La fabbricazione di cavalli, l'apoteosi della discriminazione tra cavalle ricche, che contano qualcosa, e cavalle povere, che non contano nulla, è ben visibile con la pratica degli uteri in affitto e la maternità surrogata, fino alla clonazione dei cavalli e alla futura creazione del cavallo perfetto in laboratorio.
Viviamo in un mondo, quello dei cavalli, dove l'eugenetica razziale è molto più avanti rispetto alle applicazioni umane, anche se le distanze si stanno colmando velocemente.
Dove le relazioni sono a tempo, fino a che conviene, poi il cavallo oggetto può finire al macello.
Un mondo dove il concepimento può avvenire per clonazione, e dove i ricchi possono permettersi anche il privilegio di far nascere i loro puledri ricorrendo all'utero in affitto, per il quale vengono impiegate cavalle di scarso valore economico, spesso fuoripista degli ippodromi.
L'importante è saltare da un oggetto di desiderio all'altro, potendo vantare che si hanno i soldi per l'acquisto.
Se per gli umani la maternità surrogata lascia ancora qualcuno perplesso, nel mondo del cavallo è stata da anni ampiamente sdoganata senza oppositori. Se fa vendere, è una pratica che va bene.
Le questioni etiche nel mondo del cavallo sono un baluardo per pochi dissidenti al mainstream, quei romanticoni che pensano ancora che l'essere umano sia nato per essere felice e che possa arrivarci solo attraverso l'amore incondizionato e una spiritualità sopra al comune, che porta ad esimersi dallo sfruttamento gratuito e per motivi futili dei meno fortunati, incluso se sono animali.
No. Ci sono le cavalle ricche che non possono sprecare tempo a fare puledri, devono brillare nel circuito competitivo degli show, quindi grazie all'embrio-transfert si può comperare lo sperma migliore, che unito all'ovulo, può crescere come embrione nell'utero in affitto di una madre surrogata, per puledri definiti prodotti che, fintantoché la madre vince, valgono tanto più sul mercato di chi compera cavalli solo in funzione delle loro prospettive future di vittoria, dove l'affettività è di fatto negata.
Non ti puoi affezionare ai cavalli da show, corsa o concorso. Li tieni finché vincono, poi non servono più a niente, sono solo pesi inutili da mantenere. Se si trova a chi darli bene, se no va altrettanto bene la rottamazione attraverso la macellazione o l'eutanasia.
Certo, questo tipo di "amore per i cavalli", tanto vantato nella maggior parte dei circuiti sportivi del cavallo, che non regge alla delusione della limitazione alla prestazione sportiva, non scalda il cuore, movimenta solo il mercato economico del cavallo oggetto di scambio e compravendita.
Costruire la cattedrale di un amore per sempre è considerato irrazionale nel mondo produttivo del cavallo. Ma come? Un cavallo per sempre? E poi non girano più i soldi. I cavalli d'affetto passano anche il loro tempo a far niente, non sono consumatori permanenti, sottraggono prospettive di mercato al sistema.
I cavalli, come qualsiasi altro prodotto sul mercato, non possono durare per sempre, se no la produzione è assai limitata, due o tre anni di garanzia, e poi occorre comperare il prodotto nuovo per tenere alto il pil dell'industria del cavallo.
Del resto l'amore è solo dipendenza, cosa da femminucce animaliste, così poco da vera persona di cavalli, con vera cultura equestre, che accetta le regole del sistema e cerca la scalata del consumismo in quelle.
Infine, se il cavallo si cambia tanto spesso è perché è colpa sua. Delude le aspettative. Era stato comperato per fare una cosa, se non la fa, è cattivo.
Ma il suo peccato principale è che dura anche 40 anni, ben più della maggior parte dei matrimoni.
L'amore nel mondo produttivo dei cavalli si presta solo a delle relazioni che sono delle sveltine.
In tutto questo, concedere una maternità naturale a una cavalla vip, è ridicolo.
La riproduzione è cosa da poveri. In futuro diventerà compito delle macchine, mentre la clonazione e le cellule staminali permetteranno ai proprietari clienti di coltivare la loro passione sportiva scegliendo l'animale da catalogo, senza il rischio di un puledro indesiderato o i gravami del parto, grazie alle cliniche per la riproduzione che possono consegnare il puledro già bello fatto e rispondente alle aspettative.
Di quale fine facciano le cavalle matrici una volta che non possono più assolvere al compito non frega niente a nessuno. Sono cavalle senza valore economico, che erano destinate al macello, e finito l'impiego per la maternità surrogata, possono essere rottamate perché non hanno legami affettivi con nessuno, e nessuno farà caso alla loro scomparsa o denuncerà la morte prematura per interruzione opportunistica della vita.
Il tutto in attesa dei futuri progressi dell'utero artificiale, per la possibilità di ordinare il cavallo dei sogni direttamente da catalogo online, pronto per far brillare il proprietario nel circuito ambito.
Accettare il cavallo che il fato consegna, come se fosse un dono di madre natura, di cui essere grati a prescindere, perché avere un cavallo è un privilegio anche se quel cavallo non è perfetto, è cosa da sfigati nel mondo del cavallo. Persino chi aspira ad adottare un cavallo meno fortunato, tende sempre più a voler effettuare la visita preliminare accurata per accertarsi l'assenza di difetti, archiviando il vecchio detto "a cavallo donato non si guarda in bocca", così contrario all'ottica di mercato di mantenere un cavallo solo se risponde a un fine produttivo preciso.
Chiamarsi fuori, da questa concezione sui cavalli, è un atteggiamento prudente, se non altro per mettere in sicurezza la propria spiritualità, che una volta perduta non si trova in sostituzione in vendita sugli scaffali del centro commerciale, e neppure su Amazon.