sociale", è qualcosa che occupa grandemente la vita dei cavalli in branco. Oltre a mangiare, è la principale occupazione. Si tratta di un equilibro dinamico, che si riafferma di ora in ora, di giorno in giorno, attraverso delle messe alla prova. I cavalli si mettono costantemente in discussione l'un l'altro. In natura, serve anche a stabilire i diritti riproduttivi, che non sono scontati, ma vanno guadagnati attraverso lo status sociale. Anche le posizioni migliori di pascolo, stare davanti, in mezzo o dietro, a lato o addirittura a margine, tutte questioni che sono fondamentali per la sicurezza e l'accesso alle risorse, dipendono dal ruolo che si ha nella scala sociale del branco, gerarchia che non è un dato di fatto che si passa da genitore in figlio, bensì qualcosa che va meritato dimostrando nella pratica quotidiana il proprio valore.
Il cavallo tutto questo lo ripropone nel rapporto con l'umano, mettendolo alla prova. Se improvvisamente si comincia a trascurare il cavallo, o si innescano dinamiche di paura, a causa di esperienze negative sul campo, la relazione può cambiare.
Il cavallo non è una bicicletta
Ne discende che o l'impegno verso il cavallo è costante, come la volontà di superare le eventuali difficoltà, magari investendo in maggiori lezioni, in operatori specializzati per colmare il gap in tecnica, in competenze generali, piuttosto che in etologia di comunicazione con il cavallo, o era meglio non prenderselo del tutto il cavallo, perché quell'animale non è in grado di assicurare stabilità d'uso a piacimento o bisogno dell'umano che lo mantiene.
Non è una bicicletta che sta in garage tutta la settimana e alla domenica quando si ha un pò di tempo ci si esce e fila tutto liscio come l'olio.
Quanto più si è principianti, quanto più si hanno paure da rimuovere. Tanto più il cavallo è giovane e inesperto, quante più sono le sue paure e diffidenze da superare con la desensibilizzazione
A cavaliere inesperto si addice esclusivamente un cavallo anziano e maturo emotivamente e dal punto di vista della disciplina che si vuole intraprendere.
A meno che non si disponga di tante risorse economiche da investire, solo allora la persona inesperta si può permettere eventualmente un cavallo giovane, sdomo o poco affinato per quello che ci si intende fare, perché tutte le lacune saranno colmate pagando a iosa personale qualificato per sopperire alla propria inesperienza.
Sarà molto più facile rimuovere la paura di alcune situazioni affrontandole con gradualità, e questo vale sia per il cavallo inesperto sia per il cavaliere inesperto.
Calma, pazienza e infinita dedizione sono le chiavi di accesso per un cavallo "chiavi in mano", sempre tenendo presente che anche il cavallo più buono e mansueto può in qualsiasi momento essere involontariamente causa di un incidente anche grave.
Quale disciplina scegliere da praticare con il proprio cavallo
Dipende dal proprio grado di atleticità, tempo disponibile, risorse economiche in tasca e dal tipo di cavallo che si ha.
Per il cavallo fare qualcosa è sempre meglio di non far niente, specialmente se ha a disposizione poco spazio in cui muoversi liberamente con altri equini. Ne discende che il cavallo potrebbe anche divertirsi ad essere educato per una disciplina che gli permette di arricchire la sua giornata con più dinamiche sociali, l'esplorazione di più ambienti, le sfide rinnovate quotidianamente e una relazione più stretta con il "suo umano". Nel rispetto del cavallo, delle sue potenzialità, del suo stato di salute, età, ogni disciplina può andar bene e, soprattutto, c'è una disciplina per ogni età del cavaliere e del cavallo.
Dalle discipline agonistiche, che richiedono soldi, tanto tempo, atleticità di cavallo e cavaliere, all'horse-yoga per qualsiasi persona e cavallo a qualsiasi età, c'è una vasta gamma di attività in cui dilettarsi, se accudire il cavallo, farlo stare bene, creargli un ambiente ad hoc per massimizzare il suo benessere psico-fisico, ricevendo in cambio il suo affetto, non sono ricompense già di sé sufficienti per mantenere un cavallo per tutta la vita.