Condanna definitiva per Barbara Cavicchioli, la 66enne diventata tristemente famosa per l’accumulo compulsivo di animali detenuti in condizioni di estremo maltrattamento a Montopoli di Sabina, in provincia di Rieti.

In appello, è stata condannata a 6 mesi di reclusione, (in primo grado era stata condannata a 16 mesi), mentre la Cassazione ha rigettato il suo appello.

Una vicenda di denunce che è partita nel 2014, per una donna che aveva ricevuto parecchie segnalazioni e più di un sequestro; ma che, dal suo punto di vista, continuava a salvare animali, aderendo ad appelli di ogni tipo per senza famiglia a 4 zampe.

La condannata deteneva gli animali (cani, asini, cavalli e gatti) in condizioni non idonee cagionandone sofferenze, lesioni e morte; la prova risulta dagli accertamenti specifici della P.G. che aveva effettuato dei sopralluoghi. I cani erano in assoluto stato di precarietà igienica.
 
In casa sua sono state trovate gabbie e trasportini che la donna usava per rinchiudere i cani, a volte anche in armadi e sgabuzzini, e in cui gli animali venivano legati ai termosifoni, lasciati senza cibo né acqua, privati delle cure veterinarie. E all’esterno dell’abitazione, in un terreno, era stata costruita una struttura trasformata in una sorta di canile lager.

La donna in poche parole era una accumulatrice seriale. La patologia è definita "Sindrome dell'Arca di Noé". Secondo gli studi clinici, circa il 76% dei cosiddetti “animal hoarder” sono donne, e generalmente il disturbo insorge nella tarda età adulta. Gli animali più comunemente accumulati sono i cani, ma spesso si accumulano anche cavalli, uccelli e gatti.

Gli animali accumulati spesso soffrono di malattie e malnutrizione, e possono anche morire per le negligenze, ma difficilmente chi soffre di questo disturbo, senza aiuto professionale, capisce che non sta salvando animali ma li sta maltrattando.

L'unico modo per non cadere nel tranello di queste persone che costantemente si offrono di prendere animali che per altri sono in "esubero", è controllare attentamente chi si propone e le sue referenze.

La sentenza di Cassazione

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