Durante una prova della specialità cross-country una giovane amazzone, classe ’99, aveva riportato una frattura alla vertebra dorsale – 90 giorni di prognosi e due interventi chirurgici – dopo essere stata disarcionata dal cavallo, quest’ultimo andato in confusione dopo che gli si era accodato un pony fuggito dall’area non recintata utilizzata per il riscaldamento pre-gara.
Per quell’incidente sportivo, accaduto il primo aprile 2017 all’interno del Circolo Ippico Ravennate, l’imputato, un 64enne milanese, che nell’occasione ricopriva il ruolo di delegato tecnico della manifestazione per conto della Fise, la Federazione italiana sport equestri, dovrà pagare 5500 euro di spese legali e versare alla giovane una provvisionale esecutiva di 30mila euro.
La stessa, attraverso il proprio legale di parte civile, avvocato Giorgio Bacchelli, ne chiedeva 40mila. Dopo lettura della sentenza l’imputato non ha mancato di esprimere il proprio disappunto ("è una vergogna").
Un’amica della ragazza aveva ripreso col cellulare le fasi dell’incidente e il filmato è confluito nel fascicolo, dando prova di quanto accaduto.
Nel video, che dura 39 secondi, si vede l'amazzone saltare un paio di ostacoli, quando a un certo punto dall’altoparlante viene comunicato un imprevisto, la presenza sul tracciato di un pony scosso che si era immesso in campo gara dopo essere fuggito dal campo prova.
Il pony avrebbe affiancato il cavallo in gara che si è imbizzarrito, disarcionando l'amazzone.
"Ad ogni ostacolo, si vede nel video, è presente un giudice, ma nessuno ha utilizzato gli strumenti in dotazione, bandierine, fischietti, apparecchi radio, per segnalare il pericolo, percepito invece dall’amica che mentre filma dice ’oddio’ e dal pubblico che rumoreggia", ha detto in arringa il legale di parte civile, avvocato Bacchelli, rimarcando come "non si trattasse di una gara amatoriale", e che la sua assistita avesse vinto la prima di tre prove e si stesse distinguendo anche nella seconda. Il delegato tecnico, a suo avviso, è responsabile in quanto addetto alla sicurezza dell’evento in ogni suo aspetto.
Opposta la versione della difesa – avvocati Fabrizio Conti e Ilio Mocchetti – secondo cui il responsabile andava individuato in chi aveva in cusodia in cavallo fuggito, da regolamento nel percorso gara non possono esserci recinti e i tempi di reazione degli arbitri sono stati quelli "umani", dato che il tentativo di fermare l’animale "avrebbe fatto più danni".