C'è chi, quando il cavallo non esegue come desiderato una richiesta, si arrabbia e punisce l'animale, scordandosi che - persino con gli esseri umani, figuriamoci con gli animali, raramente la punizione funziona, specialmente nel lungo periodo.
Ecco a seguire la lista di rinforzi negativi frequentemente utilizzati con i cavalli:
- frustini
- speroni
- picchiare con le mani o altri oggetti contundenti
- uso restrittivo delle redini per provocare dolore in bocca
- finimenti coercitivi
- isolamento
- legare i cavalli stretti alla posta
- calci
- privazione di cibo
Fare del male ad un cavallo, in un modo o nell'altro, per addestrarlo, raramente è un metodo efficace di correzione.
È improbabile che il cavallo capisca che lo si sta punendo per un comportamento indesiderato e può diventare pauroso o ribelle, a seconda della sua natura. Facciamo degli esempi, se il cavallo morde e lo si punisce con uno schiaffo, imparerà solo ad essere più veloce e più furbo, oppure più introverso e diffidente. Se il cavallo si sposta lateralmente mentre lo si pulisce, e riceve una punizione, continuerà a farlo e perseguendo con le punzioni si perderà l'opportunità di fargli perdere il vizio. Si potrebbe andare avanti ore con esempi di punizioni convenzionali che non risolvono affatto i problemi, ma ritardano le soluzioni strutturali.
La testa del cavallo non dovrebbe mai essere colpita. Se lo si fa, potrebbe poi diventare difficile somministrare cure al bisogno, perché il cavallo imparerà a non fidarsi di chi si dovrebbe prendere buona cura di lui ed è invece una minaccia al suo benessere. Bisogna ricordarsi che il cavallo è una preda e non è cretino, capisce perfettamente che l'umano che ha davanti è un predatore, specialmente se quell'umano è manesco, irascibile, violento, incapace di educare un cavallo. Se il cavallo impara ad aver paura di chi si occupa di lui, non si fiderà mai di quella persona. E la fiducia è tutto per l'educazione non violenta dei cavalli.
La paura, all'opposto della fiducia, è una barriera all'apprendimento.
Quindi, occorre essere sempre gentili con i cavalli.
Nella guida di un cavallo, mai strattonarlo in bocca, o esercitare pressioni troppo punitive, il cavallo perderà la fiducia negli aiuti e si instaurerà una spirale peggiorativa per cui i finimenti dovranno essere sempre più coercitivi fino a che l'equitazione sarà, anziché un esercizio di leggerezza e fiducia e collaborazione, una questione di dominio imposto con la forza, che è orrendo da vedere per l'eventuale pubblico contemporaneo e rende ancora più pericolosa l'equitazione, perché il cavallo alla prima occasione tenterà di sicuro di liberarsi del suo predatore, non amato ma subito.
La violenza genera ribellione, è un fatto.
Infine, anche l'isolamento, confinare il cavallo stile prigione, così può "riflettere sui suoi errori", è semplicemente ridicolo. L'unica cosa che penserà è che il proprietario è una persona sgradevole e che lui preferirebbe stare in compagnia dei cavalli al pascolo, piuttosto che con quell'umano che è un predatore malefico che lo tiene prigioniero contro la sua volontà e necessità.
Allo stesso modo, le legature restrittive come esercizi di pazienza, hanno la stessa efficacia dei metodi di un tempo "addestrativi" sui giovani, ovvero servono solo a provocare del male, da cui non si genererà del bene. L'unica cosa che si otterrà sarà creare un cavallo dolorante che, se si sforzerà di sfuggire al disagio, potrebbe auto infliggersi danni fisici duraturi, o potrebbe ledere ad altri problemi di comportamento, poi difficili da sanare.
Qualsiasi pastoia non dovrebbe mai essere un contenimento punitivo, ma solo un mezzo eventualmente usato per impedire la fuga di un cavallo, come misura del tutto temporanea, in assenza di recinti adeguati o di possibilità di legare il cavallo comodo da qualche parte, in attesa di proseguire con l'attività equestre.
Mai inseguire, calciare, picchiare un cavallo. Quello che si ottiene è solo qualificarsi come nemici, ovvero predatori.
Concludendo, la punizione è un metodo di addestramento scarsamente efficace, ancora utilizzato solo da persone che hanno problemi innanzitutto loro: a mala pena hanno una istruzione scolastica, a mala pena hanno ricevuto un'educazione socialmente valida dai genitori, persone disturbate, emotivamente ignoranti, immature, superficiali, poco sapienti sia di cavalli che di relazioni, con problemi psicologici, anafettive, quanto altro.
Portereste il vostro cavallo da persone così? Ebbene, occorre fare attenzione, perché ci sono ancora in circolazione "domatori machisti" di cavalli, vecchio stampo, che approfittano dell'ignoranza in tema di educazione di cavalli, per vendere i loro servizi malefici che potranno solo che rovinare i cavalli alla fiducia nella persona.
Quando usare allora le punizioni con i cavalli? Possibilmente mai. Se proprio va represso un comportamento indesiderato, l'intervento deve essere tempestivo, istantaneo e immediato, tattico ma non brutale, un avvertimento, più che una punizione, come farebbe il cavallo alpha nel branco di cavalli in natura per rimettere "al suo posto" un cavallo gregario che mette in discussione la guida del gruppo. Il cavallo alpha in natura, la guida del branco ovvero, è sempre una matriarca e opta per strumenti gentili di educazione, non per l'addestramento crudele, che è contrario alla stessa natura dei cavalli.
Anziché investire in punizioni, occorre investire allora in una migliora formazione di se stessi alla gestione dei cavalli.
Imparare a conoscere il comportamento dei cavalli in natura, la loro psicologia, è l'unico modo per essere edotti ad interagire con loro in modo consapevole, responsabile, corretto, autorevole ma non autoritario.