Anni di ricerca sulle amazzoni brasiliane in vari contesti sportivi e ricreativi, hanno rivelato all'autrice dello studio pubblicato, Miriam Adelman, che il rapporto tra queste donne e i loro cavalli è vissuto da loro come un percorso unico di esperienza ed espressione. Ad esempio, per esse, che solo due decenni fa sono state accettate come partner e partecipanti ai rodeo di cavalli nel sud del Brasile, sono queste attività che consentono loro di sperimentare l'apprezzamento delle tradizioni equestri rurali la cui storia è stata costruita discorsivamente come emblema della mascolinità.
Le donne che competono in questi rodei, uno sport d'élite in Brasile, a livello amatoriale e professionale, sono state molto esplicite nel respingere i tentativi maschili di differenziare e minimizzare i loro talenti e abilità come donne di cavalli.
Le donne studiate dalla Adelman sottolineano, infatti, sia la sfida sia il piacere di far parte di questo particolare tipo di ensemble persona-animale e quanto questa esperienza sia servita da forza trainante nelle loro vite, permettendo anche di aumentare il loro senso di autostima come "donne dalle qualità straordinarie" che, per l'attitudine al rischio, al coraggio e all'audacia, sarebbero distinte dalle donne più convenzionali della stessa classe sociale.
Le differenze e le ambivalenze abbondano. Le donne possono riprodurre visioni normative sulla loro relazione con i cavalli (come custodi della cura o come belle Godiva, ad esempio), ma possono anche costruire rappresentazioni più trasgressive, identificandosi implicitamente o esplicitamente con "la natura selvaggia" del proprio essere, ovvero donne che fanno sforzi costanti per domare e contenere corpo e mente, e ancora di più con la simbologia di disobbedienza a regole patriarcali, essendo il rodeo tradizionalmente una attività che promuove quella visione del mondo.
Come ha suggerito una volta Teresa de Lauretis, parlando delle difficoltà che le donne incontrano quando vogliono liberarsi dai modi egemonici di "significare le donne", anche nella lotta per espandere possibilità e orizzonti e sovvertire definizioni limitanti, la libertà e l'emancipazione sono sempre sfuggenti: sentendosi queste donne contemporaneamente "dentro" e "fuori" i controlli ideologici del potere patriarcale. I vertici dei rodei, dopotutto, sono ancora improntati da soggetti uomini che definiscono le regole del gioco.
In questo senso, è possibile che il contributo di questo "altro animale" abbia un valore enorme - rivelandosi nei momenti in cui il cavallo e l'equestre si uniscono, diventando uno in simbiosi, in un incrocio che, tuttavia, temporaneamente e parzialmente, offre una via di fuga da ciò che è convenzione puramente umana.
Per leggere l'intero studio, pubblicato per gli Women's Studies: