Chiuso per mafia.

Le corse erano truccate. L'operazione Corsa Nostra ha portato alla chiusura dell'Ippodromo La Favorita di Palermo nel dicembre 2017. Le mani di cosa nostra sull'ippodromo di Palermo si sono manifestate con estorsioni, pilotaggio delle corse e intimidazioni ai driver che non erano compiacenti.

Il processo

Iniziato in data 20 novembre 2019,  vede alla sbarra 10 imputati: Niosi Giovanni, Napolitano Sergio, Corona Giuseppe, Gabbisi Massimiliano, Greco Giuseppe, La Gala Salvatore, La Rosa Giovanni, Porzio Antonino, Profeta Rosario, Zanca Domenico.

Si è presentata una unica parte civile lesa, riconosciuta tale dal GIP, Horse Angels, non ammessa la costituzione di parte civile (sigh). La difesa era stata affidata all'Avv. Silvia Barbaro, del Foro di Palermo, che Horse Angels qui ringrazia per l'impegno.

Gli indagati sono stati accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso e frode in competizioni sportive.

In particolare, attraverso gli addetti del settore, i malavitosi avrebbero manipolato le corse ippiche utilizzando come operatori propri del business occulto alcuni storici fantini, vicini agli affiliati mafiosi, che avrebbero minacciato i colleghi in modo da alterare il risultato. I responsabili di tutte le attività relative all’ippodromo avrebbero anche lucrato sulle scommesse relative alle corse ippiche, effettuate sia presso gli sportelli presenti all’interno dell’ippodromo sia presso la rete delle agenzie esterne dislocate sul territorio, facendo confluire le relative vincite nelle casse dell’organizzazione mafiosa.

La condanna in primo grado

Arrivata in data 14 maggio 2020 la condanna da parte del gup di Palermo, Walter Turturici, di 4 degli imputati che avevano scelto la formula del rito abbreviato per il processo "Corsa nostra", sulle corse dei cavalli truccate dalla mafia. Assolto invece Rosario Profeta. Per sapere la sorte degli altri imputati occorre attendere l'esito del loro processo.

Il giudice, che è andato oltre le richieste dei pm Amelia Luise e Felice De Benedittis, ha inflitto 9 anni e 4 mesi a Massimiliano Gibbisi e una pena leggermente superiore (9 anni, 4 mesi e 10 giorni) a Domenico Zanca. Otto anni e 8 mesi a Salvatore La Gala, mentre Sergio Napolitano ha avuto 4 anni. Zanca e Napolitano sono stati riarrestati nel blitz Mani in pasta del 2020, per corse truccate in altri ippodromi italiani. Gibbisi, secondo l’accusa, pur essendo di Pagliarelli, avrebbe gestito l’ippodromo della Favorita (chiuso proprio per le infiltrazioni di Cosa nostra) per conto del clan di San Lorenzo del boss Giovanni Niosi.

Per i tre imputati che hanno avuto le pene più alte l’accusa di associazione mafiosa è stata derubricata in concorso esterno.

Il ricorso al TAR della IRES

Nonostante il ricorso al TAR della società gestionale IRES, l'ippodromo non le poteva essere riassegnato. “Il quadro istruttorio presentava molteplici elementi comprovanti non soltanto la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa nella gestione dell’ippodromo, ma anche la presenza di Cosa nostra nella gestione dell’attività”. Il tribunale amministrativo regionale di Palermo ha quindi confermato l’interdittiva antimafia emessa dal prefetto Antonella De Miro nei confronti della Ires, la società di gestione de La Favorita "espulsa per mafia".
 
I giudici amministrativi che hanno rigettato il ricorso della Ires, hanno ricordato che nel  blitz dei carabinieri del nucleo investigativo sulla mafia di San Lorenzo-Tommaso Natale, il gip ha rilevato come una parte significativa all’ippodromo è controllata da Cosa nostra, la cui gestione è indicata come mafiosa; "dalla indagine – proseguono i giudici – emerge che le scuderie erano sottoposte al giogo estorsivo, le corse erano sistematicamente truccate e le relative scommesse consentivano all’organizzazione mafiosa di reperire ingente liquidità economica”.

Il bando per la riapertura dell'Ippodromo alla SIPET

La prima gara di un nuovo bando di gestione per il medesimo ippodromo andò vuota nell'agosto 2019. Mentre alla seconda asta si è presentata solo una società toscana a nome SIPET che si è aggiudicata il bando. Per la riapertura occorreva fare tutta una serie di lavori. Di fatto, l'ippodromo di Palermo ancora non ha riaperto.

Da Corsa Nostra a Mani in Pasta

Gli ippici che stavano alla Favorita nel frattempo hanno traslocato in altri ippodromi, ma le corse truccate purtroppo non sono finite. Si è solo passati da Corsa Nostra a Mani in Pasta, che vede due dei condannati per il primo processo di nuovo imputati per lo stesso reato. Questa volta le corse truccate, con financo doping ai cavalli, si sarebbero corse negli ippodromi di Milano, Torino, Villanova di Albenga (Genova), Modena, Siracusa.

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